Prima di parlare dei risultati dei nostri assaggi di Barolo che hanno spaziato tra quasi 200 etichette, ci sembra giusto fare un piccolo sunto sull’andamento dell’annata 2020 e per farlo, come sempre, abbiamo attinto, oltre che alla nostra esperienza diretta, sia al puntuale report annuale dei Vignaioli Piemontesi che all’insostituibile lavoro di Alessandro Masnaghetti con Barolo MGA 360.
Siamo di fronte a un annata, dalla ripresa vegetativa alla vendemmia, molto lunga. Con il caldo dei primi mesi dell’anno (febbraio più caldo dell’ultimo ventennio, gennaio e marzo poco distanti) il germogliamento del nebbiolo è stata quasi ad inizio marzo (15 giorni prima del normale) e quindi molto precoce. Questa precocità andando avanti nell’annata si “diluirà” sia a causa di un teorica mancanza di pioggia (a parte maggio con oltre 110 millimetri, a luglio, agosto e in parte settembre ci sono stati 50-60 milllimetri di pioggia divisi in varie giornate, insomma è piovuto poco ma spesso) che del caldo: infatti pur avendo avuto pochissimi picchi se non tra fine luglio e inizio agosto si sono raggiunte sommatorie termiche vicine alla 2017 e alla 2003. Mettiamoci anche problemi di peronospora e il tutto ha portato ad un ciclo di oltre 200 giorni dalla fioritura e ad un inizio vendemmia non particolarmente tardivo.
Quindi ciclo vegetativo lungo, annata calda, con poca pioggia (ma sempre quasi il doppio rispetto alla 2017 e alla 2022…), vendemmia abbastanza tardiva ma purtroppo con alcune “piogge perfide” in momenti importanti. Mettiamoci anche la grandezza media del chicco superiore alla media e abbiamo un quadro abbastanza vario. Ci viene in mente come definizione “vendemmia espressionista” dove il reale è più complesso e difficile da intendere rispetto ad una vendemmia “impressionista” e facile da capire come la 2019.
In generale I vini hanno alcolicità importanti ma non eccessive e soprattutto spesso ben bilanciate da acidità abbastanza in linea con la media degli ultimi 20 anni. Le cose che però ci hanno sorpreso di più sono state due: al naso molte più sensazioni floreali rispetto al frutto è al palato, in diversi casi, la “leggerezza” dei tannini. Leggerezza l’abbiamo messo tra parentesi perché si parla sempre di Barolo, ma questa sensazione è distribuita a macchia di leopardo in tutte le zone e se in molti casi arrotonda bene la beva in altri l’alleggerisce troppo, visto che si parla comunque di Barolo.
A proposito di zone, La conseguenza di questa vendemmia “espressionista” è che i vini migliori vengono un po’ da tutte le parti: da zone alte e da zone basse, dal nord e dal sud della denominazione, da MGA blasonate e da quelle meno importanti e conosciute.
Un panorama estremamente variegato che adesso, nel momento in cui molti consumatori stapperanno i Barolo 2020, mostra più equilibrio che potenza, con i profumi floreali ci fanno propendere ancora di più verso un’annata molto più elegante di quanto si potesse pensare. Forse, e sottolineiamo forse, i Barolo 2020 non saranno longevi come i 2019 o i 2016 ma adesso è difficile dirlo. Nel frattempo vi snoccioliamo alcuni numeri: 22 Vini Top e visto che (come sapete) non spariamo 100/100 come noccioline, quasi il 40% dei vini degustati ha ottenuto almeno 84 punti (punteggio per noi alto).
In definitiva la 2020 si presenta come un’annata buona e “incredibilmente” puntata più sull’eleganza (che in qualche caso vira, purtroppo, verso la leggerezza) che sulla potenza, con buone possibilità di invecchiamento e senza grandi vantaggi per le vigne piantate più in alto. I prezzi, a parte alcuni follie volute dal mercato, sono abbastanza abbordabili: per esempio un discreto numero di Vini Top lo troverete in enoteca attorno ai 50/55 euro.
Due parole anche sulle poche riserve di Barolo e sulle pochissime di Barbaresco che abbiamo degustato. Per quanto riguarda il Barolo, sicuramente la 2018 non è un’annata da riserva, almeno per come veniva intesa in passato, cioè un vino potente che solo il tempo poteva domare. Chi l’ha proposta ha giocato sull’eleganza e ha ottenuto spesso ottimi risultati, con vini profumatissimi e dai tannini già setosi. Ripetiamo che era un compito arduo, per pochi e per fortuna pochi l’hanno svolto e nel 2018 molti hanno preferito privilegiare i Barolo base o le MGA. Detto questo le riserve 2018 hanno un fascino particolare, accessibile purtroppo a cifre non certo basse. Sui Barbaresco Riserva, visti i numeri risicatissimi, preferiamo tacere e presentarvi i risultati assieme ai Barolo.
In chiusura di questo ciclo di articoli che ha presentato i nebbioli di Langa e del Roero ci sembra giusto ringraziare il Consorzio del Roero, il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, langhe e Dogliani e Albeisa, che ogni anno rendono più facile il nostro lavoro.