L’ultima volta che ho visto Franco Geminiani è stato un paio di mesi fa nella sua Fattoria Zerbina; era già malato, stanco, ma sono felice di averlo salutato per l’ultima volta. Il Signor Franco, così l’ho sempre chiamato, era figlio di Vincenzo e papà di Cristina.
Occorre procedere a oltranza nel proprio percorso di formazione, sfidare la routine e bramare gli imprevisti; accettare di conoscere nuovi territori o nuove letture di essi; occorre dar retta alla curiosità, prendere appunti, riflettere e arrendersi all’imponderabile: un degustatore deve saper dare la caccia all’infinito.
Durante la lettura è consentito ogni strumento di fisiologica distrazione: battito ritmico del piede, nevrotica rotazione dell’anello o agitazione a farfalla della penna tra pollice e indice. Contestualmente, piccoli morsi di buon cioccolato fondente, alternando l’ascolto di Roberto Vecchioni e di Jim Morrison, con un “quanto basta” di Vinicio Capossela.
Stappare e versare un buon vino è il mio modo di coccolare le persone che amo. Un gesto di sincera devozione.
Nella vita forse no, ma nel vino il pareggio esiste e può non essere noioso. Nel caso di Stefano Berti è perfino divertente
Non è vergognoso per una zona puntare al frutto
Chi si aspetta dalla Champagne il paradiso vinoso del glamour e del lusso, troverà in Côte des Bar un purgatorio rosselliniano in bianco e nero
“Mi piace considerare la degustazione un percorso che è gioia e impegno, riflessione e gioco, conoscenza e immaginazione.
Francesco Falcone ci parla di un piccolissimo produttore veneto di bollicine
“La degustazione è disciplina che non esclude l’istinto, l’immaginazione, la follia”.