C’è del sangiovese sull’Etna?1 min read

Durante una degustazione particolare, che metteva a confronto sangiovese e agiorgitko e di cui parlerò tra qualche giorno, ci è capitato in degustazione un sangiovese fatto sull’Etna che però ricordava le caratteristiche del vitigno rosso etneo per eccellenza, il nerello mascalese.  Ci siamo messi così  a parlare delle somiglianze/differenze tra queste due uve/vini e uno dei partecipanti  alla degustazione, quasi per scherzo, ha scritto ad un suo contatto etneo, personaggio che conosce benissimo l’areale, chiedendo un parere in merito e, quasi di sfuggita, se è possibile che sull’Etna sia stato piantato del sangiovese, magari scambiandolo per nerello mascalese.

Ci saremmo aspettati una risposta con una negazione secca e invece, dopo una serie di motivazioni agronomiche e enologiche, la risposta finale ha lasciato spazio alla reale possibilità che addirittura una discreta fetta di nerello mascalese etneo possa in realtà essere sangiovese.

A questo punto chiedo a voi e tra voi a chi conosce bene il mondo del vino etneo se, a parte chi lo dichiara in etichetta come il produttore di Tenuta Benedetta, sia possibile che ci sia del sangiovese sull’Etna e eventualmente se in maniera minimale o più sostanziosa. Del resto se il sangiovese è il vitigno rosso più piantato in Italia con circa 68.000 ettari ed è presente in moltissime regioni, niente vieta che si possa trovare anche in Sicilia e sarebbe interessante capire dove, in che quantità e in particolare quanto ne sia stato piantato sull’Etna.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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