Nello stesso anno del traguardo dei 100 anni del Chianti Classico, compie gli anni un altro Chianti: il Chianti Colli Fiorentini, che nel 2024 raggiunge i trenta.
Candeline a parte, spente nelle scorse settimane alla Camera di Commercio di Firenze, la testimonianza diretta di Ferdinando Guicciardini (primo presidente del Consorzio) sulla nascita della denominazione ci ha fatto calare per qualche minuto in quel 5 settembre del 1994:
“Nel 1994 la zona del Chianti era ampia, ed avevamo la necessità di individuare zone più piccole per differenziarci dagli imbottigliatori che avevano politiche completamente diverse dalle nostre”. Il nome Chianti Colli Fiorentini, ha spiegato Guicciardini, all’epoca si poteva già usare per l’export, ma nessuno lo utilizzava perché era sconosciuto. “Pertanto ci siamo attivati. dovevamo acquisire una valenza”. L’idea di creare un consorzio di tutela nasce alla Fattoria Il Corno durante la Festa dell’uva. Nel frattempo Ugo Bing fece uno studio morfologico dei terreni e socio-economico necessario a stabilire delle linee guida sulle zone da includere nella denominazione.
Un salto dalla memoria storica al presente, ce lo ha fatto fare l’intervento del presidente odierno, Andrea Corti: “Chianti e Firenze sono due parole molto conosciute, e avere Firenze nel nome è importante”.
La dichiarazione di intenti è quella che poi ha guidato il focus dei nostri assaggi per restituirvi una pennellata di questa sottozona: “Vogliamo consacrare il Chianti Colli Fiorentini a vino contemporaneo, conviviale, caratterizzato da bevibilità, freschezza, un vino gastronomico”. Espressioni che gli attribuiscono un apparente animo semplice, immediato, da associare a un prodotto con un rapporto diretto con l’identità territoriale. Il futuro auspicato? Qualità e una comunicazione che non dia pacche sulle spalle ai produttori, bensì trasmetta l’immagine di un vino socievole, che crea aggregazione, per bere meno ma bere meglio.
Queste affermazioni hanno solleticato il focus dei nostri assaggi, che si sono indirizzati alle annate che per immediatezza e prezzo dovrebbero abbracciare questi valori. I vini a base Sangiovese 2022 e 2023 versati, confermano l’animo riconoscibile del sangiovese, fresco, a tratti non ancora domato dal tempo, toscano come uno se lo immagina se conosce un minimo il vitigno. Prezzi intorno a una media di 15 euro. Tutti elementi che fanno auspicare che il gruppo di produttori riesca a far decollare il connubio Chianti e Firenze, una realtà che la vicepresidente della Regione Toscana Saccardi, ha ribadito essere importante.
Chianti e Firenze sono due parole che raccontano tanto senza aggiungere altro e soprattutto sono capite in molte lingue senza essere tradotte. Se l’identità del Chianti è indubbia dentro i calici, una comunicazione come quella auspicata dal presidente Corti può aiutare il consumatore a intercettare un itinerario diverso, soprattutto oggi, con molti turisti che vogliono assaporare lo stile di vita italiano ma fuggono le esperienze affollate nella splendida città rinascimentale. Noi facciamo il tifo sia per il Chianti che per Firenze.
Il consorzio in numeri nel 2024
- 350 ettari di superficie vitata
- una produzione annua di 20mila quintali di uva
- 900 mila bottiglie
- Una quota export del 55-60%