Stampa estera a portata di clic: Terre de Vins, n. 625 min read

Questo corposo numero invernale di 172 pagine comprende cinque articoli principali: la saga dei Bourgeois, il risveglio del  Sauternes, la cucina di Georges Blanc, obiettivo Armagnac e l’impegno di Bordeaux per l’ambiente. Ad aprire la rivista, dopo le numerose rubriche di sempre, sulle quali ci soffermeremo  dopo, è il tradizionale incontro-intervista di “Sur le Divin”. Rodolphe Wartel incontra i fratelli Grassa, Rémy e Armin, che da quando non avevano neppure 30 anni, dirigono il Domaine Tariquet , un impero di 1125 ettari che produce ogni anno 10 milioni di bottiglie di vini bianchi e rosé, sempre più popolari, della Guascogna, oltre naturalmente ai Bas-Armagnac.

Il decollo dei vini del Domaine  ha inizio nel 1985, dall’incontro con un importatore di vini del Regno Unito  conquistato dal loro Classic 100% ugni blanc. Oggi  cresce nelle Landes, praticamente alle porte di Bordeaux  e verso Tolosa, alla ricerca di suoli leggeri, che possano permettere di scendere in profondità a cercare l’acqua. E altri produttori, anche bordolesi, come François Lurton cominciano a investire nella Guascogna.

Con l’articolo che segue  ci spostiamo a Bordeaux per seguire l’operazione “Bordeaux Vignobles engagé” , con i suoi trofei nelle diverse categorie Empreinte (responsabilità ambientale), Nature et Respect (la riscoperta e la reinvenzione del savoir faire), Faune et Flore (la creazione di una trama verde dalle foreste alle vigne e blu di corsi d’acqua), Vivre ensemble (integrazione sociale nello sviluppo durevole), Innovation et avenir (innovazione nel miglioramento della qualità dei suoli). Si tratta di diverse azioni volte all’innovazione sostenibile in ambito agro-ecologico sostenute  da enti pubblici locali, come la  Regione Nuova Aquitania ,  la  Camera agricola della Gironda ed altri.

Col reportage dedicato al Bas Armagnac restiamo nel Sud-Ovest della Francia per conoscere le nuove tendenze volte a svecchiare e innovare  la proposta di questo classico distillato. Le innovazioni non riguardano solo i recipienti, più slanciati e moderni, ma anche il contenuto, come l’Armagnac “un-oaked”, i monovarietali, e la novità blanche , ormai prodotta da una quarantina di aziende. L’Armagnac ritorna poi più avanti con una selezione di Armagnac molto longevi anche organic, e con i cocktail di Stanislas Jouenne, figura emblematica del mondo dei cocktail a Parigi.

A precedere il nucleo centrale è la Saga di questo numero: protagonista è la famiglia Bourgeois, saldamente radicata a Chavignol, nel Sancerrois. I Bourgeois sfruttano 72 ettari di vigna, di cui 40 di proprietà, a cui si aggiungono quelli da cui acquistano uve di proprietari vicini a Sancerre e Pouilly sur Loire, i cui vini sono commercializzati come Petit Bourgeois principalmente nell’ambito delle AOC Sancerre e Pouilly-Fumé. La famiglia sfrutta anche, possedendole in parte, le vigne dei domaines Laporte e Fiou. Altri 45 ha. di vigna rappresentano l’avventura neo-zelandese della famiglia, nei quali vengono prodotte altre 180.000 bottiglie l’anno. I Bourgeois producono ovviamente in grande maggioranza vini bianchi (78%), per il resto rossi e, in minima parte, rosé. Nell’intervista sono rievocate le origini della famiglia , la vita di stenti degli anni ’30, quando Henri produceva appena un paio di ettolitri di vino dalle terre che aveva ereditato e girava per le campagne con l’alambicco per distillare , collaborando contemporaneamente alla cultura dei cereali nella zona. Una vita di lavoro durissimo che non conosceva soste. Gradualmente i Bourgeois giungono a superare le 10.000 bottiglie, poi le 20.000, colgono tutte le occasioni: affitti e poi acquisti.

In gamma un Côte-des Monts Damnés che diviene il vino di punta del Domaine. La svolta avviene negli anni ’80. Nel 1985 era morto Henri, il fondatore: ricorda il nipote Arnaud che, fino a quattro giorni prima di morire, lui era andato a consegnare il vino in Normandia sul suo camioncino Peugeot. Ormai c’è una nuova generazione e viene superata la soglia delle 300.000 bottiglie. Negli anni ’90 la famiglia cerca di espandere il suo raggio d’azione nell’emisfero sud. Si innamora della Nuova Zelanda, dove, tra sauvignon e pinot, si sentono a casa.  Nel 2001 piantano le loro vigne, raggiungendo i 45 ettari  di oggi. I vini neo-zelandesi diventano anche una breccia nei mercati asiatici per i loro vini della Loira. Ma il centro resta sempre Chavignol.

“Vin en fête” è il titolo della vasta (poco meno di 50 pagine) sezione centrale dedicata ai vini per le Feste di fine anno. Regione per regione sono esaminati tutti i principali siti del vino francese, partendo naturalmente da Bordeaux. Duecentotrenta i vini selezionati, di tutte le fasce di prezzo, ma con una maggiore attenzione ai vini col migliore rapporto qualità-prezzo. I vini sono raggruppati per regione vinicola partendo da sud-ovest per arrivare al nord (Borgogna e Champagne). Brevi schede di assaggio di qualche riga, annata, prezzo, un consiglio di abbinamento a un piatto, nessuna valutazione con un punteggio numerico. Poi ci sono i coup de coeur. Eccone qualcuno, con un prezzo compreso nei 15 euro. A Bordeaux, lo Château  de Gironville 2016, un Haut-Médoc (14 euro), a Cahors  il Tres Potz 2017 de La Calmette (stesso prezzo), a Limoux il Flandry Blanc dello Château de Flandry (15 euro), a Saint-Chinian, in Languedoc, la Grande Réserve dello Château Prieuré des Mourgues 2008 (12 euro), un Crémant de Bourgogne di Louis Bouillot  , il Perlé d’Or 2014 (12,10 euro). A seguire sono le selezioni di Frédérique Hermine delle sue otto “pepite” di Saint-Joseph e quella di Sylvie Tonnaire dei  suoi vini delle Terrasses du Larzac.

Alla rinascita di Sauternes è dedicato l’itinerario della Escapade di Laura Bernaulte. Sei gli indirizzi ai quali fare riferimento: Guiraud, La Tour Blanche, Raymond-Lafon, Rayne-Vigneau, Haut-Peyraguey, Suduiraut . Come in altre occasioni, la rassegna delle cantine da visitare è completata da una guida pratica per gli escursionisti. L’altro itinerario va più lontano, nel Texas, dove  le vigne stanno risorgendo dopo decenni di oblio. Poche note, consigli per i Festival che vi si svolgono annualmente, ma non sono indicati indirizzi di cantine tra le quali scegliere.

La gastronomia, in questo numero, è rappresentata dal servizio dedicato alla cucina di Georges Blanc a Vonnas, con annesse ricette e foto colorate, dalle pagine dedicate ai formaggi (la toma savoiarda di Bauges) e agli accordi degli chef (protagoniste le mele cotogne). Poi ci sono le numerose rubriche: cinquanta pagine di notizie, di schede  (le quotazioni  di Cote d’Enfer, la guida al sémillon della scuola del vino, la maturità dell’uva di  “Sciences et Vin”), gli appuntamenti di Vinotez-le , per concludere con le coulisses di Pierre Arditi, attore appassionato di vino.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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