Un dolce inizio di 2019 con i grandi vini dolci e passiti italiani3 min read

Chiudere l’anno vecchio e aprire quello nuovo con dolci sensazioni è diventata oramai una tradizione per noi di Winesurf.

La degustazione delle varie tipologie di vini dolci che qualche produttore ci invia durante l’anno, oltre ad essere una tradizione è anche un modo ecumenico per parlare di tante zone d’Italia in un’unica degustazione, per far capire che dalle Alpi a Pantelleria si producono grandi vini (non solo) dolci.

Il nostro assaggio parte veramente dalle Alpi, con alcuni famosi Moscato Rosa (e un Riesling vendemmia tardiva niente male) e arriva fino in Sicilia, passando per varie regioni italiane, ognuna con le sue chicche, vuoi passite, vuoi dolci, vuoi vendemmie tardive.

Moscato Rosa

Quest’anno abbiamo fatto due strappi alla regola, che vuole veder degustati solo le “spigolature” giunte in redazione, aggiungendo all’assaggio I Vinsanto del Chianti Rufina degustati in una giornata molto particolare di cui vi parleremo presto e le Albana dolci e passite che il nostro solerte Giovanni Solaroli ha raccolto assieme ai cugini secchi.

Due parole su queste tipologie sono quindi doverose.

Foto Tiziana Baldassarri

Partiamo dai Vinsanto delle aziende della Rufina e vi diciamo subito che vini del genere non andrebbero degustati, andrebbero santificati! Ne abbiamo assaggiati poco più di una decina (ma alla Rufina non ci sono tanti produttori) e siamo rimasti addirittura basiti non solo dalla bontà ma dalle meravigliose diversità che possono avere i grandi Vinsanto, partendo dai colori (dal miele dorato all’ambrato brillante) e andando avanti.

Aldilà delle uve che nella Rufina possono essere trebbiano e malvasia in varie percentuali, l’utilizzo o meno di tecniche ancestrali come “la Madre”, i lunghissimi invecchiamenti (ne abbiamo degustato uno del 2001…) e ancor prima gli infiniti tempi di appassimento, quasi sempre su cannicci, portano il genius loci a marcare in maniera meravigliosamente unica ogni prodotto che, dopo non meno di 7-8 anni, esce di cantina.

Foto Tiziana Baldassarri

Tanto per darvi degli esempi aromatici, ferma restando la sapida e concentrata dolcezza di quasi tutti i vini, siamo passati da note di fungo secco a quelle di frutta candita, attraversando lievi sensazioni botritizzate, infinite tipologie di miele, solari sensazioni fruttate. In bocca si parla di freschezza, dolcezza e concentrazione, mai squilibrata:  inoltre sono vini dalla schiena dritta, che non concedono niente alla non tipicità e alla voglia di piacere (magari poco) a tutti per poter piacere tanto a  un numero non certo ampio di fortunati.

Adesso vi sentiamo già dire “Ma quando si possono bere?”, facendo così l’errore di quello che non va mai in un museo perché non trova il tempo. Nei due casi (molto diversi) non si trova il momento adatto perché non si vuole trovarlo e così si perde una meravigliosa possibilità di piacevole crescita.

Un vinsanto ottimo, come quelli da noi segnalati, si può bere in qualsiasi momento, perché non ha bisogno di abbinamento, se non quello con il sorriso che sicuramente vi farà fare, pensando a quelli che si perdono occasioni simili.

Magari è più facile trovare l’occasione per un Albana dolce, vino piuttosto semplice ma che non si nasconde dietro escamotti zuccherosi o addirittura legnosi, ma certamente le Albana passite degustate ricadono nello stesso “cono d’ombra” dei vinsanto.

Con una differenza sostanziale però, che ci ricorda un discorso fatto a suo tempo per il sangiovese di queste terre: se i Vinsanto della Rufina, hanno una base di “tipica somiglianza” su cui crescono punte di meravigliosa unicità, molte delle Albana degustate sono strutturalmente diverse, tanto da non riportarle quasi alla stessa famiglia, allo stesso vitigno.

Qui, come in tanti sangiovese romagnoli, la mano del produttore è molto presente e “rischia” di creare delle diversità strutturali che non fanno bene alla crescita della tipologia.

Tra le “spigolature” vi segnaliamo un grande Vino santo Trentino, un Recioto di Soave di livello ed un Passito siciliano che non ci aspettavamo così imponente. Ma non perdetevi, come accennato, i Moscato Rosa dell’Alto Adige e tanti altri vini che sicuramente potranno farvi passare un dolce inizio d’anno.

A proposito, dolci auguri per un fantasmagorico 2019!

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE