Stampa estera a Portata di clic: Decanter, vol 43, Novembre 20174 min read

In copertina una magnifica bottiglia di Château Mouton-Rotschild del 2014 accompagna il titolo principale, dedicato alla nuova generazione della famiglia Mouton-Rotschild.

Il servizio, firmato da Jane Anson, la nota esperta di vini di Bordeaux autrice del volume “Wine Legends”, dedicato ai Premier cru della Rive Gauche, é all’interno, all’incirca  nel mezzo di questo numero, ed é una interessante intervista ai tre nipoti del Barone Philippe Rotschild,che, dopo aver intrapreso differenti carriere, assumono il loro ruolo nella proprietà di famiglia.

Accompagna l’articolo una serie di schede di assaggio dei diversi vini prodotti dalla BPR  a Bordeaux, e nelle altre aziende vitivinicole possedute dalla famiglia.

Il secondo titolo più importante di copertina é per l’articolo di apertura di questo numero, riguardante i rossi nativi, cioé provenienti da varietà autoctone, del Portogallo.Sarah Ahmed presenta i 38 migliori assaggi anche per quanto riguarda il prezzo (da 8 a 25 sterline).Molto Douro,Alentejo, Dao, Bairrada: ma il numero 2, con 93 punti, é un vino (da uve Saborinho) delle Azorre.

C’é anche un po’ d’Italia, in copertina, con la brillante annata 2012 del Brunello. Al vino toscano é dedicato il primo dei due Panel tastings che costituiscono, come sempre, l’ossatura della Buying Guide, la sezione dedicata alle degustazioni seriali. E difatti i vini assaggiati e valutati sono 123. Gli outstanding (i vini di livello eccezionale, valutati almeno 95/100, che rappresentano il top della denominazione), sono sette, ma gli highly recommended (gli over 90 punti) sono moltissimi (ben 73, il 60% dei vini degustati), che sottolinea il valore dell’annata.

Non c’é solo Brunello, perché il ritratto di produttore scelto per questo numero é una nota vignaiola trentina, Elisabetta Foradori. Ne parla Christelle Guibert nel suo servizio, a centro numero, nel quale viene presentato anche l’assaggio dei suoi vini più rappresentativi.

Il quarto titolo di copertina é per i bianchi australiani e per i vini della Tasmania. In effetti in questo numero l’Australia ricorre più volte. Si comincia con la pagina di Jefford, che contrasta il modo (per lui opposto)  di rappresentarsi il mondo del vino in Francia e in Australia . Più avanti  ancora Sarah Ahmed parla dei  sorprendenti bianchi e Pinot noir della Tasmania. E’ poi ancora Australia nella degustazione di bianchi “da altre varietà” (cioé non Chardonnay e Riesling) presentata da Matthew Jukes (molto Semillon, ma anche Viognier, Roussanne,Chenin blanc , persino Vermentino e Assyrtiko).

Tra i titoli minori di copertina, riportati in basso, ci sono altri due articoli interessanti. Il primo riguarda lo Châteauneuf-du pape. Ne parla Matt Walls , che presenta anche i migliori 12 acquisti a suo parere in questa regione: al vertice, con 99 punti, l’Hommage à Jacques Perrin di Beaucastel del 2001, insolito Mourvèdre in purezza.Il secondo riguarda i Pinot noir della Germania, meno conosciuti dei Rieslings, ma di sicuro valore. Denominato localmente Spätburgunder,il Pinot nero tedesco é diffuso soprattutto nel Baden, con i suoi oltre 5.000 ettari , che rappresentano poco meno del 50% degli ettari complessivamente dedicati a questa varietà in Germania, ma ha una buona presenza anche nel Palatinato, nella Rheinessen e nel Württemberg , più marginalmente in Rheingau, Ahr, Mosella, Nahe e Franconia. “Una specie di Riesling rosso” dice un produttore, mentre Matthias Aldinger, nel Württemberg, dice che lo Spätburgunder, come gli spaghetti italiani,va servito “al dente”: decisivo é il tempo della vendemmia.

L’ultimo titolo (piccolo) di copertina é riservato all’itinerario di viaggio. Questa volta si va in SudAfrica,  a Hermanus, nella  Hemel-en-Aarde Valley, dove si svolge ogni anno lo spettacolare Whale Festival, il Festival delle balene.

Ma in questo numero c’é molto altro, che non é rappresentato in copertina. Innanzitutto l’altro Panel tasting, dedicato ai rossi della Spagna che si affacia sull’Atlantico  (Galizia e Paesi Baschi). A presentarlo é Pedro Ballesteros Torres. Al vertice degli assaggi, con 95 punti, un rosso da uve Merenzao, conosciuto localmente come Carnaz e Godello Tinto, ma si tratta del Trousseau dello Jura,  e un Ribeiro, da uve Caiño Longo in maggioranza, Brancellao e Souson.

Ci sono poi naturalmente le lettere dei lettori, le consuete rubriche (le notizie del mese, le Notes & Queries, i ristoranti, il Market Watch  e i prezzi dei vini pregiati, la leggenda del vino,un Vintage Port di Fonseca del 1963), l’editoriale di Stimpfig, che parla di Angelo Gaja e le pagine dei columnists: oltre a quella di Jefford, Kelley (la vendemmia del 1997 può rappresentare un punto di svolta stilistico del Cabernet della Napa Valley?) e la lettera dalla Toscana di Aldo Fiordelli (quando a Montalcino si producevano solo 13.000 bottiglie).

Come sempre, tra le pagine della Buying Guide, il Fine wine world di Steven Spurrier, cone i suoi assaggi e le sue scoperte,  e i week-days wines   di Christelle Guibert, con le bottiglie più interessanti per meno di 25 sterline (anche tre vini italiani). Struggente, alla luce dei devastanti incendi che hanno recentemente colipito quella parte della California, la grande foto a colori a due pagine del Jack London Vineyard, Sonoma, che apre , con  “The joy of terroir”, questo numero.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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