Verticale di Fiorano Rosso: una storia che continua11 min read

Per la verticale del Fiorano Rosso che ci ha portato fino al 1986, cioè anche ai vini fatti da Alberico Boncompagni Ludovisi seguendo il protocollo firmato da Tancredi Biondi Santi, la primavera ha proposto una di quelle giornate che rimangono impresse, con sole spendente  e fiori che sbocciano da tutte le parti.

A proposito di sbocciare, anche Alessandro Boncompagni Ludovisi, attuale titolare dell’azienda che ha ereditato e fatto ripartire nel 1999 non è stato da meno e ha fatto “sbocciare”  una verticale di otto annate che sono riuscite ad unire il passato al presente, mostrando che le caratteristiche dei vini della “prima vita” di Fiorano trovano una logica e forse ancor più interessante continuazione nella rinascita della cantina. Ecco le annate degustate: 2015-2013-2012-2009-2003-1990-1988-1986, con in grassetto quelle della “Prima vita”.

Alessandro Boncompagni Ludovisi

Cerchiamo di spiegarci meglio. Quelle tre persone che non conoscono Fiorano e i suoi vini possono anche dare un’occhiata a questo articolo ma stringendo al massimo le informazioni Alessandro ha adesso in mano la Tenuta, alle porte di Roma, che è stata di Alberico e che lui stesso aveva azzerato, spiantando addirittura le vigne e lasciando in eredità solo il protocollo di vinificazione firmato Tancredi Biondi Santi e il consiglio di ripiantare cabernet sauvignon e merlot tra i rossi, viognier e grechetto per i bianchi. Alessandro ha così ripiantato nel 1999 12 ettari di vigneto (sesto d’impianto 2.70×1) e da allora, per la precisione  dal 2003, produce nuovamente questo vino che nella versione rossa è un uvaggio bordolese composto da “due cassette di cabernet sauvignon e una cassetta di merlot”, cioè dal 65% di cabernet sauvignon e 35% di merlot.

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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