Brunello di Montalcino 2013: annata dal “ritmo sincopato” ma che ha prodotto buona musica3 min read

Ed eccoci al Brunello 2013: per valutarlo a dovere abbiamo messo assieme gli assaggi fatti a febbraio a Benvenuto Brunello con quelli settembrini al Consorzio di Tutela (che ringraziamo). Se ci mettiamo anche i Brunello degustati “non ufficialmente”  tra le due date, le visite, gli incontri e i confronti con colleghi o semplici appassionati, sicuramente il quadro che ci siamo fatti è abbastanza chiaro.

Se le annate si misurano col “tanninometro”, cioè la valutazione è solo sulla potenza, allora la 2013 non è certo una buona annata. Se invece nel vino si ricerca anche la qualità delle  componenti aromatiche, l’eleganza, la complessità e soprattutto  la bevibilità, allora la 2013 guadagna molti punti.

L’abbiamo definita “dal ritmo sincopato” ed in effetti tanti Brunello 2013 hanno gamme aromatiche che si fanno attendere, che ancora mostrano la  timidezza della fanciulla carina ed elegante che teme il confronto con coetanee più disinibite e procaci.

Ma i profumi ci sono e ci saranno ancora di più quando la terziarizzazione inizierà a marcare maggiormente i vini, per accompagnarli non certo “verso l’infinito e oltre” ma mediamente  ad un traguardo di 10-15 anni da adesso.

In bocca la tannicità è ben definita e non certo rustica, con note in vari casi addirittura vellutate. Questo porta i vini ad essere già abbastanza pronti ma soprattutto porta a quella che potremmo definire la “parziale debrunellizzazione del Brunello”.

CI spieghiamo: Il Brunello è sempre stato visto (e lo è) come un vino potente, ma in un mondo di vini Potenti con la P maiuscola, dove il confronto, per rimanere in Italia,  è con Barolo, Barbaresco, Amarone, Sagrantino, Aglianico e via cantando,  piano piano il Brunello sta giustamente smettendo di puntare ad emulare la potenza dei suoi “competitor” e sempre più veleggia verso una coinvolgente eleganza che nelle annate calde ha bisogno di più tempo per dipanarsi, mentre in quelle fresche si percepisce  quasi da subito.

Comunque, pur con un giusto uso del legno, la vendemmia 2013 deve ancora in parte distendersi, arrendersi ad un futuro non infinito ma di grande piacevolezza. Ecco, i Brunello 2013 sono vini da bere, con piacere, sin da adesso.

Ma c’è dell’altro che sarà bene tenere in considerazione  per capire la 2013 e le prossime annate : la vendemmia 2013 ci mostra che la vera zonazione  di Montalcino alla fine è in senso verticale.

Chi oggi ha le vigne in alto, a prescindere dal tipo di terreno, ha molte più carte da giocare in annate fresche come la 2013. Venti anni fa chi a Montalcino possedeva  vigne oltre i 400 metri aveva grosse difficoltà a far maturare tutti gli anni  le uve, ma il cambio climatico che stiamo vivendo ha portato non dico “gli ultimi ad essere i primi” ma sicuramente  ad avere evidenti vantaggi (uno per tutti,  le escursioni termiche  giorno-notte ) rispetto ai molti svantaggi degli anni passati.

Siamo convinti che anche in annate calde, pur passando attraverso precise azioni agronomiche, chi adesso ha vigne in zone alte, può avvalersi del “fresco” che l’altitudine porta con sé e di una conseguente maturazione più lenta e omogenea.

Ma torniamo ai nostri “sincopati” 2013 che hanno nelle selezioni vini molto più concentrati e aperti, sicuramente più delineati e concreti, ma in questo momento non certo due spanne sopra ai “base”. Ci vorrà qualche anno per vedere bene lo scalino e quindi vi consigliamo di tenere le selezioni  in cantina e godervi un buon 2013.

Intanto, visto il numero consistente, abbiamo deciso di presentarvele in una degustazione separata, in modo che potrete confrontarle con vini della stessa tipologie in maniera più facile e immediata.

In ogni caso vi auguriamo una piacevole e proficua consultazione dei risultati.

 

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE