Stampa estera a portata di clic: Terre de Vins, n.66, 20205 min read

Un’estate “tricolore”, annuncia Rodolphe Wartel nel suo édito , quella che attende i francesi dopo il lockdown, ossia trascorrere le vacanze nel proprio stesso paese, e perciò il mondo delle vigne avrà un’occasione per recuperare e respirare con l’enoturismo. Il titolo principale di questo numero è però quello di “Estate in rosa”, che annuncia il grande ritorno dei vini rosé, amati dai francesi assai più dei bevitori nostrani, e una maxi-degustazione di 170 cuvées (tra cui 36 Champagnes) tra i 6 i 190 € tra le quali scegliere.

Gli altri titoli: V and B (Vins et Bières), intervista a Jean-Pierre Derouet, una success story di 215 (per ora) negozi per la vendita di vini e birre; la buona stella dei fratelli Ott, a capo dei Domaines che portano il loro nome, leader dei rosé della Provenza, da poco entrati nell’universo Roederer, e naturalmente i premiati del Concorso Terre de Vins a cui è dedicato un apposito inserto.

C’è naturalmente molto altro, a parte le numerose rubriche che aprono la rivista: la nuova AOC Corrèze ; la saga dei Lesgourgues; vini bordolesi sans soufre; i bianchi di Cassis; Fleurie, l’appellation benedetta dalla Madonna; vini bio di Chinon; la verticale di Haut-Bailly (2010 e 2009 una spanna su tutte le altre annate  degustate, dal 1998 al 2014).

Noi ci soffermeremo un po’ di più sulla saga della famiglia Lesgourgues, sulla escapade a Montagne-Saint-Emilion, e naturalmente sui rosé. Per chi non lo sappia, la famiglia Lesgourgues  possiede, dal 1974, lo Château Laubade, nota maison di Armagnac, che alle acquaviti aggiunge anche i  vini,  prodotti nelle altre proprietà di questa famiglia, originaria di Peyhorade, città guascone delle Landes, per molto tempo epicentro delle guerre di religione : Château Haut-Selve, nelle Graves, e Château Peyros, a Madiran. I Lesgourgues realizzano la bella cifra di 15 milioni di euro l’anno, hanno 55 collaboratori in Francia e 23 negli Stati Uniti, che curano le loro esportazioni.

Prima di entrare in possesso di Laubade, negli anni ’30  la famiglia era nel commercio, con una modesta attività di négoce: erano tempi di povertà , in cui c’era grande richiesta soprattutto di semi e di concimi. Poi, lentamente, venne l’ascesa: Jean-Jacques, figlio unico, compie studi agronomici a Montpellier, poi, dopo una parentesi militare in Algeria, fa ritorno a Peyhorade e perfeziona  gli studi complementari di economia a Pau. Il giovane Lesgourgues prende l’azienda in mano, si appoggia a un partner americano (la Cargill), specializzato nella ricerca biotecnologia e nella genetica vegetale.

L’azienda di espande rapidamente, passando dal commercio di grano al miglioramento delle colture, copre ormai l’intera Europa,  apre una filiale in Marocco, i 20 dipendenti degli inizi diventano 450. Originari della Guascogna, ovviamente i Lesgourgues l’Armagnac ce l’avevano nel sangue, e Laubade fornì l’occasione alla famiglia per affermarsi nel campo delle acqueviti…Ma il resto lo lasceremo scoprire al lettore amante delle saghe.

 

Domaine des masques

Eccoci ai rosé. Un gruppo di sei degustatori coordinati da Sylvie Tonnaire, redattore capo di Terre de Vins, che ha valutato i rosé della Languedoc, ha assaggiato i rosé di  alcune delle regioni maggiori produttrici (ovviamente Provenza, Corsica, Languedoc-Roussillon, Bordeaux e Sud-Ovest, Rodano e Champagne) ripartendoli secondo le loro specializzazioni  (ad es. Audrey Marret ha degustato i rosé di Bordeaux e Geoffrey Orban gli champagnes rosé). Gli assaggi sono stati effettuati principalmente in occasione della presentazione del millesimo 2019 a Wine Paris, Vinexpo e Millésime Bio, e infine da campioni ricevuti dalla redazione a seguito dell’invio spontaneo dei produttori. Ciascun vino degustato è presentato da una breve scheda, nella quale sono riportate le note principali insieme con il prezzo (ma senza alcuna valutazione). Segnalerò solo i coup de coeur e , tra questi, quelli col prezzo più conveniente. Provenza: l’Exception , IGP Méditerranée del Domaine des Masques e il Coteaux-Varois-en Provence dello Château Bellini, entrambi in vendita a € 12.80; Corsica: E Croce, Patrimonio del Domaine Yves Leccia, € 15.00; Languedoc-Roussillon: il Corbières di Clos Canos, 8 euro (altri due costano meno o non oltre i 10 euro); Rodano: L’Ambigü, Côtes -du-Rhône-Villages-Roaix del Domaine Pique-Bass, € 8.50; Bordeaux- Sud Ovest: il Bordeaux rosé di Château Thieuley, campione di prezzo a € 7.60. Infine gli Champagnes: l’Authentique rosé di Le Brun de Neuville, € 34.00. Nella speciale categoria dei rosé Premium, più che lo Champagne Rosé 2007 di Ruinart, che con i suoi 270 euro è la bottiglia più cara del gruppo, fanno impressione i 190 euro richiesti  per un rosé dell’Aude, il Clos du Temple, Languedoc-Cabrières di Gerard Bertrand. Nella categoria dei rosé “popolari” proposti in Bag-in-Box, segnalo il Terra Vecchia, IGP Ile de la Beauté (Corsica) del Domaine omonimo: 3 litri a € 8.30, meno di tre euro al litro.

Montagne-Saint-Emilion

Un cenno all’itinerario dedicato a Montagne-Saint-Emilion, alla scoperta dei vini di questa piccola appellation satellite  della rive droite. Si tratta della più alta , con i suoi 88 m. di altitudine media, e della più estesa delle quattro che coprono l’area a nord e a est della valle della Barbanne: St. Georges, Lussac , Puisseguin, e naturalmente Montagne (tutte  seguite dal suffisso Saint-Emilion). In quest’area predominano i suoli calcarei ricchi di argille, e, nelle zone migliori, soprattutto a Montagne e nella più piccola Saint-Georges , si producono vini di qualità eccellente a costi ancora molto contenuti. Siamo a soli 45-50 Km. da Bordeaux, ma già troppo distanti dalla metropoli per diventare appetibili per i  grandi possidenti nobiliari, maggiormente attratti dall’acquisto di proprietà più vicine. Si tratta quindi di tenute ancora di piccole dimensioni (in media intorno agli 8 ettari) possedute ancora in buona parte da famiglie di origine  locale. Tra le  cantine proposte nell’itinerario sono lo Château Clos de Boüard (comprorietari anche di Angélus), 30 ettari, principalmente merlot e cabernet franc, e lo Château Roc de Calon (sul lato ovest della Butte de Calon, il punto più alto dell’area con i suoi 113 metri (interessante la cuvée Écrin).

La consueta pagina dei consigli pratici chiude il servizio, fornendo alcune indicazioni  sui luoghi da visitare, sugli alberghi e i ristoranti.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE