Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, Hors-série n.36, 20192 min read

L’enoturismo  è il tema principale di questo numero estivo  fuori collezione, con la proposta di 12 diversi itinerari di viaggio in altrettanti territori vitivinicoli della Francia. Si comincia da sud, dalle regioni mediterranee, dalla Provenza al Roussillon (questa volta non c’è la Corsica), per toccare , risalendo da sud, prima quelle dell’ovest  (Sud-Ouest, Médoc, Saint-Emilion) , poi quelle del centro (Bourgueuil, nella Loira), del nord (Champagne) , quelle orientali (Alsazia, Borgogna), e infine  la Valle del Rodano. Accanto a quelli più conosciuti e in parte  scontati, come l’itinerario cicloturistico tra le vigne della Côte d’Or, ve ne sono altri più insoliti e forse più interessanti per chi  abbia viaggiato più volte nella Francia vitivinicola, il Gard, il Luberon e l’Auvergne. Per ogni destinazione, oltre ad una descrizione introduttiva . diversi riquadri e finestre danno consigli su mete particolari, ristoranti e bistrot, alberghi, oltre naturalmente domaines vinicoli.

Questo numero però è  dedicato (in particolare la prima parte del fascicolo) anche alla viticultura bio e alla biodinamica, sempre più popolari in Francia. Le aziende vinicole certificate come bio erano meno di duemila (1907) appena nel 2007, più che triplicandosi nell’arco di un decennio (nel 2017 erano infatti 5834), e anche Bordeaux , che ha vissuto molto male  le due inchieste di Cash Investigation dedicate ai trattamenti chimici in vigna nella Gironde, ha recentemente messo in opera una rete di 800 aziende che aderiscono a un sistema di conduzione delle vigne (SME)  impegnato a ridurre drasticamente l’impiego di sostanze chimiche nelle vigne.

La RVF sempre più impegnata su questo fronte (nell’ultima guida ai migliori vini di Francia, nel 2019, 427 domaines segnalati su 1120 sono certificati bio o biodinamici e il numero è destinato a salire)   esamina il tema in sette diversi articoli.

Il primo di essi  è un veloce itinerario tra i libri  dedicati alla vitivinicultura biologica e biodinamica. Nel successivo Jérôme Baudouin  presenta un’inchiesta sugli sviluppi e le prospettive del biologico nel mondo del vino francese, e in un altro, Fabien Humbert aiuta il lettore a districarsi tra gli ormai sempre più numerosi marchi che contraddistinguono le aziende impegnate in campo ambientale, da Demeter e Biodyvin, tra i più noti, ad altri meno conosciuti, specificando per ognuno di essi  le caratteristiche e le richieste  per il riconoscimento.

Più avanti, ancora Baudouin  ricostruisce le origini della biodinamica, dalle sue radici steineriane ai giorni nostri, poi Pierrick Jégu spiega il vino nature rispondendo a dieci domande essenziali.

Concludono questo nucleo monografico un articolo sul contributo delle nuove tecnologie  (impiego crescente di droni e robots, decarbonizzazione) alla conservazione dell’ambiente, e le osservazioni di Olivier Poussier (già miglior sommelier del mondo nel 2000 e da sempre collaboratore della RVF) sul “gusto” dei vini bio: sono davvero diversi e in che senso da quelli  tradizionali?

Anche la “grande intervista”  che chiude il fascicolo ritorna sul tema, dal momento che il suo destinatario è Olivier Humbrecht, del Domaine Zind-Humbrecht, tra quelli maggiormente impegnati nella biodinamica in Alsazia.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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