A Bolgheri tra cena nel viale di San Guido e Anteprima Superiore 20224 min read

Arriviamo buoni ultimi a parlare della iperscenografica cena lungo il viale che da San Guido porta a Bolgheri e quindi cercheremo di non soffermarci molto sulle tavole che componevano il chilometro e passa di meravigliosa apparecchiatura, sui duplici filar di cipressi che nel 1884, quando Carducci iniziò a scrivere le prime strofe della poesia che tutti quelli della mia età hanno imparato a suo tempo e memoria, erano dei cipressetti.

In effetti, se ci pensiamo bene, la cena avrebbe potuto celebrare non solo i 30 anni del Consorzio Bolgheri ma anche i 140 da quando Giosuè Carducci rese immortale questo viale. Viale che rispetto a 140 anni fa non è cambiato molto (crescita dei cipressi a parte) se non in un particolare non da poco: 140 anni fa “…intorno intorno/tutto è silenzio ne l’ardente pian” ma oggi, con la vendemmia iniziata da qualche giorno e il viavai continuo di turisti quel silenzio è perso quasi completamente.

Però l’ardente pian esiste sempre e i vini che vi nascono devono fare i conti con una situazione climatica abbastanza complessa: l’abbiamo potuto constatare poche ore prima della cena degustando i Bolgheri Superiore 2022 in anteprima. Una cinquantina di campioni sia da vasca che appena imbottigliati.

Non è mai facile districarsi tra vini che si stanno formando, specie se hanno la struttura, il “peso” e la potenza di un Bolgheri Superiore, però ci proviamo.

L’annata molto calda ha creato subito una divisione in tre parti delle componenti aromatiche dei vini: quelli con aromi ancora verdi e abbastanza immaturi, quelli con note di frutta molto matura, quelli con il legno ancora in primo piano. Questo terzo gruppo va ulteriormente suddiviso in “legni buoni” e “legni meno buoni e invadenti”. Se dovessimo dare delle percentuali metterei nel primo gruppo un 15% dei vini, nel secondo un 30-35% nel terzo il rimanente 50% abbondantemente sbilanciato verso i “legni buoni”. Questo, tradotto in soldoni, potrebbe voler dire che qualcuno ha vendemmiato troppo presto preferendo non rischiare maturazioni eccessive e gradi alcolici molto importanti, una parte ha dovuto fare i conti con aromi maturi già di partenza e una bella fetta ha raccolto in tempi diversi ma è riuscita a vinificare e far maturare al meglio (o quasi) i vini.

Se prendiamo in considerazione anche le caratteristiche al palato non possiamo che confermare una buona maturazione dei tannini, in buona parte di apprezzabile rotondità e concentrazione. Tannini maturi hanno portato in molte occasioni ad alcol alti ma soprattutto a mancanza di freschezza. I Bolgheri Superiore 2022 sono quindi per noi vini quasi sempre ben gestiti ma che andranno goduti almeno tra 5-6 anni ma, crediamo, non oltre i 10. Certo che in un mercato che punta sempre più sulla freschezza i Bolgheri Superiore 2022 si pongono come un “must” che va accettato come un gigante buono delle favole: un po’ ingombrante ma su cui poter contare quando ci sono problemi. Fuor di metafora un vino importante, potente, che ha bisogno del suo tempo per distendersi. Questo naturalmente in generale.

Momenti indimenticabili, con un prologo importante.

Il pomeriggio è passato in un soffio e ci siamo trovati seduti assieme ad altre 1200 persone per una cena, come sempre ben organizzata, ben cucinata, ben gestita e ben servita. Farlo per 1200 persone non era facile, come non era facile il servizio dei vini, con più di 50 referenze, ma anche questo servizio è stato svolto in maniera impeccabile. Invece non erano impeccabili alcune vecchie annate, ma in un contesto del genere e parafrasando Carducci, sotto questi cipressi, ove spero, ove penso di posarmi ancor, tutto passa in secondo piano, perché il messaggio tra vino, cibo, panorama, storia e letteratura è giusto che voli alto e rimanga ben impresso.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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