Tanto di cappello a Paolo Vodopivec e a Sandro Sangiorgi3 min read

Sarebbe facile e profondamente ingiusto entrare a gamba tesa su “La forma e la sostanza, le luci e le ombre” un importantissimo quanto breve scritto (lo trovate qua sotto e vi consiglio di leggerlo tutto con attenzione ) firmato da Paolo Vodopivec, come presidente del consorzio Viniveri e da Sandro Sangiorgi.

Come dicevo sarebbe qualunquistico, sbagliato e controproducente per il mondo del vino in generale commentare con frasi del tipo “Era l’ora”, “Lo capiscono adesso”, “Quando lo dicevo io”.

Siamo di fronte ad un momento importante, quello in cui le associazioni e i produttori di vino naturale vogliono chiaramente iniziare a dividere il grano dalla pula, cioè correggere un’anomalia che rischiava e rischia di inficiare il lavoro di tanti bravi produttori.

Il vino naturale non deve avere difetti o anomalie allo stesso livello degli altri vini e quando questo succede, come negli altri vini, va corretto e non certamente preso come un carattere distintivo.

Da anni tanti produttori che si definiscono naturali ritengono, come giustamente viene sottolineato nel testo, che se un vino è genuino è per forza buono, cioè scambiano la qualità con la genuinità. Questo è falso e la rettitudine morale di Sandro e di Paolo non poteva non riconoscerlo.

 

Il problema per tutti viene adesso: nel mondo dei vini definiti naturale sia per convincere chi sbaglia a sistemare le cose, sia eventualmente per prendere le distanze da chi ostinatamente non vuole o non riesce a cambiare. Ma anche il resto del mondo del vino deve prendere queste poche ma intense righe come un ponte che si sta creando e che dovrebbe avvicinare (stavo per scrivere unire, ma forse adesso è chiedere troppo) i due mondi, perché deve essere chiaro a tutti che nessuno ha ragione per diritto divino e che anche nel mondo dei vini che non si definiscono naturali i difetti, le puzze, i problemi ci sono, eccome.

Ma c’è un argomento che mi interessa particolarmente ed è quello che spacciare difetti, problemi tecnici e analitici per pregi ha portato tanti giovani che si sono avvicinati al vino a fare proprie regole degustative sbagliate e ha difenderle ad oltranza, di fronte anche alla stessa evidenza dei fatti.

 

 

Per questo  mi rivolgo soprattutto a Sandro Sangiorgi, (che per la verità queste cose le aveva già dette su Porthos), al saggio insegnante che è in lui e che dovrà sobbarcarsi l’onere di far capire, bicchiere in mano, quello che altri hanno volutamente travisato per anni. Hai davanti un compito difficile ma molto stimolante caro Sandro e credo che solo tu o pochi altri possiate svolgerlo, perché se i consigli di degustazione arrivassero “dall’altra parte della barricata” quasi sicuramente non sarebbero presi in considerazione.

In definitiva le poche righe di Paolo e Sandro tracciano un positivo e auspicato punto di non ritorno per il mondo dei vini naturali: oramai nessuno potrà più attaccarsi al vaghissimo concetto che “basta essere naturali” e va tutto bene. La conoscenza della vigna e della vinificazione ha un portato di regole che vanno oltre il modo con cui ti approcci a questi mondi e che non puoi stravolgere a piacimento, camuffando il tuo risultato dietro una sigla che per tanti bravi produttori è un vanto, mentre per alcuni e solo un modo per nascondere incuria o incompetenza.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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