Stampa estera a portata di Clic: Decanter, vol 42, June 20173 min read

Ad aprile ci sono state le degustazioni dei primeur di Bordeaux, e naturalmente il titolo principale di copertina é per le prime valutazioni dell’annata 2016, annunciata già come una nuova leggenda.

Poi ancora molta Francia, perché gli altri titoli sono per un’intervista a Jean-Louis Chave, vigneron carismatico della Côte-du Rhône, il Muscadet, mai così buono, la guida allo Chablis.

I titoli minori, in basso, sono per gli Shiraz australiani, un itinerario nello stato di Washington e sul vino perfetto.

Ad aprire il numero é, come al solito, una bella foto a doppia pagina di una vigna: stavolta tocca Broadvieww, nella regione di  Finger Lakes.Dopo l’editoriale di Stimpfig, nel quale si afferma che é meglio bere un buon spumante che uno Champagne mediocre, e che ormai esistono altre opzioni per le bollicine, ci sono le notizie del mese (ancora la Brexit, il processo per frode a Charles Banks, l’acquisto, da parte dei Cazes, di Haut-Batailley dalla famiglia Borie, la riscoperta dell’Erbamat in Franciacorta), le lettere dei lettori .

Le pagine degli editorialisti: Jefford sull’eterna questione su varietà e terroir, Tesauro su ciò che occorre ai vini della Virginia per essere grandi.

Eccoci a Bordeaux 2016, con le impressioni e le valutazioni di Jane Anson. In sintesi: la 2016 é un’eccellente annata, anche se non per tutte le categorie di vini (i bianchi secchi e dolci  difettano di acidità). Per i rossi é un’altra questione, con molti vini vicini ai 100 punti.

Segue l’esame dettagliato, regione per regione, partendo dal Médoc, per poi passare alla Right Bank e infine ai vini del Sauternais.

John-Livingstone-Lermonth, specialista dei vini del Rodano, intervista Jean-Lous Chave , mitico produttore della cuvée Cathelin, poi Andy Howard presenta la sua guida per il consumatore dedicata allo Chablis : per lui i Premiers crus sono quelli col maggior valore in termini di qualità-prezzo, i più rewarding per il consumatore. 2014 e 2015 eccellenti , dopo un 2013 non deludente, ma da bere presto.

Anthony Rose discute, nell’articolo che segue, l’utilità ( e i pericoli) del recorking, ossia la procedura di risommatura dei grandi vini di vecchie annate.

Rob Mc Culloch cerca la formula dei vini da 100 punti, poi Stephen Brook presenta i vini dell’”isola di granito”, la Corsica.

Siamo intanto arrivati alla sezione delle grandi degustazioni. Due i Panel Tastings del mese: i Muscadet  lasciati lungamente sur lies (un trionfo di punteggi altissimi) e i value-Shiraz australiani (cioé quelli dal prezzo accessibile): qui non ci sono vini exceptionaloustanding, ma molti highly recommended.

Nella stessa sezione, Danny Cameron valuta i vini datavola del Douro, trovando molta freschezza ed eleganza e un buon equilibrio con la concentrazione.

Ancora: gli assaggi di Steven Spurrier, i week-day wines , con due vini italiani in evidenza (la Petite Arvine della Crotta di Vegneron  e una Corvina in purezza della Cantina di Negrar), i ristoranti , poi l’itinerario del mese, che conduce i lettori nello stato di Washington (Walla Walla), con gli indirizzi giusti. Nella parte didattica della rivista, le Notes & Queries e le schede sulle diverse varietà (questa volta é il Pinot noir precoce).

Si conclude con le pagine sul mercato dei vini, le aste  e gli investimenti (Richard Juhlin presenta la verticale del Clos du Mesnil di Krug, dal 1979 al 2003), le tabelle dei prezzi dei grandi Bordeaux e dei vini del resto del mondo.L’ultima pagina é per la leggenda del vino: l’opulento Pinot Grus Clos St. Urbain di Zind-Humbrecht del 1989.

£ 4.50

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE