Stampa estera a portata di clic: la Revue du Vin de France, n.6384 min read

Vallée de la Loire “ à l’honneur”, in questo numero. I titoli di accompagnamento sono per Wine Paris e Millésimes bio,  la grande annata 2010 di Bordeaux riassaggiata dieci anni dopo, visita al castello di Arlay, e  ancora, i grands prix della RVF e i saké di Akita.

Il numero  si apre con i premi assegnati per l’anno 2020 ai personaggi del mondo del vino. Uomo dell’anno è uno specialista di corse estreme, ma anche vigneron nel Beaujolais, François D’Haene, mentre vigneronne dell’anno è Dominique Hauvette, due ettari di vigna  ai piedi del massiccio delle Alpilles. Il négociant dell’anno è un borgognone, la Maison Verget, mentre il premio per le cooperative finisce nella Champagne alla maison Nicolas Feuillatte.

A Bordeaux tocca un premio importante, dopo i dolori dell’inchiesta Cash Impact: il premio per l’innovazione ambientale per il suo SME (Système de management environmentale). Altri premi (tocca al lettore scoprirli) sono assegnati alla cantina dell’anno, alla migliore carta dei vini, alla migliore offerta enoturistica, al migliore produttore di spiritueux, e infine alla migliore cave di ipermercato. La “scoperta” dell’anno (ma che scoperta è ? Si tratta di un ottimo Domaine ben noto agli appassionati) è il Domaine Jolivet, nel Rodano settentrionale.

Jérome Baudouin firma  la grande inchiesta dedicata alla Valle della Loira, la Silicon valley del vigneto francese: tutte le cifre , dai volumi alle AOC più innovative (avanti Montlouis), la rinascita del Muscadet,  l’alternativa dei Vins de France. Ai vini della Loira è dedicata più avanti (nella sezione finale riservata alle grandi degustazioni) una  guida alle 100 cuvées più rappresentative di questo grande territorio. Un trionfo per i rossi di Saumur-Champigny, con il ben noto Clos Rougeard affiancato  dal Domaine du Collier, dove  Caroline e Antoine Foucault, rotto il cordone ombelicale che li legava al Clos Rougeard,  hanno lanciato il loro piccolo domaine a Chacé: la loro cuvée Charpentrie è già ai vertici dell’appellation. Tra i rossi brillano Chinon, Bourgueuil e Saint-Nicolas de Bourgueuil. Tra i bianchi Sancerre, Vouvray, Savennières, ma anche ottimi Muscadet e quanti Vin de France (apripista Mark Angeli)!

Come già Decanter, con l’inizio del 2020, anche la RVF si è data da fare a cercare i vini per gli anniversari (nascite, lauree, matrimoni, nozze d’argento e d’oro). Un solo nome per i lettori più fedeli di Winesurf che festeggiano 80 anni: un vigoroso Nuits-Saint-Georges Clos des Porrets Saint Georges 1940 del Domaine Gouges. Un’alternativa? Un grande Armagnac.

Ed eccoci con Pierre Casamayor , anfitrione della RVF per le visite di Vie de Château, allo Château d’Arlay, imponente fortezza storica a 10 Km. da Lons-le-Saunier per  scoprire i vini di Alain e Pierre-Armand de Laguiche, e in particolare il loro Vin Jaune, gloria della vitivinicultura dello Jura. Dodici annate in verticale, con un fenomenale 1959 (20/20) e ben cinque annate tra 19 e 19.5 punti (1973,1990,2005,2009 e 2011).

Sophie de Salettes accompagna i lettori alla conoscenza di un bel terroir bordolese della Rive Droite ancora poco conosciuto, nel quale è  possibile acquistare ottimi vini a prezzi moderati: Lalande-de-Pomerol, a torto considerata solo come una AOC “satellite” di Pomerol. 1150 ettari tra Lalande-de-Pomerol e Néac, con il merlot naturalmente a primeggiare (78.2%)-siamo sulla Rive Droite!-e il cabernet franc che si prende la rivincita con il fratello maggiore cabernet sauvignon.

Karine Valentin riferisce nell’ultimo servizio che precede la sezione delle degustazioni sul Salone Millésime Bio, svoltosi dal 27 al 29 gennaio a Montpellier.  La Valentin ha selezionato 60 cuvées tra quelle presentate che maggiormente l’hanno colpita, tutte convertite alla conduzione bio da almeno cinque anni: provenienti soprattutto dalla Languedoc e dal Roussillon, dalle valli della Loira e del Rodano, ma anche  da altre regioni (Alsazia, Bordeaux, Beaujolais e Bourgogne, Provenza e Corsica, Sud Ovest), con alcune presenze straniere. Punteggio Top è quello di uno Chinon: La Varenne du Grand Chêne 2017 del Domaine Charles Joguet (18/20).Anche qui sono numerosi i Vin de France, al di fuori di tutte le AOC.

Nella sezione conclusiva dedicata alle grandi degustazioni sistematiche, oltre a quella dei vini della Valle della Loira, della quale si è già detto, c’è il riassaggio, dieci anni dopo, dei grands crus di Bordeaux dell’annata 2010. I vini sono stati degustati tra settembre e ottobre da Pierre Citerne (St.Émilion e Pomerol), Olivier Poels (Médoc e Pessac-Léognan), e Roberto Petronio (Sauternes-Barsac). La degustazione ha confermato il grande valore dell’annata, e diversi vini hanno raggiunto i 20/20. Eccoli: Ausone e Tertre Roeteboeuf a St. Émilion,  Lafleur (Pomerol),Margaux (Margaux), Ducru-Beaucaillou e Léoville Las Cases  (St. Julien), Lafite Rotschild, Latour, Mouton Rotschild e Pontet-Canet (Pauillac), Yquem (Sauternes). Appena un soffio al di sotto della perfezione, con 19.5/20: Cheval Blanc (St. Émilion), Petrus (Pomerol), Palmer (Margaux), Léoville Poyferré (St. Julien), Pichon-Longueville Baron (Pauillac), Haut-Brion rouge (Pessac-Léognan).

Di Bordeaux, o per meglio dire di St. Émilion si parla anche nella “grande intervista” che  ha aperto il fascicolo. L’intervistata è Juliette Bécot, effervescente proprietaria dello Château Beau-Séjour Bécot.

Oltre ai servizi che abbiamo descritto, occorre citare l’itinerario eno-turistico nella zona di Grignan, nel Drôme, e la selezione dei grandi saké di Cyrille Mald e Alexandre Vingtier. Poi, naturalmente, le notizie, le consuete rubriche, le pagine dei redattori , il vino-leggenda (lo Scharzhöfberger Trockenbeerenauslese n. 7 di Egon Müller ) e la bottiglia  su cui discutere (il Brune et Blonde di Guigal 1988).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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