Chianti Rufina: quando nel rapporto qualità-prezzo c’è tanta qualità3 min read

Iniziamo con questa degustazione una “nuova era” per la Guida Vini di Winesurf. Per la prima volta infatti troverete i punteggi espressi ANCHE in centesimi. Ma non è finita qui: gli utenti esteri potranno consultare la guida leggendo le nostre annotazioni direttamente in inglese.

Quindi punteggi in centesimi e possibilità di consultare la guida in inglese: non sappiamo se siamo la prima guida online italiana ad avere sia la versione italiana che quella inglese, ma sicuramente è un grande cambiamento e speriamo che i lettori lo apprezzino. Comunque troverete maggiori informazioni leggendo qui, perché adesso dobbiamo dare spazio alla nostra prima degustazione dell’anno.

Ma voi non siete quelli che assaggiano i rossi dopo l’estate?” Qualcuno potrebbe tranquillamente domandarcelo ed in effetti tra le nostre regole c’è anche questa e viene rispettata. Infatti più che la prima degustazione dell’anno è l’ultima dell’anno scorso che prende in considerazione anche i vini entrati da poco in commercio.

L’abbiamo pensata così per capire se realmente le cose in questa terra bellissima, contesa tra l’Appennino e le colline dietro Firenze, qualcosa stia realmente cambiando. Lo avevamo percepito oltre un anno fa, durante una degustazione che ci aveva mostrato un certo “movimento” positivo, e questa volta ne abbiamo avuto la certezza; ma procediamo con calma.

La Rufina era  (è)  famosa per vini austeri, spesso abbastanza ruvidi, dotati di un bello scheletro di sangiovese a cui di solito si accoppiano vitigni autoctoni come colorino e canaiolo, a volte uve di matrice internazionale.

I produttori non sono moltissimi e, per fortuna, molti sono giovani e hanno voglia di fare. Fino a pochi anni fa quelli di livello si potevano contare sulle dita di una mano (a cui manca qualche dito…) e anche noi, pur amando questo territorio, non potevamo che prendere atto. Inoltre le interpretazioni erano molto diverse tra loro e questo non portava certo chiarezza alla denominazione.

La nostra degustazione, che ha spaziato dalla vendemmia 2016 sino a delle riserve 2011 ci ha mostrato un reale e positivo cambiamento. Saranno le vendemmie più calde dell’ultimo decennio, sarà la mano agronomica ed enologica che si è sempre più affinata, ma la bella sorpresa è stata trovare una serie di vini, soprattutto d’annata, di un livello medio che qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Anche se i punteggi più alti li hanno ottenuti alcune riserve il grande passo avanti è stato fatto con i vini base, dove la tannicità è sempre ben presente e la freschezza è adesso meno altera, più aperta, mentre quelli che puntavano sulla “piacevolezza internazionale” adesso non  vanno oltre una buona rotondità condita da note aromatiche dove il sangiovese comunque comanda.

Sulle  riserve il discorso è leggermente diverso (qualcuna ancora gioca troppo sull’estrazione o sulla voglia di sembrare internazionale)  ma anche qui troviamo connotazioni positive ,che speriamo possano svilupparsi ulteriormente quando entreranno in commercio quelle del 2015-2016 e, perché no, 2017.

Un discorso a parte meritano i prezzi di questi vini: Un Chianti Rufina d’annata in enoteca costa mediamente meno di 15 euro (qualcuno anche meno di 10) e le riserve superano raramente i 25. Visto il miglioramento degli ultimi anni siamo di fronte ad una denominazione toscana dal notevole rapporto qualità-prezzo, oggi se dio vuole non più sbilanciato verso il prezzo (in passato  tenuto obbligatoriamente basso per poter vendere) ma con una netta prevalenza del fattore qualità.

Insomma, in attesa di capire se e come nascerà questo super Chianti Rufina, forse  da “Single Wineyard”, di cui i produttori locali stanno parlando da tempo, chi vuole gustarsi un sangiovese di alto profilo e spendere veramente poco deve solo fare un giro nella Rufina, naturalmente seguendo le indicazioni dei nostri assaggi,  e  troverà “vino” per i propri denti.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE