Terre di Toscana: dal vino al cioccolato è sempre da gustare6 min read

Ancora una volta lo staff de l’Acquabuona, che quest’anno festeggia i suoi primi vent’anni, dodici dei quali dedicati all’organizzazione di Terre di Toscana, non ha deluso.
All’Una Hotel Versilia di Lido di Camaiore, il 3 e 4 Marzo, erano centotrenta le aziende presenti, provenienti da ogni angolo della toscana; otto gli artigiani del gusto che occupavano lo spazio food con le loro leccornie, cinque gli chef che si sono alternati Lunedì 4 marzo nell’edizione 2019 di Golosizia, lo showcooking ideato dal giornalista Claudio Mollo. Inoltre  da non dimenticare  le due degustazioni  del ventennale, con vini rigorosamente dell’annata 1999, che si sono svolte Domenica 3 Marzo: “Sangiovese & Co.”  moderata e condotta da Fernando Pardini e “La nuova tradizione” moderata e condotta da Ernesto Gentili.

Impossibile ovviamente parlare di tutti, quindi citerò random qualcuno che per qualche motivo mi ha colpito, senza ovviamente togliere niente a tutti gli altri vignaioli dei quali, non ci crederete, ma ho comunque assaggiato (ed apprezzato) ciò che presentavano della loro produzione.
Sator, che lo scorso anno avevo scoperto con il Rosato ottenuto da uve provenienti dalla prima vendemmia di parcelle coltivate a ciliegiolo, quest’anno l’ho apprezzato con Artume, un IGT ottenuto dalle migliori uve  di due varietà: Fiano al 67% e Vermentino al 33% vinificati separatamente. Molto piacevole con naso di macchia mediterranea, salvia e rosmarino che ritrovi in bocca con un leggero amaro nel finale. Interessante il Montescudaio Rosso, uvaggio di Sangiovese e Teroldego (cosa particolare perché vitigno raramente coltivato in toscana).

Cercando poi di assaggiare anche cose non “scontate” al tavolo di Michele Satta mi ha incuriosito Michè,  il metodo ancestrale da Sangiovese, bello fresco, acido, piacevole senza pretese, e il Marianova: il primo Bolgheri Superiore senza vitigni bordolesi nell’uvaggio (50 % di sangiovese e 50% Syrah): un taglio inedito per la zona di Bolgheri.

Così come ho trovato interessante il Rosato IGT toscana di Sanlorenzo, a dimostrare che Montalcino non è solo Rosso e Brunello. Ottenuto da uve sangiovese per salasso, fermentato ed affinato in barriques, ha un colore rosa acceso, non ha molto naso, con qualche nota verde ma anche fruttata di ciliegia e altri frutti rossi ed in bocca è fresco e piacevole, sicuramente ottimo per accompagnare certi piatti di pesce. Molto buono il Fedespina 2016, dell’omonimo podere che si trova sulle colline massesi: un Pinot Nero in purezza con profumo tipico e retrogusto di fragola.

Al tavolo de Il Colombaio di Santa Chiara, azienda di San Gimignano, oltre alla “scontata” vernaccia, l’IGT Cremisi,  un piacevolissimo Rosato da sangiovese che prima veniva ottenuto  per salasso invece adesso da una prima vendemmia alla quale segue una breve macerazione pellicolare in pressa per 4-6 ore ed una fermentazione a temperatura controllata.  Fragole e lampone al naso, sapido ed equilibrato in bocca. Ottimo anche il Campale 2016, Chianti dei Colli Senesi, Sangiovese 80% e Merlot, giovane, fresco, fruttato, di facile beva, morbido,  mi piacerebbe provarlo con un cacciucco alla viareggina.

La particolarità e la bellezza di Terre di Toscana, che ogni anno cresce in quantità e qualità dei partecipanti, è che puoi veramente spaziare tra le eccellenze di tutta la regione, attraversando tutti i disciplinari e così  tra Rosso, Brunello, Chianti Classico e non, Nobile di Montepulciano, Morellino e Riserve arrivo anche al banchetto di Franco Pacenti Canalicchio ed assaggio  un ottimo Brunello 2014 con un naso particolarmente balsamico, un 2013 aggressivo, opulento, più “tipicamente old style”, un 2011 molto elegante ed infine una riserva 2012 fresca, con bei profumi e note balsamiche.
Da Boscarelli poi,  pur degustando ed apprezzando tutto, sorvolo sul rosso, sul vino nobile di Montepulciano e pure  sulla riserva e mi limito a segnalare l’emozionante Occhio di Pernice 2009 con note di fichi freschi maturi, fichi secchi, frutta secca, frutta candita che partono leggere al naso facendosi sempre più intense ed esplodono poi in bocca in tutta la loro dolcezza senza essere stucchevoli.
Molto ci sarebbe da parlare anche di Capitoni, ma a parte segnalare un Troccolone (sangiovese da uve di una sola porzione di  vigneto fermentate  in anfore di terracotta) del 2018,  già bello ma ancora troppo giovane, e le due riserve 2015 di Capitoni (Sangiovese 80% e Merlot 20%) e di Frasi (maggioranza Sangiovese con una punta di Canaiolo e pochissimo Colorino), vorrei dedicare solo due parole, anzi tre, alle due vecchie annate degli stessi vini, un Frasi 2006 e un Capitoni 2002: ancora incredibilmente giovani.

