Lo scorso anno al termine di Campania Stories feci un breve ma significativo incontro con un gruppo di vignaioli vulcanici di nome e di fatto, i Vulcanici Vignaioli Flegrei. Passai due ora in vigna con Raffaele Moccia (esperienza che consiglio a tutti) e durante il pranzo mi feci un’idea dei loro vini.
Ma non puoi basarti su assaggi del genere per farti un quadro abbastanza preciso e così a giugno ho chiesto alla vulcanicissima Gilda Guida, anima e motore del gruppo, di raccogliermi non solo i loro bianchi e rossi ma anche i vini che qualche “Vulcanico Flegreo” produce da altre parti e anche quelli di chi non fa parte del gruppo ma è sinonimo di qualità nei Campi Flegrei.
Gilda è stata un razzo e così dopo venti giorni avevamo i vini e li abbiamo degustati, proponendovi adesso i bianchi e più avanti i rossi. Come vedrete non sono molti vini ma rappresentano l’essenza di un territorio che dovrebbe avere maggiore visibilità perché rappresenta un unicum nel mondo del vino. Infatti pur essendo in pochi, pur avendo stili diversi presentano una qualità indiscutibilmente altissima.
Lo potete vedere cliccando sulla degustazione qui accanto che riguarda per la stragrande maggioranza dei casi Falanghina dei Campi Flegrei, mentre a settembre uscirà quella sui loro Piedirosso e anche lì ci sarà da divertirsi.
Senza volerla sminuire potrei definire la falanghina come la damigella delle due più importanti uve bianche campane, fiano e greco. Non so se per trovarsi un mercato o perché le sue caratteristiche di qualche anno fa non la rendevano adatta ad invecchiare ma è sempre stata presentata come un’uva per un vino da bersi giovane o giovanissimo. Questo sia che venisse prodotta nel Sannio, nei Campi Flegrei o in altre parti della Campania. Col tempo la cosa sta un po’ cambiando ma siamo lontani dal momento in cui questo vino sarà visto anche come un prodotto da invecchiamento.
I vini del Sannio li degustiamo praticamente ogni anno, mentre nei Campi Flegrei purtroppo non ho ancora visitato tutte le aziende del gruppo “Vulcanico” ma mi riprometto di farlo a breve, anche perché i profumi di queste Falanghina, che si sprigionano con intensità da vitigni aromatici e con la compostezza del grande vino, hanno bisogno di attenti approfondimenti.
Campi Flegrei vuol dire Napoli ma declinato verso la campagna, verso terre che si buttano praticamente in mare ma rivendicano una “profonda matrice agricola” che difende i vini dall’essere dei semplici vini giovani da pesce. Per ottenere questo però occorre tanto di quel lavoro, specie nei loro terreni vulcanici e sabbiosi molto sciolti.
Come potrete vedere, considerando la nostra storica tirchieria nei punteggi, la degustazione è andata benissimo, anche perché la giovinezza è la prima cosa che spicca al naso e in bocca pur avendo in assaggio anche vini di tre anni. Quindi questi bianchi non sono a maggior ragione “vini da pesce” ma bianchi da conservare e da bere negli anni, sicuri il tempo non potrà che fargli bene.
Quanto potranno invecchiare è una curiosità che ci porteremo dietro, magari mettendo in cantina le seconde bottiglie che ci hanno inviato e assaggiandole tra 5-6 anni, oppure trovando un modo per incontrare i Vulcanici Vignaioli Flegrei di fronte alle loro vecchie annate.
Però per adesso bastano e avanzano questi vini a far capire il potenziale che cova nei Campi Flegrei.