Stampa estera: Terre de Vins, Speciale sulla viticoltura sostenibile.4 min read

“Exploitation durable” e “Occitanie” sono le parole-chiave di questo numero “fuori serie” di TdV. Le iniziative in atto per sviluppare una vitivinicoltura sempre più sostenibile e i territori del Sud della Francia  vengono declinate in un fascicolo monografico di un’ottantina di pagine a colori, costruito  su un modello molto simile a quello di altri numeri speciali degli anni scorsi.

Il prologo è affidato alle cooperative virtuose, che già da 15 anni sono impegnate sul fronte della sostenibilità a tutti i livelli (ambientale, economico, sociale).  Oggi 120 cantine cooperative occitane sono etichettate come HVE (Haute Valeur Environmentale): raggiunti ormai gli obiettivi che il movimento si era proposto nel 2019,  la spinta è a rendere perenne l’impegno in questa direzione.

Ad esso seguono quattro capitoli- uno per ciascuno dei territori considerati-dedicati a quella che TdV chiama “la tribù”.  Ogni capitolo comprende  le testimonianze di sei aziende, il punto di vista di un ambasciatore (o ambasciatrice) del territorio in esame, e  selezioni di “pepite”, ossia vini di ottima qualità rappresentativi della sua distintività.

Si comincia  con l’IGP Pays d’Oc, “promossa” da Céline Richard,  a capo dell’azienda familiare dei vini Richard, accanto al padre André e alla sorella Corinne, che esprime  la sua preoccupazione per  la crisi dell’ approvvigionamento di vetro e le responsabilità connesse  alla gestione dell’energia e delle materie prime. Le aziende prescelte sono tutte etichettate come biologiche, biodinamiche, HVE o facenti riferimento ad altre certificazioni, come Agri Confiance e Vignerons Engagés. Le pepite, bianche (chardonnay e sauvignon, ma anche rolle e mauzac)  e rosse ( monovitigno di varie varietà internazionali o locali, come il marselan, o di assembalaggio), sono selezionate da Serge Navel. 

Lo stesso modello appena descritto è poi replicato per la Languedoc e le altre regioni occitane.  Della Languedoc l’ambasciatore è Georges Gracia, Presidente delle sezioni Languedoc-Roussillon  e Valle del Rodano Sud della Sommellerie francese, che sottolinea l’esistenza, nei territori del Sud della Francia, una  disposizione molto favorevole verso la coltivazione biologica. Le aziende-che non citerò- presentate  sono anch’esse in conduzione biologica o biodinamica , distribuite tra le varie appellations, da Faugères a Pic-St. Loup. Le pepite, scelte sempre da Navel, riguardano, in bianco e in rosso, l’IGP Coteaux du Pont du Gard  e i bianchi di Picpoul de Pinet Premium.

Vigne del Roussillon

Il Roussillon ha come ambasciatore Fabienne Bonet, Presidente della Camera dell’Agricoltura dei Pirenei Orientali e Lei stessa viticultrice, che parla della siccità. I sei Domaines prescelti per questo servizio  producono i loro vini nell’AOP Côtes-du-Roussillon e Côtes-du-Roussillon Villages o nell’IGP Côtes- Catalanes. Le pepite del Roussillon sono scelte da Yves Zier, che ha selezionato i migliori vini dell’IGP Muscat de Rivesaltes  e i bianchi delle Côtes Catalanes.

L’ultima tribù è quella del Sud-Ouest,  culla di numerose varietà autoctone, con le sue appellations (da Madiran a St- Mont). Ambasciatore di questo territorio è un’altra donna, France Gerbal-Médalle, Direttore  dell’Ufficio Turismo di Lisle-sur-Tarn, naturalmente attivissima sul fronte dell’enoturismo. Le pepite di quest’ultimo territorio sono state selezionate da Frédérique Hermine: le sue scelte sono cadute sui bianchi e i rossi dell’IGP Côtes du Lot, i primi a base di chenin, chardonnay e sauvignon , e col malbec protagonista dei secondi,  e i deliziosi Pacherenc du Vic-Bilh, dove dominano il petit e il gros manseng e le meno conosciute varietà petit corbu e arrufiac.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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