Sospesi tra mare e cielo, cioè Wineup9 min read

Marsala, domenica mattina libera in attesa dell’ultimo pranzo/degustazione alla cantina De Bartoli (la storia del Marsala di qualità): rimango in albergo nel tentativo di riordinare il materiale accumulato nei primi tre giorni di permanenza. Difficilissimo!

Spunti, riflessioni, profumi, sapori, colori continuano ad affollare la mente in una sbornia di cose viste e ascoltate, assaggiate ed annusate. Insiste il profumo dalle cucine di una città più viva che mai, ma soprattutto , ovunque ti giri, i colori di un mare che si perde nei colori del cielo; sembra di stare sospesi, tra cielo e mare, trasportati dagli eventi di un programma quasi mai rispettato; appuntamenti che cambiano, nascono, vengono soppressi, ritardano…ma tutto con grande scioltezza e tranquillità. Ti senti a casa e puoi perdonare tutto perché vedi l’evento che nasce sotto i tuoi occhi e si adatta al fare tranquillo di questa città.

Gli organizzatori ci avevano detto: “Venite a fare una vacanza tra amici”, ma credo nessuno di noi si aspettasse che tale affermazione fosse così seria. Chi si è ambientato fin da subito (alle 12 del giovedì mattina, ero già in spiaggia), chi ci ha messo un po’ ma si è  adeguato, chi si è rassegnato e poi, felicemente, si è adeguato.

Questo per farvi capire che le condizioni tecniche di lavoro non sono state nello standard che normalmente  ci si aspetta, ma, paradossalmente, questa situazione si è rivelata risorsa più che svantaggio e ci ha permesso di vivere maggiormente in simbiosi con la città.

La Sicilia e il paradosso bio

Dieci anni fa, a Vinitaly, per entrare nel padiglione Sicilia si doveva quasi fare la coda; una volta dentro poi era impossibile camminare per il caos gioioso degli appassionati e degli operatori. Oggi parlare di Sicilia significa purtroppo parlare quasi esclusivamente di vini dell’Etna;  una carta dei vini non è degna se non ha almeno una cantina dalle pendici del vulcano.  C’è da chiedersi però quanto un vino dell’Etna parli di Sicilia o per lo meno quanto lo possa fare più di un Nero d’Avola o un Grillo.

Ma c’è di più: la realtà e il contesto in cui ci muoviamo quando assaggiamo e parliamo di Sicilia riguarda solo il 30% del vino siciliano.  In un piccolo confronto estemporaneo durante Wineup, Antonio Parrinello, Dirigente Regionale, denuncia una drammatica verità: il 70% del vino siciliano viene (s)venduto ad una media di 30 centesimi al litro. “Svenduto per l’incapacità del sistema di piazzarlo sul mercato”.

Questo per la gioia degli imbottigliatori del Nord Italia; il prezzo è talmente basso che induce i proprietari dei terreni a vendere i diritti di reimpianto al Nord e così oltre al danno economico la beffa di un potenziale viticolo che si sta lentamente ed inesorabilmente riducendo.

La colpa principale è di un sistema che è stato drogato fino al 2012, quando le cantine sociali producevano solo per accedere ai fondi comunitari collegati alla distillazione ed arricchimento dei mosti. Questo ha creato un mercato drogato, incapace di mettersi in competizione con il mercato reale e la situazione persiste ancora oggi visto che 2/3 delle cantine sociali continua a non imbottigliare il proprio vino.

Inoltre la povertà ha creato un paradosso qualitativo: la Comunità Europea sovvenziona ogni ettaro impiantato in maniera biologica con  la somma di circa settecento euro, una cifra molto bassa per moltissime regioni italiane ma molto appetibile per il piccolo vignaiolo siciliano che, dunque,  si è messo a coltivare in modo bio pur  di poter accedere a quei finanziamenti.

Il risultato vede oggi trentamila ettari siciliani coltivati biologicamente e la Sicilia come prima regione italiana per ettari di vigne coltivate a bio (complice anche il clima, non scordiamocelo).

Questo dato, combinato con l’inestimabile valore storico ambientale dei suoi territori, potrebbe fare la fortuna della regione se solo fosse sfruttato da abili professionisti della comunicazione. La Sicilia ha il potenziale di colloquiare da sola con catene mondiali di distribuzione offrendo un prodotto bio a prezzi altamente concorrenziali sul mercato globale. Il futuro potrebbe passare anche per questa strada.

