Vernaccia di San Gimignano 2019: una bella annata, anche in futuro3 min read

La prima degustazione ufficiale “Covid 19-safe” in un consorzio l’abbiamo fatta a San Gimignano! Oltre 70 vini, provenienti soprattutto dalla vendemmia 2019 con una fetta dalla 2018 e una ventina di Riserva che hanno chiuso il quadro.

Degustazione che dimostra ancora una volta come questa denominazione  ( a parte qualche problema nella tipologia Riserva) stia crescendo non solo qualitativamente in maniera diffusa ma prendendo sempre più atto che questo vino/vitigno deve giocoforza puntare sull’allungamento dei tempi di ingresso in commercio per poter dire la sua in maniera chiara, alla pari con tante denominazioni che “sulla carta” mostrano quarti nobili di longevità più sviluppati.

Per questo, prima di parlare della 2019, fermiamoci un attimo sulle selezioni 2018 degustate quest’anno. Lo scorso anno questa vendemmia era stata da noi definita  “ Non certo una delle migliori ma sicuramente una di quelle interpretate meglio, con vini che mostrano nasi  già aperti e soprattutto corpi non stratosferici ma equilibrati e ben “guidati” da una sapidità come,  a livello generale,  non si era mai sentita.”

Le selezioni degustate quest’anno avevano in più maggiore corpo e ampiezza generale, nonché un anno di affinamento in più che, specie se il vino resta in cemento o in acciaio, conferisce al vino una dinamica rotondità e accentua spesso anche la vena sapida.

Quindi i 2108 che abbiamo degustato confermano in pieno quanto detto lo scorso anno e soprattutto il concetto che la Vernaccia di San Gimignano non  deve (diciamo dovrebbe… non è facile farlo a 360°) essere bevuta l’anno successivo alla vendemmia ma con almeno due-tre  anni sulle spalle.

Veniamo alla 2019, che “rischia” di essere una vendemmia nettamente migliore della 2018. In primo luogo per (considerando gli imbottigliamenti recentissimi) l’ampiezza e la precisione delle gamme aromatiche, che spesso si basano su sentori di pietra focaia e floreali, senza assolutamente dimenticare la frutta bianca. Di solito a giugno questi vini erano ancora coperti da solforosa e anche questo è un segnale di crescita. In bocca le sensazioni più convincenti, con sapidità sempre ben in evidenza, che gioca il perfetto ruolo di spalla ad un corpo sicuramente superiore rispetto alle 2018. Ma quello che stupisce di più è l’equilibrio: solo in pochi casi abbiamo trovati degli squilibri, forse imputabili a imbottigliamenti troppo recenti, mentre la stragrande maggioranza dei vini si è dimostrata già godibile ma con un bel margine davanti, tanto che sarebbe interessante riassaggiare gli stessi vini a febbraio/marzo del 2019.

Quindi una chiara strada di crescita per questo vino: purtroppo deve fare i conti con la versione Riserva che, a parte pochi esempi, sembra un vino “del passato”. Ho usato queste parole non a caso perché l’uso del legno in diversi casi ti riporta indietro di 30 anni, quando si iniziava a sperimentare  le barrique e i vini “soggiacevano” a questa presunta innovazione, portandosi dietro note legnose importanti accanto a tutta una serie di aromi “bruciati e coperti” dal legno. La stessa struttura di tante Riserva non sembra nemmeno adatta per sorreggere legno e invecchiamento e quindi non si capisce perché venga fatta. Per fortuna si parla di nemmeno un 10% del vino prodotto e quindi lasciamolo nel suo angolo sperando i produttori capiscano.

In chiusura ci piace ricordare la bellissima chiacchierata fatta a caldo con i produttori che hanno ottenuto i maggiori punteggi. Dal numero di persone che hanno visto il non breve incontro su ZOOM sembra che la nostra idea de “La Guida in diretta” stia funzionando bene e quindi continueremo per questa strada.

La prossima settimana saremo in Friuli e quindi, magari dopo aver degustato qualche Vernaccia di San Gimignano che ha ottenuto i nostri migliori punteggi, state pronti per le dirette con i produttori di Collio, Colli Orientali del Friuli, Isonzo e compagnia bevente.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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