Anteprima Amarone 2011: la solita grande annata?5 min read

“Una qualità ampia ed estesa su tutta la denominazione” Con questa frase si è conclusa la presentazione tecnica dell’annata 2011 che si è svolta sabato scorso presso la solita meravigliosa location del Palazzo della Gran Guardia a Verona.

 

In un momento in cui l’Amarone ha una leggera stasi di mercato serviva proprio una grande annata per risollevare le sorti di un vino che comunque gode di un successo commerciale che i “competitor” (bisogna adeguarsi al linguaggio in voga) italiani ed esteri  gli invidiano.

 

La domanda è: la 2011 è proprio una grande annata?

 

Ci è stato detto che è grande perché l’andamento stagionale è stato pressoché perfetto.  Vorrei però ricordare come la seconda parte di agosto ed i primi quindici giorni di settembre 2011 siano stati torridi in tutta Italia, tanto da portare le uve  ad un “naturale” ed estremamente anticipato appassimento in pianta in molte zone dello stivale. Probabilmente in Valpolicella non è stato così….

 

Ci è stato detto che è grande perché è un’annata anticipata (anticipata??? Ma non era stata pressoché perfetta??)  ma i sacri testi enologici affermano  il contrario.

 

Ci è stato detto che è grande perché le differenze qualitative tra le zone si sono praticamente azzerate (vedi frase all’inizio) ma come è possibile che in un’annata anticipata  l’uva abbia avuto una maturazione perfetta ovunque, dal corvinone di pianura alla corvina piantata in alta collina?

 

Però ci è stato detto questo e noi ci crediamo…o almeno facciamo finta di farlo ed andiamo ad assaggiare i vini. Una sessantina di campioni, ma solo poco più di venti imbottigliati. Questo da una parte è un bene perché vuol dire che la gente aspetta ad imbottigliare un vino che ha bisogno di tanto tempo (sia in legno che in botte) per essere pronto, dall’altra ti fa pensare che essersi alzati alle 6 di mattina per sciropparsi 600 chilometri in auto (anda-rianda)non sia stata una grande pensata.

 

Comunque assaggiamo prima gli imbottigliati e poi un po’ di campioni da botte. Il risultato è che se la 2011 sarà una grande vendemmia lo sarà solo grazie al tempo. Siamo di fronte infatti ad un’annata molto alcolica (in alcuni casi troppo) ed estremamente concentrata  ma solo nelle espressioni migliori. Probabilmente gli zuccheri medi saranno leggermente più alti e questa cosa magari piacerà al mercato ma non a chi vorrebbe degli amaroni meno “recioteggianti” e più austeramente eleganti.

 

 Indubbiamente gli amarone più commerciali avranno grande giovamento da questa vendemmia, che li presenterà con una bella e bevibile “veste” nella grande distribuzione di tutto il mondo. Per quanto riguarda invece i vini di punta si nota senza dubbio una grande concentrazione, una tannicità viva, calda e giustamente rustica, dei nasi di ottima fattura (anche se con troppo legno..ma sono giovani..)  ma che avranno bisogno di tanto tempo per distendersi.

 

 Insomma, una vendemmia che dimostra se non altro quanto e come l’amarone (in particolare il meglio della denominazione) abbia bisogno di tanto tanto tempo per essere pronto, specie se aumentano sempre più quelli muscolari e concentrati, magari con un grammettino di zucchero in più…

 

Occorre inoltre prendere atto che la Valpolicella va in controtendenza rispetto alle altre zone italiane per quanto riguarda l’uso del legno: infatti la “prontezza” di questo vino è ancora più  ritardata a causa di un utilizzo sempre più marcato di legno nuovo, piccolo o grande che sia.

 

A questo punto, dando almeno un 7 sulla fiducia a questa vendemmia, rimandiamo il giudizio ai nostri assaggi novembrini.

 

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Era la prima volta che Tiziana Baldassarri si confrontava con l’anteprima di un vino così potente e complicato da comprendere (specie se giovanissimo) come l’amarone, per questo gli ho chiesto di buttare giù due righe da “neofita”.

 

Era la mia prima volta all’Anteprima Amarone, per di più  in una location ( Palazzo della Gran Guardia),  imponente quanto il vino che ospitava. Valpolicella è una delle prime parole che si imparano parlando di vino italiano, insieme a pochi altri nomi. Anche se non bevi vino, sai che sono vini importanti e conosciuti anche all’estero.

Corvina, Corvinone e Rondinella i vitigni della Valpolicella, quasi una filastrocca con rima finale mentre prepari l’esame per sommelier e ripassi le uve e gli uvaggi delle varie DOC e DOCG.

L’Amarone della Valpolicella, a base  appunto di queste uve, è un vino tosto. O lo ami o lo odi. Il disciplinare prevede un titolo alcolemico minimo di 14 gradi che spesso arriva a 17. Non è certo quello che i sommelier definiscono un vino di facile beva ma al contrario è un vino  che, un tempo, veniva definito da meditazione o da conversazione. Probabilmente con la compagnia giusta ed il giusto abbinamento ha un suo perché.

Lo conoscevo poco ma la quarantina di assaggi tra vini appena imbottigliati e campioni di botte, me lo ha fatto conoscere meglio e soprattutto apprezzare, anche se alcuni dei vini non sono stati di mio gradimento per un uso eccessivo e probabilmente non corretto del legno.

Non è stato facile per me cogliere le sfumature, ma scoprire e riconoscere le note caratteristiche di quel vino in alcuni campioni assaggiati è stato emozionante. Un’esperienza forte, come l’amarone.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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