Terre di Toscana 2018: come sempre una certezza!4 min read

Terre di Toscana è ormai diventato, per gli operatori del settore ma anche per gli appassionati, un punto di riferimento: io che  sono,  enologicamente parlando, cresciuta con questa manifestazione, non posso che essere contenta del suo successo.
Stavo per dare l’esame da sommelier quando  feci servizio in supporto dietro ai banchetti della prima edizione  ed ora siamo all’undicesima: uno dei miei primi articoli per Winesurf  l’ho scritto sull’edizione del 2015. Quindi posso veramente dire che ci siamo reciprocamente viste crescere.

Ben 130 vignaioli provenienti da tutta la Toscana, tra aziende piccole e grandi, sconosciute e blasonate ,in democratico ordine alfabetico si presentano al pubblico con alcuni vini della loro produzione, per un totale di circa 600 etichette; e il bello di Terre di Toscana è che pur essendo una vetrina veramente grande (per quantità e per qualità) è rimasta una manifestazione a misura d’uomo, non dispersiva, dove ancora il rapporto umano è possibile.
Impossibile scrivere di tutti i vini presenti (vorrei vedere voi con 600 etichette…), e nemmeno di tutte le aziende quindi dedico qualche parola a quelle che mi hanno particolarmente colpito.

Inizio con SATOR, una piccola  azienda di Pomaia, con vigneti prevalentemente giovani, che produce vini da monovitigno interessanti tra i quali un vellutato merlot in purezza con una barrique presente ma non invasiva, un sangiovese ed un ciliegiolo sempre in purezza ed altrettanto piacevoli. Produce anche  un rosato da ciliegiolo che ho immaginato perfetto con una serie di piatti toscani , dalle zuppette di pesce alla pappa al pomodoro, forse anche con una panzanella  e uscendo dalla toscana anche con una pizza. Insomma una versatilità che mi ha fatto venir voglia di sorseggiarlo partendo già dall’ aperitivo in riva al mare.
Proseguo con RIECINE, che non ha bisogno di presentazioni, e che mi ha conquistato il palato con il suo Riecine di Riecine 2014, un Sangiovese IGT  di una eleganza che nella sua semplicità e facilità di beva mi ha piacevolmente stupito, così come avrei continuato a bere, e non solo a degustare il Palmina 2017, un rosato da Sangiovese complesso e rotondo ma al tempo stesso fresco e sapido. Ottimo come aperitivo ma assolutamente perfetto per accompagnare piatti anche saporiti.

Non posso non raccontare il mio avvicinarmi con scetticismo al banchetto di Castello di Rampolla, azienda che ben conosco e apprezzo. Allora a cosa era dovuto lo scetticismo, vi chiederete? Al fatto che un collega mi aveva consigliato di assaggiare il loro vino “in anfora”… lo so, sono prevenuta, ma ognuno ha i propri limiti. Non amo questa tipologia di vini e quindi  ammetto di avere pregiudizi, che però ho messo da parte e ho fatto bene.  Il Sangiovese di S.Lucia è un vino da sangiovese in purezza interamente vinificato in anfore di terracotta o, come l’enologo presente ci ha tenuto a precisare, di cocciopesto (un misto di terracotta, cemento e laterizi tritati, da cui il nome coccio pesto, appunto). Vendemmia manuale e  dopo una selezione  le uve migliori vengono diraspate e leggermente pigiate. La fermentazione dura circa una settimana e la macerazione sulle bucce circa 4 settimane in totale. L’affinamento è di 16 mesi in terracotta e 6 in bottiglia. Il risultato è un vino di una piacevolezza disarmante. Peraltro senza solfiti aggiunti.


Interessante la produzione della Fattoria Loppiano e la loro filosofia di rispetto per l’uomo e per l’ambiente che li ha portati ad una produzione biologica certificata dal 2001.
Tra tutti ho apprezzato Eletto, un bianco toscano IGT  Muller Thurgau in purezza, con un naso caratteristico ma per niente invasivo e stucchevole e il Vinsanto DOC  da uve Malvasia del Chianti e Trebbiano toscano appassite sui graticci da settembre a gennaio e fermentato in caratelli di rovere per circa 3 anni. Delicato e di facile beva, senza troppe pretese ma perfetto per accompagnare pasticceria secca.

Ho concluso il mio tour con due declinazioni di Sangiovese, grosso e gentile: Sesti e Boscarelli. Un fantastico Brunello di Montalcino  2013, che, usando una descrizione sicuramente apprezzata da Giuseppe M. Sesti (appassionato di astronomia) ha una congiunzione astrale super favorevole ed i pianeti del gusto, del piacere, dell’eleganza e della persistenza allineati perfettamente. La 2013 è stata una buona annata che ha regalato brunelli con buone acidità e tannini interessanti che possono virare verso la dolcezza, ma lavorare bene è importante e Sesti lavora bene. Così come, che ve lo dico a fare, lavorano bene i fratelli De Ferrari, proprietari di Boscarelli, ed il loro Vino Nobile di Montepulciano Riserva  2013 ne è la dimostrazione.

Esco con il solito rammarico di non essere purtroppo riuscita ad assaggiare tutto, alzo il calice agli amici dell’Acquabuona dicendo “Ad Majora” e vi do appuntamento all’anno prossimo per la 12^ edizione di Terre di Toscana, senza dimenticare che il 20 ed il 21 maggio ci sarà la 6^ edizione di Terre d’Italia, con la presenza di ottanta grandi produttori provenienti da tutta Italia.

 

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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