Campania Stories 2021: quasi tutto perfetto!5 min read

Scrivo questo articolo con sotto gli occhi il libro di Campania Stories, quello dove si trovano descritti i territori e le denominazioni , la produzione regionale, l’andamento delle ultime dieci annate e naturalmente le aziende partecipanti con i relativi vini.

Questo impagabile testo di quasi 300 pagine spiega da solo l’impegno e l’attenzione che Miriade&Partners mette in campo per organizzare l’unica manifestazione che permette alla stampa nazionale e internazionale di conoscere il vino campano e chi lo produce.

Una manifestazione così sfaccettata e complessa che dura quasi una settimana, con anche manifestazioni collaterali dedicate agli appassionati, deve essere presentata e discussa punto per punto, sia per evitare di scordarsi qualcosa sia per far capire l’enorme mole di lavoro organizzativo (e pure politico, nel senso più laico del termine) che richiede.

Location: 9.5

Una colonia montana a 750 metri di altezza che domina la costiera amalfitana e  ti permette di spingerti con lo sguardo fino quasi alle Colonne d’Ercole può solo lasciare a bocca aperta. Se poi l’albergo è in realtà (anche) una scuola di alta cucina diretta da Heinz Beck e la camera dove dormi ha una finestra che ti obbliga a passare almeno un quarto d’ora del tuo tempo ad ammirare un mare meraviglioso, che voto vuoi dare ad un posto del genere se non 10 e lode? Il 9.5 si deve solo alla difficoltà stradale per raggiungerla e per lasciarla quando siamo stati impegnati nelle visite sul territorio.

Sala di degustazione: 10

Anche qui c’è poco da dire: sala perfetta, sommelier AIS perfetti nel servizio e quando, per puro caso, si distraevano un attimo c’erano i sempre presenti e appassionati addetti di Miriade&Partners che risolvevano ogni cosa e rispondevano ad ogni richiesta. Un paradiso!

Vini in degustazione: quantità 8

Oltre 300 vini campani tra bianchi, rosati, spumanti e rossi sono una vera e propria manna dal cielo, che ogni giornalista del vino si sogna di notte. Però se per tutto questo bendiddio hai a disposizione solo due “quasi giornate” (dalle 9.30 alle 15.30)  e in una sei bloccato da un pranzo di quasi 2 ore, la situazione cambia e umanamente non riesci non solo a degustare tutti i vini (i miei complimenti a chi c’è riuscito) ma a capirli, comprendere le differenze d’annata, insomma fare un lavoro non quantitativo ma qualitativo. Il rischio è poi quello di previlegiare le denominazioni più importanti mettendo da parte proprio quelle piccole ma importantissime zone che hanno solo questa manifestazione per proporsi alla stampa. Forse lasciare un giorno in più per gli assaggi sarebbe una scelta da considerare con attenzione.

 

Una piccola annotazione che va a svantaggio solo dei pochi produttori “che si sentono arrivati”. Per alcune importanti aziende campane non partecipare a questo evento è solo un modo per dimostrare la propria provincialità e una nemmeno tanto nascosta paura del confronto.

Vini in degustazione: qualità (voto  in altro articolo)

Dato che Winesurf ha una guida vini online e tutte le nostre degustazioni verranno pubblicate lì, permetteci di lasciare per adesso in bianco la parte relativa al voto. In generale possiamo dire che sul fronte della vendemmia 2020 i vini a base greco ci sono sembrati pronti, croccanti, piacevoli e anche dotati di una certa complessità, mentre i fiano 2020 hanno mostrato quella che orami è una classica ritrosia giovanile, che potrebbe essere scambiata per una semplicità strutturale ma è semplicemente il modo lento ma sicuro di proporsi del vitigno, sia in Irpinia che da altre parti in regione. Con la 2019 le cose cambiano in meglio (e non poco) per le denominazioni a base fiano e greco, a dimostrazione che vini del genere vanno attesi, come minimo e ribadiamo come minimo, per due anni prima di essere gustati, pena perdersi una notevole fetta delle loro caratteristiche. Ci fa piacere notare una crescita qualitativa diffusa della Falanghina, sia nel Sannio che nei Campi Flegrei da noi degustati a luglio.

 

Una crescita che per fortuna cozza contro l’idea di un vino/vitigno fresco e piacevole da bersi giovane ma dimostra che la Falanghina è un vino da ottimo invecchiamento e dotato di una gamma di possibilità aromatiche e strutturali fino ad oggi impensabili. Sul fronte dei rossi ribadiamo che l’aglianico è una grande uva che dovrà giocoforza avere uno sviluppo diverso rispetto al passato: infatti da una parte sono rimasto sorpresi dalla bontà e dalla semplicità di approccio di diversi Aglianico che hanno visto solo acciaio e dall’altra mi sono  nuovamente incagliato in Aglianico dove la voglia di fare porta a strafare, dove il legno è coprente, la tannicità belluina, l’equilibrio un sogno. Su questa strada i grossi aglianico campani (grossi, non grandi) saranno irrimediabilmente sempre meno compresi dal mercato. Il mercato invece capirà sempre di più il Piedirosso, un vino di amorevole profondità, che può giocare sia sul fronte della piacevolezza e freschezza  giovanile che nell’ammirevole complessità dopo diversi anni di maturazione: un vino/vitigno che ha di fronte un grande futuro. Per quanto riguarda altre uve e/o altri vini non posso dire niente perchè non ho avuto tempo per degustarli attentamente.

Tour nelle denominazioni: 6

Partendo dal presupposto che eravamo in una location eccezionale ma da cui era problematico muoversi, forse si sarebbe dovuto agire diversamente. Fermo restando che solo grazie alla grande organizzazione è stato possibile sopperire alle difficoltà logistiche e chilometriche, non posso non far notare che in qualche caso i giornalisti hanno passato più tempo in bus o in auto che per cantine, stancandosi non poco e quindi apprezzando molto meno quello che veniva proposto. Se poi ci mettiamo alcune scelte “particolari” (come cene/lezione modello primo corso AIS e degustazioni in vigna sotto il sole di mezzogiorno) volute e organizzate da consorzi e non da Miriade, il quadro generale potrebbe avere bisogno, in futuro, di qualche adeguamento, magari organizzando focus dedicati (come fatto in passato, se non sbaglio) nella stessa sede degli assaggi.

Organizzazione generale: 10 e lode

Lasciando un attimo da parte il discorso dei tour questo è un voto dovuto perché solo grazie all’intelligente testardaggine di Diana, Massimo e di tutta Miriade&Partners da anni giornalisti, blogger, influencer, appassionati del vino possono avere un quadro chiaro dei vini di questa stupenda regione. La manifestazione cresce di anno in anno e va adeguata di conseguenza: questo è il compito che riescono ogni anno a svolgere in maniera impeccabile e di questo sarò loro sempre grato.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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