Vino rosso? Si, anzi Nero!4 min read

Torero ha qualche anno più di me e per questo da giovani non uscivamo assieme. Poi quando si comincia ad aver passato gli anta da un po’ di tempo questa differenza non conta più e ci si può frequentare tranquillamente, l’età non è più un problema. Le mogli qualche volta si.

Torero non è un soprannome, è il vero nome del panaio di Braccagni. D’altra parte il babbo si chiamava Lugano, la mamma Leontina e la sorella Volga, per cui a fantasia l’ago è sempre andato a fondo scala da quelle parti.

Anche il suo carattere è molto particolare. Amico e amicone di tutti, noto per le sue simpatie di destra “marcata” è sempre stato pubblicamente il “Don Camillo” del paese, perché si è sempre permesso di prendere in giro gli avversari “rossi” con battute pubbliche e plateali, più strillate che dette. Per cui quando il PCI ebbe quel salto di voti e in paese fecero grande festa alla pergola del Tavarnesi (presso il Peppone della situazione) fu lui a fornire (dietro pagamento) corbelli di schiaccine per rifocillare e festeggiare in compagnia dei compagni. Portò anche un boccione di vino specificando che era un suo dono, ma che si trattava di vino Nero, non di vino rosso. Ovviamente tutti a gridare felici: gli uni per il grande risultato l’altro perché con una fava (un boccione) in una volta sola poteva sfottere una quantità di piccioni (compagni).

D’altra parte Torero beve solo vino rosso (nero per lui). Su qualsiasi pietanza e stagione. Rosso e possibilmente di frigorifero. E guai a proporgli cose diverse.

Quando sua moglie mi pregò di accompagnarli a mangiare dal caro Pierangelini al Gambero Rosso di San Vincenzo prenotai con piacere, e cominciai a immaginare che numeri mi avrebbe fatto l’amico. 

      
Al ristorante infatti il suo comportamento è a dir poco curioso. Praticamente trova sempre qualcosa da ridire. Se è elegante dice che però gli ambienti più semplici sono anche quelli più caldi e genuini. Se è alla mano si lamenta che non ha un grande stile.
Ma è bello soprattutto vedere come sceglie i piatti, specie quelli di pesce.   

Di fronte ad una carta con innumerevoli varianti di pesce, dopo lunga consultazione, se ne esce sistematicamente con: “Ma dei moscardini non ne avete?”

E alla risposta negativa immancabilmente: “Peccato, mi piacciono così tanto, mi avrebbe fatto proprio piacere assaggiarli”.
Una volta, casualmente, trovammo i moscardini in menù. Io rimasi zitto per vedere cosa avrebbe detto e fatto. Arriva il cameriere e gli fa “Senta, ma un po’ di sarde da fare alla brace non ne avete?” e quello con cortesia a dire: “No, ma come vede abbiamo tante altre piatti di pesce”. E lui “Eh si, peccato però, mi faceva veramente voglia di mangiare un po’ di sarde alla brace: sa, sono così buone!”

Naturalmente non ordinò nemmeno i moscardini.

Il Gambero Rosso era considerato uno dei migliori ristoranti d’Italia e aveva in menù soprattutto pesce. Aveva anche un piatto di carne, il piccione, ed era quello che gli fornivo io.

Quando arrivammo da Pierangelini grandi saluti ed abbracci e poi presentai l’amico, il quale dopo avergli risposto al saluto di presentazione, sempre in piedi nell’entrata, gli spara: “guardi che io bevo solo vino rosso”. Fulvio mi guardò in modo interrogativo e poi gli rispose: “non si preoccupi, che troviamo un vino rosso adatto per lei”.

Era il giorno precedente la chiusura per le ferie annuali: avevo imparato che questi sono giorni ideali per approfittare di offerte “molto speciali” di fine cambusa. Una volta seduti al tavolo vidi infatti far capolino dalla cucina Fulvio con un astice a dir poco gigantesco. Me lo mostrò senza parole e io gli feci di sì con il capo senza chiedere altre spiegazioni. Quando è il caso è preferibile affidarsi alle proposte della cucina, e quella sera era proprio il caso.

Grande com’era l’astice entrò in un paio di portate per quattro persone, ma Torero – bastian contrario – non approfittò e si fece portare altro pesce. Come al solito. Pasteggiò con un giovane Chianti e fu abbastanza soddisfatto. Noi tre rimanenti ci facemmo una memorabile scorpacciata di astice, preparato per quattro e mangiato in tre.

Consumai la mia vendetta……….

segue…..

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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