Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, Hors-série n.374 min read

Si tratta di un numero speciale quasi monografico dedicato a Bordeaux. Il titolo centrale è “Bordeaux oltre i pregiudizi. Perché ci seducono”. Anche l’intervista a Jean-Paul Kauffmann , giornalista e co-fondatore della rivista “L’Ameteur de Bordeaux”, che chiude questo fascicolo  verte su questo tema, ma c’è naturalmente altro: la grande selezione annuale dei 400 coups de coeur della RVF in tutte le regioni vitivinicole della Francia.

Dopo l’editoriale di Jérôme Baudouin  a motivare la scelta della rivista di dedicare un numero a sé ai vini di Bordeaux,e una selezione di letture consigliate per approfondire il tema, un ampio articolo introduttivo dello stesso Baudouin fa un bilancio delle strategie adottate dai vignaioli bordolesi per fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita delle altre regioni vinicole e i cambiamenti in atto nei modi di consumo.

Sì, perché Bordeaux è il grande malato. Perduta una posizione di assoluto privilegio, a vantaggio di altre regioni, tra le quali soprattutto la Borgogna dei vignerons, traumatizzata dall’inchiesta Cash Investigation e dallo scandalo dei pesticidi, Bordeaux “bascule”, colpita da una disaffezione che appare sempre più evidente.

Saskia de Rotschild da Pinterest

L’articolo-inchiesta che segue, sempre a cura di Baudouin, verte sui bordolesi che “cassent les codes”, sperimentando nuove vie innovative: dall’ambizione bio di Saskia de Rotschild alle vigne resistenti della famiglia Ducourt, dalla ricerca delle giuste maturità da parte di Thomas Duclos, ai vignerons anti-zolfo, come Jean-Baptiste Soula, per finire con chi, come Loïc Pasquet (Liber  Pater) cerca (al suono di migliaia di euro) il gusto perduto dei vini di Bordeaux con le sue vigne non greffées.

L’ambiente è uno dei temi cruciali della riscossa di Bordeaux, come illustra l’articolo seguente, dal quale apprendiamo che 10.817 ettari di vigna, pari al 10.3% delle vigne di Bordeaux è ormai a conduzione biologica: più della Borgogna, che è al 7.8%. A precederla sono  Jura (24.4%, ma su una superficie assai minore), Corsica, Valle del Rodano, Alsazia, Roussillon, Sud-Ouest, Loire, e appena di un soffio , ma sugli stessi livelli, Savoie e Languedoc. Ben al di sotto sono Beaujolais  e Champagne. La strada è comunque tracciata, e ogni anno la viticultura bio conquista nuovi spazi.

Un altro servizio  descrive  l’aria nuova del Sauternais, che, dopo una terribile crisi di consumi, sta cambiando stile, per rispondere al cambiamento ei modi di consumo: nascono così dei Sauternes più leggeri, più freschi, più adatti a un maggior numero di occasioni di consumo.

Yohan Castaing interroga diversi  protagonisti del mondo vinicolo, della ristorazione e della commercializzazione su ciò che pensano di Bordeaux.  Diversi sono i punti di vista: alcuni (come Eric Fèvre, caviste a Reims), affermano che Bordeaux perde terreno, perché, diversamente dai produttori delle altre regioni vinicole, non si spostano per incontrare i loro clienti, e le relazioni sono migliori quando ci si conosce di persona. Altri, come Antoine Pétrus (direttore acquisto vini di Taillevent), negano che esista un Bordeaux bashing: la qualità è sempre là, e vi sono bordeaux deliziosi a meno di 10 euro. Più critica Virginie Morvan (Lavinia), che auspica un maggiore equilibrio tra i grandi crus classés  e i piccoli châteaux.

Ancora Castaing propone una lista in progress di cuvées “iconoclaste” che testimoniano il nuovo volto di Bordeaux, come emerge dai molti viticultori che escono dai sentieri battuti. C’è di tutto: monovarietali di malbec, cabernet franc e petit verdot, bianchi di St.-Émilion, cuvées  basate su varietà del tutto estranee al bordolese, dallo chardonnay , alla roussanne o al gros manseng. Una delle più riuscite (17/20), Le Retout blanc 2016 dello Château de Retout, nell’Haut-Médoc  (gros manseng, sauvignon gris, savagnin e mondeuse). E’ invece 100% malbec Les Malbecs 2016 dello Chateau Tire Pé (17/20), nell’Entre-Deux-Mers.

Chiudono il capitolo bordolese un articolo di Antoine Lebègue sul classement del 1855, recentemente oggetto anche di una delle famose BD di Vinifera, che  ricorda il grande allarme oidio che accompagnò l’avvenimento, e un ritratto di Olivier Poels, con annessa verticale del suo grand vin, di Léoville Barton : nato dalla grande proprietà Léoville, da cui hanno tratto origine anche Léoville-Las-Cases e Léoville-Poyferré, è tra i pochi chateaux rimasti di proprietà familiare. Delle 16 annate (dal 1986 al 2018) assaggiate, emerge l’ultima, quella del 2018 con un mostruoso 19.5/20, mentre appena un soffio al di sotto (19/20) sono 2010 e 2016.

Completa questo numero monografico la rassegna delle migliori 400 cuvées, di tutti i terroirs della Francia, assaggiate nel corso del 2019.  La disamina si articola in una serie di  brevi schede di assaggio, corredate dal punteggio della RVF e dal prezzo, in ordine alfabetico, partendo dall’Alsazia. Il grand entretien é a Jean-Paul Kaufmann, romanziere e giornalista, grande connaisseur di vino bordolese. L’intervista verte ovviamente in gran parte ancora su Bordeaux, ma tocca anche altri temi più personali, tra i quali i tre anni trascorsi in Libano come ostaggio.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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