Assaggi Bolgheri Superiore 2016 e Rosso 2017: la crescita è sotto gli occhi di tutti!2 min read

Oramai il tempo a Bolgheri viene misurato  posponendo alla data “BC o “AC”, dove le due sigle stanno per “Before Cena” e “After Cena”. La Cena in oggetto è quella meravigliosa, svoltasi alla fine d’agosto lungo il famosissimo Viale dei Cipressi, che festeggiava i 25 anni del Consorzio.

Scherzi a parte quella cena ha segnato comunque un momento epocale per questa denominazione, momento affiancato sia da una (breve)storia sia da un (si spera lunghissimo e florido)  futuro.

Il momento dei nostri assaggi  invece ha confermato alcune idee che ci stiamo formando da qualche anno, diciamo da quando il “vigneto Bolgheri” ha cominciato ad avere un’età dove non serve “miracol mostrare” per produrre dei buoni vini.

Lo abbiamo constatato con i Bolgheri Rosso 2017, figli di una vendemmia molto difficile e squilibrata, che invece presentano un buon equilibrio al palato e aromi per niente “cotti” ma maturi e complessi.  Sicuramente oltre al vigneto è cresciuta la consapevolezza e la mano dei produttori, che devono fare i conti con un territorio dove l’aumento delle temperature (più nelle altre stagioni che non in estate) deve portare ad una gestione attenta e molto ragionata del vigneto, specie se le vigne sono piantate con densità “bordolesi”.

Quindi il buon risultato del 2017 non è un caso ma figlio di una crescita costante sia in vigna che in cantina e che ci consente di “sdoganare” questa tipologia, in passato molto irregolare dal punto di vista qualitativo. Il termometro della situazione ce lo da un uso del legno oramai equilibrato e praticamente mai eccessivo, segno che non occorre “coprire” ma solo “mostrare”.

E arriviamo ai Superiore 2016: vendemmia sicuramente di alto livello, che però poteva (in vari casi è già successo) portare a degli eccessi di concentrazione tannica e a squilibri aromatici dove si è spinto troppo con il legno. Invece nei 2016 degustati abbiamo avuto il piacere di trovare delle strutture tanniche importanti ma setose e praticamente mai surdimensionate.

Certo qualcuno è più pronto di altri ma, parlando di questa vendemmia, l’equilibrio e l’eleganza sono due caratteristiche da mettere in prima fila, addirittura davanti alla potenza. L’ingresso in bocca non è mai aggressivo e lo sviluppo al palato è armonico, quasi mai condizionato da “botte” alcoliche, invece spesso presenti in passato. Le gamme aromatiche sono già ben delineate, di bella complessità e con una gestione del legno che anni fa ci si sognava: a questo proposito ci fa piacere constatare il risultato non solo dei “soliti noti” (non proprio tra i primissimi )  ma di piccoli produttori “autoctoni” che in diversi casi hanno presentato vini di assoluto rilievo. Segno che la denominazione cresce e cresce bene.

A questo punto non ci resta che sederci lungo la Bolgherese, in attesa che il 2020, alias “anno 1 AC ” porti un’altra grande cena estiva.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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