Stampa estera a portata di clic: Bourgogne Aujourd’hui, n. 1565 min read

I Top 100  dell’anno in Borgogna, e poi: incontro con Denis e Isabelle Pommier e naturalmente la Guide d’Achat, con gli assaggi delle AOC della Yonne e dei vini di Vougeot, e il supplemento (ora incorporato nella rivista) dedicato ai crémants.

Non mi soffermerò molto sul servizio sui 100 vignerons e négociants della Borgogna premiati quest’anno dalla rivista. Sono presentati ognuno con la foto e una breve scheda descrittiva che spiega anche le ragioni della nomination. Sono raggruppati in  due grandi categorie: “Le Haut du Panier” (i top dei top), indicati da 4 grappoli, e  i “Tout près des étoiles”, con tre stelle, ovviamente ben più numerosi. Nel gruppo di testa sono 19 nomi: otto sono vignerons della Côte de Nuits, cinque della Côte de Beaune, ben tre, ed è una sorpresa, del Mâconnais, 2 della Côte Chalonnaise e 1 di Chablis .  Come sempre, accanto a nomi molto famosi, ben conosciuti dal “popolo delle Guide”, come i Domaine Bruno Clair, Anne Gros, Henri Gouges, Mugneret-Gibourg nella Côte de Nuits;  Pousse d’Or, Michel Bouzereau, Hubert Lamy e Jean-Claude Bachelet nella Côte de Beaune, Jean-Paul e Benoît Droin a Chablis, ci sono anche Domaine meno conosciuti fino a pochi anni fa ma che si sono potentemente affacciati alla ribalta, come i Domaine Arlaud e Virgile Lignier. Fa piacere il riconoscimento al Domaine di Anne ed Hervé Sigaut, i cui Chambolle mi hanno davvero colpito.

Veniamo alle degustazioni della Guide d’Achat.  Il primo bersaglio delle degustazioni di questo mese è rappresentato dai vini della Yonne, con le sue appellation- faro, Chablis. Annate difficili, queste ultime: il riscaldamento climatico, le gelate, tutte difficoltà da affrontare. 2018  finalmente abbondante, 2019 un po’ meno, quantità soddisfacenti nell’ultima vendemmia, quella del 2020. In un certo senso un progresso rispetto alle due precedenti (2016 e 2017) davvero molto sofferte e con raccolti magri. Sul piano qualitativo, nella media abbastanza  soddisfacente, con oscillazioni in più e in meno, a seconda del modo con cui i vignerons hanno saputo gestire l’aumento di quantità. Migliori risultati della degustazione del 2018 sono stati quelli conseguiti  da tre Chablis premier cru, due dei quali di Vaulorent, rispettivamente dei Domaine Jean-Paul e Benoît Droin e Louis-Michel et fils, insieme con un Côte de Léchet réserve di Bernard Defaix. Tutti a 17.5/20. Nel gruppo dei migliori c’è però anche un villages, il Clos du Château dello Château de Fleys (molto bene diverse sue cuvées), dalle uve di vigne di 45 anni : anche per lui 17.5/20. Meno brillanti, almeno per il momento, i risultati all’assaggio dei grands crus , che hanno sicuramente bisogno di più tempo per esprimersi. Hanno comunque raggiunto la soglia dei 17/100 Vaudésir e Grenouilles del Domaine Jean-Paul et Benoit Droîn (bene anche Valmur, leggermente meno Le Clos e Les Preuses), e Le Clos della Maison Jadot. Quanto ai Petit-Chablis l’annata sotto esame era la 2019: ottimo, dal bouquet tropicale e fruttato, quello del Domaine Garnier et Fils , una delle novità delle degustazioni di quest’anno insieme al Domaine Charly Nicole e soprattutto al Domaine Camille et Laurent Schaller , un indirizzo sempre più interessante. Il capitolo Chablis è completato dal focus  sul grand cru Valmur, dono del canonico di Chablis Pierre de Bononia al capitolo di Saint-Martin: siamo nel 1233!