Marsala e il Marsala

All’inizio degli anni 70 questa città territorio (divisa in contrade e non in strade) vedeva la presenza florida di circa 200 cantine; alla fine degli anni 70 le cantine ancora funzionanti erano circa 40. Una crisi profonda del principale protagonista che prende il nome dalla città, il Marsala appunto, determinò un piccolo tsunami economico. Da allora la situazione sta lentamente cambiando ed oggi si contano circa sessanta cantine: alcune storiche sono rimaste e spesso sono possedute da grandi multinazionali, molte altre sono nate ex novo raccogliendo quanto andava in dissoluzione. Tutte le cantine hanno ormai imparato che la sopravvivenza di un vino dalla storia così importante non passa attraverso il suo uso in cucina o, ancora peggio, nella miscelazione con creme di vario genere: se un futuro può esserci deve solo poter contare su una base qualitativa solida. Un passo importante sarebbe anche metter mano ad un disciplinare che conta ben 29 tipologie diverse di prodotto finale, questo genera solo molta confusione sul mercato. Questo è un problema che già circa venti anni fa aveva sollevato Gino Veronelli nell’ambito di un evento, a cui ebbi il piacere di parteciparvi (Vinoro), ma nulla è cambiato fino ad oggi.

Ma Marsala è molto di più: un patrimonio storico assoluto con una grande area della città ancora da scavare che custodisce tesori archeologici importanti. Vi è anche un museo rinnovato che conserva il più numeroso gruppo al mondo di anfore antiche e i resti di 2 navi puniche, una esposta e l’altra tristemente conservata ancora nei magazzini (straboccanti di mille altre cose) e che non può essere esposta perché non si trovano 76.000 euro per ridare al mondo un pezzo praticamente quasi unico.

La sensazione è di una città a due facce, con la voglia di vivere ma anche l’incapacità di ribellarsi all’apatia burocratica che la incatena, un po’ come tutta l’Isola probabilmente.

Wineup Expo Marsala

Si è svolto dal 15 al 18 giugno. E’ stato un segno, un ulteriore tentativo di accendere i fari sulla città e su quello che enoicamente rappresenta. Siamo alla prima assoluta di questo evento.  Un numero zero che ha portato gli organizzatori (Massimo Picciotto ed Enzo Maggio, con la preziosissima collaborazione tecnica di Luciano Parrinello) a creare un contenitore denso di eventi, esperienze e momenti, forse troppi. Difficile dire se per rendere l’evento efficace ci fosse la necessità di ricamarvi intorno tantissime cose anche un po’ fuori tema. Probabilmente l’entusiasmo da numero zero di Massimo ed Enzo ha prevalso sulla razionalità e semplicità con cui affrontare una prima edizione.

Wineup è un contenitore, rivolto non solo al pubblico appassionato.  Nel programma si trova un bel fritto misto: dal concorso enologico al balletto di una scuola di danza, dal concorso di cucina tra i cuochi di Marsala, alla serata in compagnia del comico di Zelig Claudio Batta, dagli stand gastronomici alle visite in cantina, dal dibattito estemporaneo al piatto improvvisato dello chef stellato Giuseppe Costa, da alcuni dei tramonti più belli del mediterraneo alla passerella di auto d’epoca fino al, udite udite, concerto dei Dire Straits con i quali ci siamo trovati, increduli, seduti a cena. Vome incredula credo sia ancora metà della popolazione di Marsala che non ha partecipato al concerto.

Troppo, tutto piacevolmente troppo, come le porzioni nei ristoranti che devi dividere con qualcuno se vuoi proseguire nel menù; ma questa è l’indole di una terra generosa, generosa in tutto.

 

Il Concorso Enologico Venere Calipigia

Uno dei momenti più importanti è stato certamente  il banco d’assaggio. Wineup sembra occhieggiare a diventare un riferimento per i vini della Sicilia, soprattutto quella Occidentale, come se fosse da contrappeso a ciò che rappresenta la Sicilia Orientale, dall’Etna in poi. Luciano Parrinello, direttore tecnico del concorso, enologo ed ex funzionario tecnico dell’Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia, ha voluto dare visibilità a tutti i comparti enologici siciliani, portando in assaggio (diciamo più una passerella) un buon numero di vini provenienti da ogni angolo dell’isola.

