Trento DOC: cambiamenti e anche belle sorprese6 min read

Quest’anno i nostri assaggi dei Trento Doc si sono spostati da Trento a Isera ma si sono svolti sempre in maniera perfetta. Questo spostamento è comunque indice di un certo cambiamento nella denominazione/tipologia, che oramai è diventata la più importante della provincia e sicuramente, anche e soprattutto grazie ad un marchio di valore internazionale come Ferrari, sempre più conosciuta a livello nazionale e oltre.

Ma come detto ci sono cambiamenti: nuovi ingressi tra i produttori, numeri che crescono e anche i vini, tipologia per tipologia, cambiano: per esempio i Brut sono in calo numerico e pure qualitativo rispetto non solo agli arrembanti Pas dosé ma anche alle altre tipologie. All’opposto i non millesimati non ci sono mai sembrati così in forma e piacevoli e questa è una bella notizia per chi vuole bere bene spendendo cifre abbordabili. Cambiano e crescono anche i produttori e per la prima volta da quando degustiamo i Trento DOC una cantina che non è Ferrari si piazza praticamente ai primi posti in ogni degustazione: questa è una notizia importante perché mostra che anche i piccoli possono fare grandi cose.

Insomma una bella serie di cambiamenti: vediamoli uno per uno.

Trento DOC non millesimati

Abbiamo più volte definito i non millesimati il “ventre molle” della denominazione. Questo per vari motivi: il primo è che la stragrande produzione è nelle mani dei grossi nomi che spesso non ti mandano in assaggio il loro non millesimato base, il secondo è che molte cantine, proprio per distinguersi dai grandi, producono molto più millesimati e quindi non puntano con forza su questa tipologia. Per questo non abbiamo mai avuto grandi risposte dai senza annata fino a quest’anno quando, pur senza fare salti mortali abbiamo trovato diversi vini che puntano con chiarezza verso complessità aromatiche (pan brioche, burro, pasticceria) di solito riservate a etichette più importanti e con rotondità e piacevolezze molto poco da “Trento Doc d’antan” ma da spumante moderno e al passo con i tempi. Se proprio (siamo cattivi dentro, lo sapete) sono vini ben fatti ma mancano di quella freschezza che era il loro marchio di fabbrica. Comunque un 66% di etichette sopra ai nostri 80 punti (noi non spariamo punteggi alti come petardi alla festa del patrono) e un Vino Top sono il risultato migliore da quando valutiamo a parte questa tipologia.

Trento DOC Pas Dosé

Anche per il Trento Doc cresce il numero di etichette in questa tipologia molto di moda. I vini mostrano in generale quella finezza e freschezza che ci si aspetta da loro, quindi hanno una giusta austerità condita con note aromatiche che vanno dal floreale a i classici sentori di pasticceria. Sono vini che infondono fiducia nella denominazione, anche se qualche prezzo comincia a volare piuttosto in alto. Comunque è la tipologia con la media più alta perché ben il 76% dei vini (cioè più di 3 su 4!) supera i nostri 80 punti. A questo aggiungiamo due Vini Top e il quadro è nettamente positivo.

Trento DOC Extra Brut

Da sempre la categoria dove si trovano i vini migliori e anche quest’anno non si smentisce, solo che… ci sono state diverse belle sorprese. Indubbiamente alcuni grammi di zucchero (ma pochi!) nei Trento Doc riescono a creare una situazione gustativa più profonda e complessa e di questo se ne avvantaggiano in parecchi. Inoltre ormai il dosaggio del legno è quasi sempre equilibrato e quindi anche vini che entrano in commercio di annate giovani portano a buone complessità aromatiche. Alla fine  anche se la media dei vini sopra gli 80 punti si ferma al 69% abbiamo ben 3 Vino Top, con uno in particolare che ci ha veramente stupito e quindi anche per gli Extra brut consideriamo la degustazione più che positiva.

Trento DOC Brut

Qui, come accennato, siamo nella tipologia che ormai a livello nazionale, è quella meno trendy, e lo si capisce dai vini che non sono male ma mancano di quella profondità e complessità che qui prima era di casa. I naso sono più semplici e in bocca manca quella rotonda freschezza del passato, anche recente. Del resto se guardiamo la nostra “cartina tornasole” degli 80 punti troviamo una percentuale del 67% cioè solo di un punto più alta dei non millesimati. Questo però con prezzi molto più alti, in qualche caso anche delle altre tipologie millesimate. Mettiamoci anche un Vino Top ma in generale il nostro giudizio non può essere positivo

Trento DOC Rosé

Chiudiamo con la tipologia che storicamente ha sempre più stentato e che anche adesso “conferma” le difficoltà che molti produttori hanno con il pinot nero. Nasi poco potenti, aromi non certo complessi, alcune note amare in diversi finali senza mostrare corpo o eleganza, pongono i Rosé nel posto di fanalino di cosa della denominazione. Lo conferma anche la media dei vini sopra agli 80 punti con un 54%, il più basso tra tutte le tipologie e non di poco. Anche se c’è un buonissimo Vino Top il risultato della tipologia è per noi negativo

In conclusione

Il mondo Trentino del vino sta attraversando non poche tempeste e  il Trento Doc è forse l’unica “nave” che veleggia in acque abbastanza tranquille, però la nostra paura è che sovraccaricarla, di ettari, vini, responsabilità non è detto che sia un qualcosa di positivo, specie perché il cambio climatico sottopone annualmente i produttori a scelte e a problemi che, per le bollicine in particolar modo, hanno bisogno di grande esperienza, competenze e conoscenze per portare a buoni risultati. Quindi attenzione e adelante con juicio

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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