Campania Stories: inaspettate soddisfazioni4 min read

Di solito scrivo alla fine delle manifestazioni ma questa Campania Stories, che si sta svolgendo a Telese Terme (6-8 marzo), è riuscita in nemmeno 24 ore a darmi sensazioni così diametralmente opposte e per certi versi inaspettate che ho deciso di non tenermele dentro.

Intanto di cosa stiamo parlando: Campania Stories è una manifestazione alla prima edizione che ha il pregio di mettere assieme tutte le province della regione -escludendo Avellino che però da domani avrà Anteprima Taurasi tutta per sé- e tutte le Dop e IGP in rosso di questa meravigliosa terra (anche se in questi giorni molto umida e piovosa) vocata per la viticoltura ma spesso ancor più vocata per l’impossibilità di mettere d’accordo i produttori di vino sui modi più adatti per promuoversi assieme.

Quindi va dato atto a Miriade & Partners di essere riuscita in un’impresa non da poco: quella di mettere assieme ben 27 aziende di quattro province. Purtroppo il convegno iniziale di ieri ha dovuto pagare un dazio non da poco a questa “unione” e così ci siamo sciroppati quasi quattro ore di dati (ampelografia, storia, legislazione, DOC, sottozone, impressioni generali etc) che oltre a crearci una confusione bestiale in testa (a noi italiani, figuriamoci agli stranieri…) mi ha “personalmente di pirsona” messo  in una condizione d’animo non certo molto favorevole (eufemismo) per l’assaggio fatto questa mattina.

Stamani Inoltre la lista dei vini composta da 51 etichette suddivise in quattro province e numerose DOP e IGP non mi ha certo migliorato l’umore e quindi al momento di mettere in bocca il primo vino ero pronto a massacrare tutto e tutti.

Il primo vino  era Gragnano del 2012, mosso  e “lambruscato” come si conviene, a cui sono seguiti una piccola serie di Piedirosso dei Campi Flegrei 2011 che mi hanno rivoltato come un calzino il pessimo umore. Ho cominciato a sorridere dentro di me ed a sorprendermi (dentro e fuori) per la bontà di alcuni di questi vini. Per esempio i due campi Flegrei Piedirosso di Astroni erano non solo profumati, non solo piacevoli, ma dotati di una freschezza invitante che rimaneva impressa. In particolare il Colle Rotondella 2011 aveva anche buon corpo e profondità e sarei curioso di sentirlo tra due tre anni.

Ma l’azienda che mi ha veramente sorpreso in positivo è stata La Sibilla (segnatevi questo nome!!!) che ha un Campi Flegrei molto buono e particolare ma con il Marsiliano 2008 rischia di farti cappottare: frutta matura accanto a note giustamente fumè, che da una parte ricordano il grenache, dall’altra il Fumin valdostano e, last but not least, alcuni notevoli pinot nero borgognoni. Bocca fresca, equilibrata con tannino poco marcato ma dolce: un vino da finirne una bottiglia in pochi minuti!

Ma andiamo avanti, perché devo parlare dei Lacryma Cristi di Sorrentino, anch’essi declinazione di piacevolezza e bevibilità, e del Furore Rosso Riserva 2008 di Marisa Cuomo, sempre una certezza.

Oramai ero al settimo cielo degustativo ma passando ai vini della provincia di Caserta ho “disceso” alcuni cieli, anche se nella DOP Falerno del Massico si trovano sempre buoni prodotti. La risalita è iniziata (con lentezza..) con la provincia di Benevento dove all’inizio solo il Solopaca (sic)  Bosco Caldaia 2007 di Venditti mi ha scaldato il cuore, che però a preso fuoco con l’Aglianico del Taburno 2009 di Nifo Sarrapochiello. Vino forse ritroso inizialmente al naso ma che in bocca dispiega un esercito di tannini rotondi e dolci, assolutamente fusi con la nota acida e il legno. Un vino da grandi piatti e da grandi soddisfazioni nel farlo assaggiare agli amici. Soddiafazione ancora maggiore perché, oramai 10 anni fa, da curatore di una guida italiana dei vini, fui il primo a premiare questa cantina e a metterla sotto i riflettori nazionali.

Ma aldilà di queste  vette (ma veramente vette!) di cui ho parlato, l’impressione generale è che la Campania in rosso “extra-Taurasi” non abbia niente da invidiare all’universo mondo rossista, specie se molte aziende puntano decisamente su vini profumati, pronti e di forte carattere territoriale. Anche le strutture sono importanti ma guai a privilegiare la potenza rispetto alla piacevolezza! Così si rischia di cadere in un mondo costellato di rossi importanti e molto più conosciuti, dove fare la figura dei vasi di coccio tra vasi di ferro.

Concludo (anche perche devo andare a visitare alcune cantine…) sperando che Taurasi Anteprima mi metta di fronte tante piacevoli novità come questa Campania Stories.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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