Del Castello di Monsanto mi è piaciuto molto l’IGT Collezione, Chardonnay in purezza nato nel 1980 da una sfida di Fabrizio Bianchi di creare un bianco  in una terra non propriamente vocata, vinificato per metà in botti francesi e per metà in acciaio e poi assemblato e lasciato in bottiglia due anni prima della vendita. Quanto alla vecchia annata di Chianti Classico Riserva Il Poggio del 1969 che dire? Emozione pura allo stato liquido.
Ottima come sempre la produzione di Roccapesta, una delle espressioni più interessanti del panorama maremmano sia con la DOC Maremma Toscana che con i Morellino e la riserva. Ho promesso ad Alberto Tanzini che tornerò a trovarlo e spero di poterlo fare presto, ho uno splendido ricordo della verticale che facemmo con lui e Carlo Macchi durante la visita in azienda qualche anno fa
Ho l’imbarazzo della scelta a citare un solo vino della Tenuta di Capezzana, perché al di là dell’affetto che mi lega a quella famiglia, trovo che i loro vini, anche i più semplici, siano veramente di piacevolissima beva: su tutti cito il grande Vin Santo.

Chiudo la parte enologica con la scoperta di quest’anno: l’azienda Castellari dell’Isola del Giglio, presente con il Calzo della Vignia (scritto proprio così, non è un refuso n.d.r.), da uve Ansonica in purezza, raccolte e selezionate a mano a  inizio settembre e poi lasciate fermentare e macerare sulle bucce per 3 mesi. Il vino viene poi passato in barriques francesi per 6 mesi e affinato in bottiglia per circa 9 mesi. Il risultato è un prodotto piacevolmente intenso, minerale, che profuma di mare e macchia mediterranea, in bocca è pieno e sapido.

Una bellissima sorpresa nello spazio food è stata lo stand di NOALYA, un’azienda di Ponsacco creata da un Willy Wonka toscano, il maestro cioccolatiere Alessio Tessieri, che ha una piantagione di cacao di proprietà in Venezuela  e fa arrivare  altre fave di cacao  da Colombia, Trinidad, Ecuador, Tanzania, Madagascar e Vietnam. Ma a parte la degustazione delle varie specialità che mi hanno fatto tanto sentire come uno dei fortunati bambini che avevano vinto il biglietto dorato per entrare nella fabbrica di cioccolato, quello che mi ha catapultato in un viaggio di gustosi sensi è la degustazione di due piatti ideati dallo chef  Stefano Cipollini, coordinatore didattico della Scuola di Cucina Tessieri, un vero e proprio atelier di cucina il cui supervisore  è lo chef stellato Cristiano Tomei.

Il primo assaggio è una tartare di manzo con olio, sale affumicato, pepe, fave di cacao appena tostate e sbriciolate con una fonduta di pecorino semistagionato e cioccolato fondente  85% Noalia 309. In bocca gli ingredienti si fondono perfettamente senza che nessuno di loro prevalga sull’altro lasciando il palato perfetto e il senso del gusto più che soddisfatto.
Gli ingredienti che componevano il secondo assaggio erano invece lingua cotta per 24 ore sottovuoto in un brodo aromatico di alghe e spezie, accompagnata da salsa dolce e forte composta da zucchero di canna caramellato, succo di arancia, cacao amaro Noalya e cacao del Venezuela al 72% e miele di elicrisio. In questo caso gli ingredienti entrano in bocca  ben distinti, mescolandosi solo in un secondo tempo sposandosi comunque in una goduriosa armonia.

Esco come sempre soddisfatta, con in tasca appunti di conferme e nuove scoperte in attesa della prossima edizione, ma intanto diamoci appuntamento al 19 e 20 Maggio prossimi, sempre all’Una Hotel di Lido di Camaiore, dove un parterre di 80 aziende provenienti da tutta Italia animerà  la 7^ edizione di Terre d’Italia. Noi ci saremo. E voi?

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


LEGGI ANCHE