Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, Hors-série no. 332 min read

Al centro di questo numero fuori collezione di fine anno sono i millésimes, ossia le annate. La RVF presenta  più di 400  cuvées emblematiche del vigneto francese dal 1830 (!) alla grande annata 2016, già considerata di vertice quasi due anni prima del suo rilascio.

E inoltre: i grandi Bordeaux nelle piccole annate; Storia: la nascita dei vini millesimati; Dibattito: sguardi incrociati Borgogna-Bordeaux; Verticale leggendaria, due secoli di Bollinger; Dieci vignerons raccontano il loro millesimo feticcio.

Molta carne a cuocere, in questo numero, introdotto da un editoriale di Jérôme Baudouin , sull’importanza dei millesimo come “ancrage memoriel” del vino. Apre il fascicolo il confronto tra Borgogna e Bordeaux attraverso l’incontro tra due personaggi emblematici dei due territori: Pierre-Henry Gagey, direttore della produzione della Maison Louis Jadot, e Michel Cazes, proprietario dello Château Lynch-Bages a Pauillac.

Ancora Baudouin  ricostruisce le origini dei vini millesimati e il ruolo fondamentale della bottiglia,  poi Olivier Poels descrive la straordinaria degustazione di  vecchie e vecchissime annate degli Champagnes Bollinger,  che conserva ancora nelle sue cantine 4000 bottiglie di annate storiche, un vero e proprio tesoro: l’annata più vecchia è quella del 1830, con  altre dell’inizio del secolo scorso, fra le quali una della mitica annata  1914 sboccata nel 1969.

Ancora Poels presenta le migliori bottiglie di Bordeaux delle annate “in 6”, partendo da quella più recente, a parte la 2016, cioè la 2006, per ritornare all’indietro fino al 1966. Il servizio che segue, firmato da Citerne, Maurange e Poels, affronta il tema: “Le annate minori possono dare grandi vini?”.Tra le annate recenti discusse nell’articolo: 2007, 2004 e 2002, per risalire fino al 1973 (un buon Fourtet).

Fabien Humbert tocca una pagina storica importante: quella degli anni della prima guerra mondiale e le vendemmie eroiche nella Champagne, tra bombe e gas venefici.

Siamo così arrivati al cuore di questo numero: 46 grandi annate delle vigne di tutte le grandi regioni del vino di Francia. Si comincia (in ordine alfabetico) con l’Alsazia, proseguendo fino al Sud-Ovest. Si tratta di una serie di articoli, uno per ciascuna regione, caratterizzati da una struttura comune: la presentazione delle migliori bottiglie selezionate tra varie annate, accompagnata dal ritratto di un personaggio emblematico, che propone il suo punto di vista su un’annata emblematica per la regione o per il suo Domaine.

Per l’Alsazia tocca a  Jean-Michel Deiss (varie annate), per Bordeaux parla Céline Villars-Foubet (Chasse-Spleen, 2016), la Borgogna è presentata da Lorraine Senard , della Maison di famiglia ad Aloxe-Corton (2005), mentre per la Champagne, Francis Égly  si sofferma sull’annata 1995, nella quale nacque il primo Coteaux-Champenois della Maison Egly-Ouriet, forse il più grande vino rosso fermo della Champagne.

Philippe Foreau (Clos Naudin) ricorda   “il miracolo” del 2008 nella Loira, infine per quanto riguarda il Rodano, Jean-Paul Jamet parla del 1991.

E ancora Fabien Duperray  discute il millesimo “estremo” 2017 nel Beaujolais, Jacques Puffenay (Jura) racconta il “salvataggio” del 2003, Marlène Soria il 1988 nella Languedoc, Luc de Conti,a Bergerac (Sud-Ovest), il favoloso 1996. Non restano che le rubriche  (shopping, libri, il quiz finale).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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