Bolgheri Superiore 2020 e Bolgheri Rosso 2021: non certo annate facili4 min read

Per parlare dei Bolgheri Superiore 2020 e Rosso 2021 partiamo da un presupposto: se a Bordeaux, la “Bolgheri del nord” (e scusate se parto basso…) stanno inserendo uve diverse e molti vini, anche famosi, a causa del cambiamento climatico stanno mutando il loro profilo, non si può ragionevolmente pensare che a Bolgheri la situazione sia molto diversa.

Annate calde come la 2020 e la 2021, anche se con andamenti diversi, creano comunque stress nei vigneti, anche perché il fresco o il freddo, con piogge relative, stenta ad arrivare e le temperature rimangono alte per molti mesi dopo la vendemmia. In una situazione del genere la pianta non ha il classico lungo riposo invernale e non essendo in buona parte il parco vitato bolgherese superiore ai 10-12 anni è logico per le piante e (di conseguenza) i viticoltori trovarsi in situazioni abbastanza complesse.

Bisogna dire che, nonostante la complessità del momento, i produttori  sono sempre più bravi nel reagire e proporre vini di livello, però quando assaggi assieme un buon numero di Bolgheri Superiore ti accorgi che hanno potenza da vendere, tannicità importanti ma abbastanza domate da legni ancora presenti (in qualche caso molto presenti) ma la freschezza non è certo uno dei cavalli di battaglia.

Lo sapevamo anche prima ma credo che oramai questa caratteristica si percepisca più di prima.

La si nota di più dove il merlot è più presente ed è ormai chiaro che questo vitigno è l’anello debole del sistema Bolgheri e se potessero (anche se non l’ammetteranno mai) tutti lo sostituirebbero immediatamente con il cabernet franc. A proposito, due parole sul Syrah che per noi in zona ha sempre portato a vini con alcolicità molto, troppo spinte e a nasi molto maturi, senza dare un po’ di nerbo al vino.

Dopo tutte queste premesse veniamo a parlare dei Superiore 2020: indubbiamente vini ben fatti, con dosi importanti ma sopportabili di legno, di grande concentrazione ma che in molti casi mancano e mancheranno di finezza. Hanno indubbia opulenza ma una domanda che ci veniva in mente durante l’assaggio era con quali piatti poterli abbinare. Non parlo di poterli bere, ma di trovargli un abbinamento preciso, definito. Inoltre tra quanti anni saranno veramente godibili e nel caso di andare in là col tempo  le acidità non certo alte garantiranno un invecchiamento per un numero di anni adeguato al blasone del territorio? Certo  i top non avranno problemi ma oramai le aziende sono molte e non tutte con una storicità acclarata.

Se ci possiamo spingere nel campo minato dei consigli forse avere rese un po’ superiori, lasciare coperte le uve, non ricercare sempre e comunque, specie per il merlot, una perfetta maturazione fenolica, possono essere punti su cui lavorare. E lasciamo da parte, almeno per adesso, la voglia di molti di piantare sulla zona collinare, dove comunque in passato (diciamo almeno negli anni ’50 del secolo scorso) i vigneti esistevano. Si parla di spazi non certo importanti e di tempi estremamente lunghi.

Per quanto riguarda i Rosso 2021 quando non provano a proporsi come dei “piccoli superiori” sono molto piacevoli, perché hanno belle e nette aromaticità e snellezze (scusate il gioco di parole) superiori. In molti casi però puntano a stupire e perdono di vista che dovrebbero essere vini da bersi giovani, il reale biglietto da visita del territorio, la fresca piacevolezza elevata a sistema  e non un “vorrei ma non posso”.

In definitiva tra i Superiore 2020 e i Rosso 2021 Bolgheri ha prodotto buoni vini, nello “stile Bolgheri”, ma forse sarebbe il caso di cominciare a pensare ad una proposta più rilassata che concentrata.

Chiudiamo con i Vini Top che sono  4 per i Superiore e 3 per i Rosso con nomi che stupiranno un po’, ma oramai siamo abituati ad essere quelli  fuori dal coro.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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