Stampa estera. Terre de Vins, Spécial Hors-série sullo Champagne6 min read

Si tratta di un numero speciale “fuori-serie” interamente dedicato allo Champagne, un’isola felice, come scrive nel suo editoriale Rodolphe Wartel, tra le traversie attuali che investono il mondo del vino: l’incertezza del contesto,  il calo dei consumi interni di vino, gli espianti attesi a Bordeaux, le minacce climatiche … Nella Champagne, invece, tutto sembra andar magnificamente bene: ogni giorno c’è una notizia di nuovi impianti, nuovi investimenti, un interesse crescente di consumatori e turisti. 

Lo testimoniano le numerose news dell’”Actu” che apre la rivista,  eventi come la nuova esposizione “Ephemère” (giunta alla XVI edizione) del Domaine Pommery, il sito di Reims col più alto numero di visitatori (150.000)  delle sue storiche cantine,  gli incontri-intervista con i direttori delle grandi Maison: da Jean-Marc Gallot, da otto anni Presidente di Veuve Clicquot, protagonista di “Sur le Divin”, che illustra i risultati lusinghieri ottenuti nel 2021 e nel 2022, dopo la crisi pandemica, e la creazione del nuovo sito produttivo de La Comète,  Frédéric Panaiotis  di Dom Ruinart , che parla della novità  introdotta col millesimo 2020 della Cuvée Blanc de Blanc, il “tirage sous liège”, e dell’azione condotta in Portogallo a favore della ricostituzione delle foreste di alberi da sughero, e ancora Denis Blée, direttore delle vigne e dei vini di Billecart-Salmon sulle novità introdotte nel leggendario Clos Saint-Hilaire,   Charles- Armand de Belenet, Presidente di Bollinger sui quattro cantieri inaugurati dalla Maison: un Hotel, una scuola, un nuova cantina per le vinificazioni e un piano d’azione ambientale, e infine Alexandre Bonnet e la filosofia borgognona del suo Domaine del gruppo Lanson.

L’ avventurosa  Saga dei Krug, una famiglia  di macellai originaria di Magonza, prima che avvenisse lo storico incontro a Parigi del capostipite, Joseph, con l’importatore di Champagne Jacquesson,  dagli inizi del lancio della propria marca , e poi, via via, di successione in successione, attraverso le due guerre , fino ai tempi attuali,  è raccontata da Olivier Krug,  seconda generazione di direttore della Maison senza esserne proprietario: dopo l’acquisto da parte di Rémy Martin negli anni ’70 ,  l’entrata nell’orbita di LVMH nel 1999, senza che venisse minimamente intaccato il legame viscerale con l’azienda. Finalmente dotato di una rete di distribuzione degna di questo nome, lo Champagne Krug conobbe una vera e propria esplosione in Italia, favorita da un mercato senza pregiudizi di marca, e poi, 25 anni dopo, in Giappone. Il resto è storia recente di una Maison iconica, che possiede 21 ettari di vigne, pari a un quinto dei suoi approvvigionamenti, e che si poggia su una rete di 100 vignerons distribuiti in tutti i territori dell’appellation. Ogni anno, per l’elaborazione della nuova edizione della Grande Cuvée, la più conosciuta delle sue cinque, si fa ricorso a 250 vini dell’annata e 150 di riserve, tutti provenienti da parcelle differenti.

La grande degustazione (report di Yves Tesson) consta di una ventina di pagine a colori con le schede dei migliori assaggi suddivisi in tre grandi categorie: Brut, Extra-Brut, Brut Nature. Ciascuna di esse, oltre a una breve descrizione, alla valutazione (espressa in ventesimi) regionale, gli accordi e  al prezzo, riporta un “accord” raccomandato, e-se è il caso- eventualmente accompagnato dal simbolo del “Coup de coeur”. Non proverò neppure a sintetizzarne i risultati, limitandomi a riportare la cuvée che ha ottenuto il miglior risultato (indipendentemente dal suo costo) e quella che ha invece ottenuto la valutazione più alta al di sotto della fascia dei 40 euro. Top score (19/20) è stato quello della cuvée LPM, un Extra-Brut di Ullens, un eccellente pinot meunier  “omaggio” alla Petite Montagne di Reims in vendita a 65 euro.  Di poco inferiore la valutazione del Collection Privée Brut Réserve di E.Michel (18.5/20), disponibile al costo di soli 29 euro.

La degustazione principale è accompagnata da due vetrine, rispettivamente dedicate alle migliori bottiglie delle Cooperative (da Feuillatte  a Palmer e  Deveaux e dall’ottima Mailly  a H. Blin) e al millesimo 2013 e al suo successo inaspettato ( segnalo il Grand Cru millesimato della Cooperativa Le Mesnil, un piccolo gioiello da 30 euro), e due verticali : il Canard-Duchêne Millésime e il Brut millesimato di Taittinger. Nessuna ricetta sulle proporzioni dei vitigni base né dei crus impiegati, ma la semplice ricerca della migliore espressione è l’opzione di Laurent Fédou per l’elaborazione della sua cuvée Millésime : 19/20 per le splendide annate 2008 e 2012.  Segue delle regole costanti invece il Brut millesimato di Taittinger: assemblage paritario di chardonnay e pinot noir, 70% di grands crus e 30 di Premiers, sempre dagli stessi terroirs della Montagne e della Côte des Blancs. TdV assegna 20 punti su 20 allo straordinario millesimo 1989, il più vecchio della verticale, valutazione mai più raggiunta nei millesimi successivi e 18/20 a 1996, 2008 e 2015.

Due begli itinerari eno-turistici nella regione della Marna presentano ai lettori di TdV due aspetti diversi del pianeta Champagne: il primo, firmato da Ives Tesson, volto alla scoperta dei siti sabbiosi, dei quali si parla assai meno della famosa “craie” champenoise, ma tanto ricercati dalle Maison per gli assemblage, e l’altro, di Jean-Michel Brouard  (“La machine à goûter le temps”),  alla ricerca degli Champagne “solera”. In ciascun itinerario i lettori sono inviati a scoprire sei diverse Maison che hanno valorizzato l’una o l’altra specificità. Per esempio, la Maison Pascal Ponson (Coulommes-la-Montagne) elabora tre cuvée mono-cépage a base, rispettivamente, di chardonnay, meunier e pinot noir. Il loro confronto permette di distinguere, negli aromi dello Champagne, la parte della varietà da quella legata ai suoli sabbiosi della proprietà: il primo si esprime su note floreali, il secondo nella rotondità e le note di albicocca, mentre il pinot noir su note di spezie e frutti rossi e neri. Pur nelle rispettive differenze, le tre cuvée mostrano una trama comune, di una salinità amara, senza il carattere iodato del sale sviluppato sui suoli gessosi. Nella seconda “escapade” TdV conduce i lettori da Épernay, dove è la Maison Alfred Gratien, a Reims, alla Maison de Champagne Palmer.  Ogni Maison ha una sua cuvée “perpetuelle”, elaborata col metodo solera, a cui concorrono diversi millesimi, in cui quello nuovo rivitalizza i precedenti e questi ultimi conferiscono l’impronta della Casa, conferendole identità e continuità .

Per finire, non potevano mancare un servizio sugli “Hotel particuliers” della grande borghesia di Reims, e   sulla tavola di un ristorante (quella de L’Assiette champenois di Tinqueux), dove gustare il famoso ratafià della Champagne.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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