Stampa estera a portata di clic: Decanter n. 5, February 20185 min read

Questo di febbraio é un numero doppio, in quanto include il supplemento “Italy 2018”. In copertina, però, il titolo centrale é per i vini della Borgogna, bianchi e rossi,  dell’annata 2016. Poi: i 30 migliori acquisti sotto i 30 pounds nel Nuovo Mondo; i nuovi risk-takers; gli assaggi dei vini del Rodano Nord 2015 e degli Chardonnay neo-zelandesi. I titoli piccolini, a fondo copertina: I ristoranti dell’anno; Carignano; Bassa California.

Il primo articolo, dopo le consuete rubriche, di cui parleremo dopo, é quello dedicato ai Borgogna dell’annata 2016: sorprendente, dopo le gelate, per qualità, con premiers e grands crus eccezionali e vini di grande valore nella Côte Chalonnaise. A firmarlo é William Kelley, che , oltre a indicare i migliori value-wines bianchi e rossi (Chablis, Côte Chalonnaise e Mâconnais per i primi, Côte d’Or in testa, ma anche bei rossi di Mercurey e Rully tra i secondi), riporta anche i suoi migliori assaggi tra i vini di prestigio:escludendo i vini del DRC, sempre vicini ai 100 punti, al top sono il Clos de Vougeot di Mugneret-Gibourg (97), il Musigny  di Drouhin (96), il Clos St. Denis di Dujac (96), il Montrachet di Marc Colin (96).

I risk-takers di cui parla il titolo di copertina sono quei professionisti che sono spinti a cambiare vita dalla  passione per il vino. Ci sono neuroscienziati come Ray Nadeson (Victoria, Australia) e ingegneri (aerospaziali) come Alie Shaper (Long Island, New York). Tra  quelli raccontati da Anne Krebiehl, c’é anche il marchigiano Corrado Dottori (La Distesa, a Cupramontana), un lavoro nella finanza, a Milano, ma con vigne di famiglia nelle Marche.

Miquel Hudin accompagna i lettori di Decanter alla scoperta del Carignan e della sua ascesa: dalla Catalogna al Languedoc (peccato aver dimenticato la Sardegna), é una delle varietà più diffuse nei blends del Sud d’Europa e dà vini emozionanti, anche se generosi di alcol.

Tocca poi a Peter Richards presentare i 30 grandi vini del Nuovo Mondo che si possono acquistare nel Regno Unito al di sotto della soglia delle 30 sterline: molta Australia, con 7 vini, altri 7 vengono dalla Nuova Zelanda, poi Sudafrica (5),Argentina (4), Cile (3), Stati Uniti con California e Oregon.Spicca un Syrah sudafricano del 2015 con 95 punti.

I Panel Tastings del mese, come annunciato in copertina, toccano questa volta i vini dell’annata 2015 del Rodano settentrionale  e gli Chardonnay neo-zelandesi. Grande annata per i primi, specie in Côte-Rotie, e lo si vede subito dai ben  7 outstanding wines (95-97 punti), di cui 4 dalla sola Côte-Rotie, ma brilla la piccola appellation di Cornas , con i suoi 3 outstanding e l’unico vino valutato come eccezionale: Les Grands Mûriers di Ferraton, con 98 punti. Gli Chardonnay neo-zelandesi assaggiati sono tutti del 2015 e 2016 (con qualche 2014).

Calda e secca, l’annata 2015 ha dato vini bianchi maturi e concentrati; calda, ma più umida, l’annata 2016 é stata molto propizia per i bianchi. I punteggi più alti (95/100) sono per due 2015, i due soli classificati come outstanding. Molti sono però i vini di grande qualità, stimati 90-94 punti.

