Vino rosso? Si, anzi Nero! (seconda parte)4 min read

In cui il Granocchiaio si vendica in terra del “Quando c’era lui caro lei!”

Consumai la mia vendetta in occasione di una gita a Castrocaro Terme dove la moglie di Torero doveva andare. Ci chiesero se volevamo accompagnarli e ben volentieri dissi di si. A dir la verità la cosa che mi attirava veramente era di andare al ristorante La Frasca di Gianfranco Bolognesi, un luogo di grande e meritata fama. Il ristorante vantava inoltre una delle migliori cantine d’Italia. Dissi di sì e lui di rimando mi disse che mi avrebbe offerto la cena! In effetti Torero è molto più che generoso!

Quando all’albergo chiesi alla signora indicazioni per arrivare al ristorante questa con fare da amicona mi disse: “ma guardi che lì sono molto cari, e poi danno delle porzioni piccole piccole”. Forse ispirato dalla presenza di Torero che in queste situazioni da il meglio di se come improvvisatore, risposi: “grazie signora, lo so, ma vede io sono un giornalista e lo devo fare per mestiere, per cui poi mi rimborsano la spesa!”. “Ah beh – rispose lei – perché se no le posso indicare io un ristorantino qui vicino che fanno la sfoglia tirata a mano e delle razioni che levano la fame ad un reggimento!”

Nello splendido locale ci proposero un menu di mare e uno di terra. Essendo due coppie fu facile scegliere uno di mare e uno di terra per ogni coppia. Quando venne il momento di scegliere il vino lo stoppai dicendogli che con quei menu, in quel locale, con quella cantina non si poteva non pasteggiare a bollicine. Bollicine che finalmente potevo scegliere consigliato da un esperto come il grande sommelier Bolognesi. Torero non ebbe il coraggio di intromettersi e in quattro arrivammo in leggerezza a stappare la terza bottiglia. Bollicine italiane, ma anche francesi.

Durante la cena Torero mi raccontò che la signora dell’albergo gli aveva chiesto se mia moglie fosse italiana o magari invece straniera. Lui che chiamava affettuosamente Laura fin da ragazzetta “cioccolata”, causa colore della pelle, non perse l’occasione per dirgli: no è straniera, è di nazionalità eritrea. E lei: “Eh, si vede, però è molto bella”.
Così quando la mattina andai a pagare la premurosa signora volle prima chiedermi come era andata la sera prima. Risposi bene, molto bene, però aveva ragione lei, stanotte al ritorno la volevo quasi chiamare per sentire se mi poteva affrittellare un paio d’uova perché, insomma, a me era rimasta un po’ di fame. “Glielo avevo detto io! Perché non mi ha chiamato? Gliel’avrei fatti anche in piena notte!”
Ormai in confidenza la signora mi salutò con un ultima gentilezza: “E complimenti alla sua signora e per come parla l’italiano! Sembra una di noi!”  
       
Nel timore che se la prendesse a male non mi sono mai vantato con Torero di averlo fatto pranzare almeno una volta nella vita senza il suo vino rosso.
Pardon, il suo vino Nero.
 

La mattina prima di partire Torero mi confermò che voleva andare a visitare il Mausoleo del Duce nella vicina Predappio. Come dirgli di no, in fondo ero curioso anch’io. Di fronte a simili situazioni si sentono emozioni abbastanza forti. Davanti al cimitero stazionano sempre dei personaggi che passeggiano tranquilli, ma che intuisci subito come la pensano e perché sono lì. In fondo al Cimitero c’è la cripta alla quale si accede scendendo pochi scalini. Il locale non è grande, ma la cosa che fa impressione è una enorme statua con la testa di Mussolini. Anche lì dentro c’è un giovane che pare vegli e controlli la situazione.

Una volta usciti veniamo gentilmente abbordati da commercianti ambulanti con i souvenir più strani e incredibili riferibili al Duce. Io m’interesso a dei nastri con le musiche del periodo mentre Torero lo vedo discutere con un ambulante.

Mi avvicino  e sento che stava parlando di un vino Nero, anzi “Il Vino Nero”, il vino del Duce. Il tipo tutto accalorato gli fa: “guardi che ce l’ho a casa, faccio una volata a prenderlo e sono qui in 5 minuti”. Va bene aspettiamo. Dopo poco il tipo ritorna e consegna una bordolese dove in etichetta, sotto la testa del Dux, si legge: “Vino da Tavola Nero”. L’affare va a buon fine e sulla strada del ritorno gli domando dove piazzerà la preziosa bottiglia. Mi guarda e mi dice: “mi sa mill’anni d’arrivà a casa e organizzare un pranzo per il Sindaco di Grosseto e servirgli il Vino Nero.”

Siccome so che lui è capacissimo di farlo gli chiedo: e se poi il vino non è buono? “Già risolto: quello della bottiglia lo bevo io e come è, è. A me va bene di sicuro. Poi mi compro una bottiglia di vino buono e riempio di nuovo la bottiglia. Così non potrà mai dire che il mio Vino Nero non era buono!”

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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