La seconda parte delle degustazioni dei vini della Yonne è riservata alle altre tre AOC (Irancy, Saint-Bris e Vézelay ) e alle numerose appellations regionali con menzione geografica aggiuntiva (Chitry, Cotes d’Auxerre, Cote Saint-Jacques, Coulanges, Épineuil e Tonnerre). Annata generosa per i bianchi e i rossi, per quest’ultimi forse troppo, con gradazioni alcoliche (14°) del tutto inusuali da queste parti. Tra i bianchi, al vertice il Côtes-d’Auxerre Gondonne del Domaine Jean-Hugues et Guilhem Goisot (17.5/20) (molto bene anche l’altra cuvée Biaumont), tra i rossi ben 18/20  l’Irancy Palotte del Domaine Gabin et Fèlix Richoux, primo di una molto ben riuscita serie di cuvées parcellari. Generalmente è andata meglio ai rossi (Irancy sopra tutti), mentre maggiori difficoltà hanno incontrato i bianchi di Saint-Bris. Nella neonata AOC Vézelay spicca quasi in solitudine il Domaine de la Croix Montjoie (16/20 per l’Élegante e per la Voluptueuse).

Ed eccoci finalmente a Vougeot , dove ovviamente la parte principale è per il Clos , affiancato dai rari premiers crus e villages. Anche qui la generosità dell’annata ha comportato risultati abbastanza variabili. Tra i Clos de Vougeot grand cru il risultato migliore è stato, con 17.5/20, quello conseguito dal Domaine Jacques Prieur, a conferma che i terroir della sezione bassa del Clos si avvantaggiano nelle stagioni calde e secche. Benissimo è andata ai Vougeot delle denominazioni di minor livello. 17.5/20 sono stati raggiunti anche dal Vougeot premier cru Clos de la Perrière del Domaine Bertagna   . Molto bene anche l’altro premier cru rosso Les Petits Vougeots:  17/20 per quelli del Domaine Chauvenet-Chopin e della Maison Edouard Delauney.

E’ molto interessante e commovente l’intervista a Isabelle e Denis Pommier, vignerons bio nello chablisien. Denis ha appena pubblicato, insieme con Antonio Rodrigez, giornalista all’AFP dal titolo “Les larmes de ma vigne”, che narra le difficoltà dei viticultori di questa regione affascinante ma dalla natura terribilmente capricciosa. Nell’intervista si parla naturalmente  della grande gelata della notte tra il 26 e il 27 aprile 2016, prima di due annate climaticamente drammatiche per la viticultura della Yonne. In quella circostanza terribile, nella quale i Pommier persero due terzi del vigneto, furono sul punto di gettare la spugna. Poi però, anche in considerazione dei disastri persino maggiori di quell’anno subiti da loro amici negli altri comuni del Nord, da Chitry a Saint-Bris, decisero che non avevano il diritto di lasciar perire ciò che restava. Ovviamente nell’intervista si parla anche dei problemi della coltivazione biologica, del rapporto con la vigna e con i cambiamenti climatici.

Resta il supplemento dedicato ai crémants. Vi si parla del divorzio ormai maturato  con gli champagne e della sfida dei Prosecco ,del primo bilancio della introduzione delle categorie degli Éminents e dei Grands Éminents , per ora abbastanza incerto, della ricerca ambiziosa dei crémants parcellari di Louis Boillot , e della partnership tra Anne Parent ( Domaine Anne Parent  di Pommard)  e Philippe Chautard ( Maison Louis Picamelot di Rully)  per la creazione di nuove cuvée. Si chiude con la degustazione di 157 Crémants de Bourgogne delle ultime annate  e non millesimati.  Il bilancio? Abbastanza timido, con alcune belle novità oltre ai colossi Bailly-Lapierre, Veuve Ambal e Louis Boillot: ad es. l’ottimo rosé della Maison Simonnet-Febvre, miglior risultato con 17.5/20.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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