Gli altri servizi di questo numero: un ritratto di Joško Gravner firmato da Tom Cannavan; il rinnovamento, su grande scala, del vigneto di Santa Rita, una delle aziende vitivinicole più grandi e famose del Cile; l’intervista di Stephen Brooks a Chris Howell, autore di grandi Cabernet-Merlot nella Napa Valley; l’itinerario del mese, con la guida alla Bassa California , alle sue migliori wineries e ai suoi ristoranti. Nella ristretta sezione dedicata alla gastronomia e ai ristoranti, Decanter presenta i due ristoranti vincitori del premio Hine: il gallese Ynyshir di Machynlleth, e l’ungherese Babel di Budapest. Le rubriche:dopo la grande foto a colori a due pagine scelta per aprire il numero (Keltern  Vineyard, nella Hawke’s Bay, Nuova Zelanda), l’editoriale di Stimpfig (sulle tecniche riduttive), le notizie del mese (l’impiego di robot in vigna, l’Asta dehli Hospices de Beaune…), le lettere dei lettori,  la pagina di Andrew Jefford, columnist di Decanter, che parla di una singolare degustazione di vini di Brouilly. E ancora: i vini di Spurrier (vini chiantigiani “dalla cantina” e “per la cantina”), i weekday wines di Christelle Guibert , le scelte dell’esperto (vini georgiani scelti da Simon Wolf), il market watch (ancora Borgogna), i prezzi dei grandi Bordeaux , infine la Leggenda del vino: Ermitage Le Pavillon Chapoutier 1991.

Eccoci al supplemento Italia. Viene pubblicato ogni anno, ed é praticamente una rivista parallela a quella principale, dedicata monograficamente ai vini italiani: 108 pagine a colori, che coprono un po’ tutto il territorio italiano. Ad aprirlo, un servizio di Richard Baudains dedicato ai grandi vini italiani poco conosciuti dal grande pubblico , come il Vinsanto Occhio di Pernice di Avignonesi o il Verdicchio di Villa Bucci. Ce n’é per tutti: oltre a quelli citati, uno spumante (il Giulio Ferrari riserva del Fondatore), bianchi (come il Trebbiano abruzzese di Valentini , il Soave classico vecchie vigne di Gini , il Feldmarshal di Tiefenbrunner),rossi sudisti (il Taurasi di Caggiano e il Cerasuolo di Vittoria di Occhpinti) e del Centro nord (Barbera Bricco dell’Uccellone e Chianti classico di Castell’in Villa), liquorosi (il Vecchio Samperi).

Si parla poi di cru-izzazione (!) del Barolo, dei top Pinot noir italiani (ovviamente Alto Adige, ma anche Pinot langhigiani, valdostani, toscani , friulani e persino siciliani). L’articolo che segue (inframezzato, come gli altri, da articoli promozionali) parla degli spumanti della Franciacorta (al Top la riserva Pas dosé 33 di Ferghettina, con 94 punti). Michael Garner presenta poi la sua Guida all’Amarone (95 punti per il Guglielmi di Jago 2007 di Villa Spinosa), poi Tom Hyland parla dei suoi 12 bianchi italiani preferiti : molto Alto Adige e molto Friuli, naturalmente, ma anche il Verdicchio di Andrea Felici, il Greco di Tufo di Pietracupa  e il Trebbiano di Emidio Pepe.

Ancora: un articolo dedicato ai vini dell’Emilia-Romagna (Lambrusco, Sangiovese, Albana passito), un check della Gran Selezione chiantigiana , la crescita del Brunello di Montalcino (può diventare “come” un grande Borgogna o Bordeaux? ).

Susan Hulme delinea il profilo regionale delle Colline Teramane, con i suoi produttori da seguire e i suoi vini bianchi e rossi top. Segue una panoramica sui vini da uve Aglianico campani (Irpinia e Sannio prima di tutto,con qualche presenza dal Cilento e dalla costiera amalfitana) e poi i rossi moderni della Puglia  secondo Simon Woolf (Primitivo, Negroamaro, spunta il Nero di Troia): i punteggi più alti a La Signora 2014, Primitivo di Morella, e al Pietra dei Lupi 2014, Nero di Troia di Casteldelmonte di Carpentiere , con 95 punti.

C’é ancora spazio per il Prosecco ( a sceglierli é Richard Baudains) e i vini delle migliori cooperative italiane: ovviamente piemontesi ead alto-atesine, ma ora anche sarde e siciliane.

 

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE