Alessandria Top Wines” 2008. La rivoluzione della normalità2 min read

Per il secondo anno ho partecipato con piacere a questa manifestazione che presenta i migliori vini della provincia di Alessandria. In particolare, nella spaziosa e particolare cornice del Museo Orsi di Tortona, domenica 10 e lunedì 11 febbraio si sono potuti assaggiare i vini alessandrini recensiti da tutte le guide di settore. Fra i trattori, da sempre nel museo ed i produttori presenti solo per due giorni si è creato un bel “connubio agricolo” che permetteva di degustare in tutta tranquillità. Uno poteva fare prima “il giro” dei bianchi, dove il mio caro Gavi faceva la parte del leone, spalleggiato dal sempre più considerato Timorasso e da alcune Favorita di buon livello, per poi passare ai rossi e quindi a Barbera, Dolcetto, Croatina, Freisa, Grignolino ed Albarossa. Per chi, come me, credeva che l’Albarossa potesse essere un film western, mi sorge l’obbligo (formalmente parlando) di dire che ci troviamo in realtà di fronte ad un vitigno nato negli anni trenta dello scorso secolo da un incrocio tra nebbiolo e barbera. La speranza è che non venga prodotto cercando di evidenziare i caratteri salienti dei due vitigni e cioè l’acidità della barbera ed i tannini del nebbiolo. Se si riesce ad evitare questo (nei campioni assaggiati non sempre lo scopo era raggiunto) il vitigno potrebbe darci in futuro delle buone notizie.
Una buona notizia ve la passo subito: rispetto allo scorso anno quasi tutti i vini rossi ( barbere in particolare) hanno perso quella vena legnosa che tanto andava di moda nel recente passato. Sono quindi più bevibili e freschi, senza nulla perdere in struttura. Nessuno però mi toglie dalla testa che la strada per i rossi alessandrini, siano essi barbere, dolcetti, croatine, freise, grignolini e via cantando è quella dei “normalmente grandi vini quotidiani” quelli fatti cioè per essere bevuti con gusto tutti i giorni. La perigliosa e spesso fuorviante strada dei “grandi” vini da invecchiamento, la farei percorrere ad altri. “L’uovo oggi” è già talmente sano e saporito che non riesco a sentire il bisogno della “gallina domani”. Tra i bianchi,  visto l’amore che porto per le finezze che i Gavi possono raggiungere dopo qualche anno di maturazione in bottiglia, viene quasi voglia di ribaltare il discorso. Ma non di solo Gavi vive l’alessandrino: sono rimasto sorpreso per il corpo e la profondità di qualche Favorita (dico Favorita!!!!!) ed anche i sempre più numerosi Timorasso sembrano più portati verso una complessità futura che non ad una piacevolezza immediata.
In definitiva una buona occasione per fare il punto sui vini di questa provincia, che stanno sempre più smettendo di seguire le chimere pseudolangarole, presentandosi senza paura (perché dovrebbero averne????) in un mercato che potrebbe accettare “la rivoluzione della normalità”, forse  perchè stufo delle solite zuppe.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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