100 anni di Gallo Nero: curiosità a margine5 min read

Il più antico Consorzio vinicolo italiano, quello del Chianti Classico alias Gallo nero, ha compiuto cent’anni esattamente il 14 maggio scorso. Ho partecipato alla festa di compleanno svoltasi a Firenze, sono rimasto colpito da qualche dettaglio e così sono andato e ritrovare qualche cimelio cartaceo per rafforzare ulterioremente l’afflato storico e territoriale.

La celebrazione del pomeriggio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio ha offerto un programma fitto.

Interventi istituzionali

Il Presidente della Toscana Eugenio Giani ha prevedibilmente richiamato certi fatti notevoli di ambito regionale, come il bando di Cosimo III del 1716: primo decreto al mondo per istituire una denominazione geografica, con i confini del territorio Chianti coincidenti con quelli del Chianti Classico di oggi. Giani ha nominato anche altri personaggi. Era inevitabile ricordare Bettino Ricasoli; meno scontati il Giovanni da Verrazzano (Greve) che esplorò le coste nordamericane all’inizio del ‘500; e Filippo “Philip” Mazzei, che stabilì un sodalizio col presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson per promuovere la viticoltura in Virginia.

Del resto i legami del Chianti Classico col nord America continuano ad essere solidi, visto che la maggior fetta dell’esportazione odierna viaggia verso quel continente.

Francesco Lollobrigida si è mostrato particolarmente a suo agio, forse perché il settore vitivinicolo è uno dei pochi a poter vantare davvero la “sovranità alimentare” compresa nel nome del suo Ministero. Indubbiamente il rapporto export/import è a vantaggio dell’Italia, e anche in questo i numeri del Chianti Classico sono eloquenti.

Il padrone di casa, il sindaco Dario Nardella, è intervenuto solo in televideo ma ha suggerito di guardare in alto al soffitto del Salone, là dove Giorgio Vasari a metà del ‘500 illustrò l’allegoria della regione del Chianti con tanto di gallo nero. In ogni caso il ruolo di Firenze è stato fondamentale nel successo plurisecolare del vino della Toscana interna. A livello nazionale non c’è un’altra realtà urbana paragonabile, la forza mercantile del capoluogo è stata ed è motore indispensabile.

Verbale della prima riunione del Consorzio

Sostenibilità.

Ne hanno parlato pressoché tutti al Salone dei Cinquecento, in primis i rappresentanti del Consorzio con un manifesto vero e proprio. Qui mi piace sottolineare, come ha mostrato la Direttrice del Consorzio Carlotta Gori, che ben il 62% della superficie della denominazione rimane boschiva ed è componente essenziale della bellezza come pure della biodiversità del territorio.

I vigneti occupano meno del 15%, altrettanto gli oliveti. La Gori ha sottolineato come il Consorzio abbia dimostrato sempre lungimiranza, si spera quindi che nel futuro preservi queste armoniche proporzioni.

Ospiti

Il Presidente del Consorzio Giovanni Manetti ha dato il benvenuto ai colleghi rappresentanti altri territori prestigiosi, dalle Langhe allo Champagne all’Oregon, passando per la Champagne e per il Douro.

Un paio di note: il portoghese Gilberto Igrejas, Presidente del Port and Douro Wines Institute, ha confermato che il Porto è arrivato secondo all’introduzione di una denominazione geografica. Era il 1756 cioè quarant’anni dopo l’editto del Granduca Cosimo III. Da parte sua, Morgen McLaughlin Direttrice della Willamette Valley Wineries Association & Wine Foundation (Oregon, USA) è andata oltre la sostenibilità di vigne e cantine, sottolineando l’impegno immediato dell’organismo che presiede sul fronte del peso delle bottiglie e del packaging.

Aste

Ho ritrovato il catalogo di un’asta di Chianti Classico en primeur organizzata da Sotheby’s nel 1989.  Non mi risulta che l’evento abbia avuto seguito, tuttavia rimane un piccolo segno dell’apertura e dello slancio dei chiantigiani, della voglia di puntare in alto. Come si può leggere, era ancora il tempo in cui il Consorzio veniva chiamato “del Gallo Nero”…

Mappe e cartine

da decenni il Consorzio ne ha pubblicate svariate edizioni a scopo turistico- promozionale, di cui conservo una piccola collezione. Con la solita lungimiranza, i chiantigiani hanno intuito l’importanza di accompagnare il visitatore sul territorio, e di aggiornare la comunicazione. In seguito sono arrivati i lavori più tecnici, le mappe geologiche e le zonazioni.

Non solo DOCG.

La dizione “Chianti Classico” è anche per loro, pur non costituendo il core businnes. Sono una DOP e una DOC, che abbiamo ritrovate a tavola la sera nella cena di festeggiamento, svoltasi nell’intrigante scenario del Teatro alla Pergola. La DOP Chianti Classico per l’olio exTravergine, risalente al 2000, copre l’identico territorio del vino. È un caso unico e molto significativo per l’identità di zona. La DOC è quella del Vin Santo, un piccolo gioiello di tradizione che per fortuna moltissimi chiantigiani continuano a produrre con dedizione.    

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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