I campioni assaggiati sono stati circa 80, di seguito la lista ufficiale dei vincitori:

VINI BIANCHI

  1. ARGALIA 2015 SICILIA– Az. Agr.BAGLIO AIMONE  -Mazara
  2. RIDDRU DI BUSAJA 2016 – GRILLO IGP TERRE SICILIANE   – AZ. AGRICOLA  MANDIRA’-Marsala
  3. GRILLO 2016 IGP TERRE SICILIANE –  CENTONZE-Marsala

VINI ROSSI

  1. NERO D’AVOLA 2016- KATARSIS –   ANABASIS di Michelangelo Alagna-Marsala
  2. ETNA ROSSO 2013 – AITALA -Etna
  3. NERO D’AVOLA CABERNET – VALLOVIN -Mazara

VINI BIANCHI BIO

  1. ZIBIBBO IGP TERRE SICILIANE – AZ. AGR. MANNIRA’-Marsala
  2. CATARRATTO 2016 DOP SICILIA – CANTINA ALCESTI- Marsala
  3. ZIBIBBO VITESE 2016 – DOP SICILIA – Cantine COLOMBA BIANCA Mazara

VINI ROSSI BIO

  1. NERO D’AVOLA 2016 DOP SICILIA – Cantine COLOMBA BIANCA Mazara
  2. NERO D’AVOLA 2015 IGP TERRE SICILIANE – CANTINE FINA Marsala
  3. NERO D’AVOLA 2014 IGP TERRE SICILIANE – AZ. Agr. Biologica GALFANO- Marsala

SPUMANTI

  1. VINO SPUMANTE EXTRA DRY GRILLO BREZZA- CANTINE PETROSINO-Petrosino
  2. ROSE’ ETNA 2012 MILLESIMATO – CANTINE PATRIA (Etna)
  3. VINO SPUMANTE D QUALITA’ METODO CLASSICO BRUT CHARDONNAY – Cantina MUSITA -Salemi

ROSSO NATURALE

VITEADOVEST ROSSO 2015 IGP TERRE SICILIANE – Az. Vin. VITEADOVEST -Marsala

BIANCO NATURALE

VECCHIO SAMPERI –  az. MARCO DE BARTOLI – Marsala

VINI DOLCI

  1. VENDEMMIA TARDIVA IGP TERRE SICILIANE GRILLO 2014 MULSUM – CANTINE MOTHIA -Marsala
  2. PASSITO DI PANTELLERIA MARTINGANA 2006 – SALVATORE MURANA- Pantelleria
  3. PASSITO DI PANTELLERIA – SOLIDEA-Pantelleria

VINI LIQUOROSI MARSALA

  1. MARSALA SUPERIORE ORO VIGNA LA MICCIA – MARCO DE BARTOLI- Marsala
  2. MARSALA VERGINE HERITAGE 1980 – Cantine F.sco INTORCIA & F.-Marsala
  3. MARSALA VERGINE LE TERRE – Casa Vinicola ARINI Enot.G- Marsala

Basta scorrere la lista dei premiati per rendersi conto della buona varietà tipologica delle cantine: grandi e piccole, note e meno note; uno spaccato di Sicilia interessante e divertente all’assaggio. Personalmente ho premiato molto di più i vini bianchi dei vini rossi, ma i punteggi più alti sono andati nella categoria vini dolci e passiti; e non è un caso, perché ci troviamo in una delle zone italiane migliori per questa tipologia.  Dunque il contenuto tecnico è stato piuttosto centrato.

 

Cui prodest?

A chi è servito Wineup? Personalmente, ma credo anche per molti altri colleghi, è stato un momento conoscitivo estremamente prezioso, sia dal punto di vista enoico quanto dal punto di vista turistico. Un approfondimento su una zona importantissima per la storia enologica italiana. Spero abbia apprezzato molto anche il pubblico di Marsala, che ho visto appassionato e divertito,ma spero soprattutto sia servito e possa servire alle tante cantine che hanno partecipato, con le quali purtroppo non abbiamo avuto modo di avere un contatto compiuto e che probabilmente dovrà essere un punto importante per una prossima edizione.

Vale la pena ricordarlo: Wineup è un’iniziativa  privata che si è retta solo sull’entusiasmo e le finanze degli organizzatori e degli sponsor; Enzo e Massimo hanno fatto e pensato molto più in grande di ciò che sarebbe dovuto spettare loro; a maggior ragione l’evento va premiato ed aiutato a crescere. A loro i miei più vivi complimenti. A loro va un grazie sincero: hanno lottato per 5 giorni contro i mille imprevisti da numero zero, senza mai farsi accorgere delle loro difficoltà.

Un doveroso e divertito grazie ad Antonella Lusseri, (eufemistico definirla collega in quanto il suo è vero giornalismo e non il mio!!! ), che, tra i mille impegni, si è presa cura di noi con leggerezza e professionalità, tirando fuori dal cilindro magico la soluzione ad ogni situazione.  Ed un GRAZIE di cuore all’amico Luciano Parrinello che mi ha invitato a questo  insolito e piacevolissimo appuntamento: senza la sua professionalità e competenza il concorso enologico non si sarebbe potuto svolgere.

Wineup!

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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