Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, n. 625 , ottobre 20184 min read

E’ l’Alsazia, la regione vitivinicola più biodinamica d’Europa,  la protagonista di questo numero. E’ a lei che è infatti dedicato il titolo principale in copertina. Gli altri titoli sono per il terroir di Sancerre, i vini della grande misconosciuta della Côte-de Nuits, Morey-Saint Denis, l’intervista ad Alain Graillot, “papa” della vendange entière a Crozes-Hermitage. Poi: banco di prova Internet, con i grandi siti di vendita di vino,  e l’arte di rinfrescare il vino.

Cominciamo dall’Alsazia.  Se ne parla nella prima grande degustazione di questo numero, nella sezione apposita  in fondo alla rivista. Sono 50 i Domaines biodinamici dell’Alsazia, sulla dorsale che va da Starsburgo a Mulhouse. La maggior concentrazione è però nella zona di Colmar . Gli assaggi sono raggruppati in quattro categorie: i pionieri , gli incontournables , quelli cioè che non si possono assolutamente perdere,i nuovi convertiti, e i Domaines “nature”, ossia gli irriducibili che si spingono ancora oltre ed hanno abolito del tutto lo zolfo. Tra i primi il migliore assaggio è quello del Riesling Grand cru Wiebelsberg del Domaine Marc Kreydenwass 2016 (17/20). Nel secondo gruppo spiccano i 18/20 del Riesling Clos Windsbuhl del Domaine Zind-Humbrecht 2015.I migliori vini assaggiati nella categoria dei “convertiti”, entrambi con 16/20, sono il Riesling Rittersberg Les Pierres Blanches del Domaine Jean-Paul Schmitt 2015  e un vino macerato in anfora , Un instant sur Terre 2016 del Domaine Le Vignoble du Reveur. Infine tra i duri e puri dei vini naturali, al vertice  sono due Pinot noir (15.5/20 entrambi), rispettivamente del Domaine Laurent Bannwarth e del  Vignoble Klur.

Al Sancerrois è dedicata l’”expertise  du terroir “ di Sophie de Salettes . Si tratta di poco meno di 3.000 ettari , distribuiti tra 14 differenti comuni del dipartimento del Cher, caratterizzati da una straordinaria diversità dei suoli.  Prevalentemente bianchi (i più conosciuti), dal 1959 fanno parte dell’AOC anche i rossi e i rosé, oggi prodotti in assai minor quantità, anche se un tempo, in questa regione, erano proprio loro a prevalere.  Ai vini di Morey-Saint Denis, piccolo ma importante borgo della Côte-de Nuits, che può vantare ben 4 grand cru in  esclusiva, più parte di un quinto in comproprietà con Chambolle-Musigny, e pur tuttavia assai meno conosciuto di Gevrey-Chambertin e Vosne-Romanée, è dedicata l’altra grande degustazione di questo numero.

Qui si trovano numerosi Domaines di culto, che, specie negli ultimi anni, si sono imposti con forza all’attenzione  degli appassionati, e di fatti i punteggi della degustazione toccano vette elevatissime: a partire dai 20/20 del Clos de Tart,  salito potentemente alle cronache per la sua recente vendita milionaria, ma a 19.5/20 sono il Clos de la Roche del Domaine Leroy e il Clos Saint-Denis del Domaine Ponsot. Appena mezzo punto al di sotto sono poi il Bonnes Mares del Domaine Bruno Clair e il Clos Saint-Denis del Domaine Virgile Lignier-Michelot. Anche tra i village  la qualità è elevatissima, con ben tre cuvées di differenti domaines a 16.5/20, mentre  tra i premier cru si superano frequentemente i 17/20. Tra questi c’è anche un bianco, in una terra tradizionalmente di grandi rossi: è il Morey-Saint Denis premier cru Clos des Monts Luisants di Ponsot  (17.5/20).

Veniamo ai test. Il primo riguarda i modi di raffreddamento dei vini che hanno bisogno di una temperatura inferiore a quella di partenza: refrigeratore , secchiello con ghiaccio e manicotto a confronto. E’ (quasi sempre) il secchiello con ghiaccio a prevalere, anche se, almeno con lo Chablis, sembra avere la meglio il classico manicotto, che esalta l’austerità minerale del vino. Il secondo test riguarda i siti di vendita su Internet. I dieci più importanti sono valutati in rapporto a vari aspetti (l’ampiezza, varietà e qualità dei vini proposti,  la logistica, l’esperienza dei clienti e la presenza su Internet). Il vincitore?  Wine andco, con 17.5/20,ma anche gli altri si comportano bene. Il più debole secondo la RVF? Vente privée : solo 13.5/20 (la scarsa regolarità nella qualità delle offerte).

L’ultimo servizio annunciato in copertina è l’intervista  ad Alain Graillot, un vigneron ben conosciuto della parte nord del Rodano, grande sostenitore della vinificazione “ à grappe entière”. Tra gli  altri servizi non  presenti nei titoli di copertina, segnalo il “duello” (per la serie “une appellation, deux styles”) tra il Domaine Étienne  Sauzet  e il Domaine Jean-Claude Ramonet, due interpreti di culto  dei grand cru di Puligny e Chassagne-Montrachet.

Si resta ancora in Borgogna e nella Côte-de Beaune anche nel servizio successivo, di Pierre Casamayor, dedicato al Volnay premier cru Clos de la Bousse d’Or del Domaine La Pousse d’or (proprio così). A sua conclusione è una verticale di questo cru di  otto annate più recenti (tutte quelle dal  2009 al 2016), più 1982, 2000 e 2005. 19/20 per le annate 2000, 2005 (da bere) e 2010 (può attendere) . Le altre sono comunque tutte su punteggi molto alti.

Che altro ancora? Oltre a una miriade di  articoli brevi intervallati dalle numerose rubriche di sempre  (ad es. l’interessante esposizione dei manoscritti di Louis Pasteur nella città di Arbois) , le pagine della gastronomia e degli accordi (Paleron de boeuf confit de Les Petits Princes di Suresnes con un Pommard Clos des Épeneaux, rognoni e vini bianchi del Jura),  Miami vista da Sacha Lichine, creatore del Whispering Angel, il rosé più famoso ( e venduto) al mondo. Poi le consuete rubriche, i coup de coeur dei degustatori della RVF e il “débat” intorno a una bottiglia tra Olivier Poussier (che ne è entusiasta) e Alexis Goujard (molto meno) . La bottiglia è un Cornas  2016 del Domain edu Tunnel.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE