A Soave Preview il messaggio è: “Il territorio è alla base di tutto!”4 min read

Nel 2018 la denominazione Soave compie cinquant’anni, questo da solo basterebbe per giustificare un bell’evento come Soave Preview 2018, tenutosi dal 17 al 20 maggio. Ma siamo andati oltre perché a tenere alta l’attenzione dei convenuti è stato il fattore suolo, che in quella zona è ormai stato codificato ed ha portato ad un attento processo di zonazione.

7.000 ettari di vigneto coltivati principalmente a garganega, più di cinquanta milioni di bottiglie venduti in circa 70 paesi del mondo, sono il biglietto da visita di una zona in costante movimento.

Soave, un lembo di terra in gran parte vulcanica è stata probabilmente la prima zona classica di bianchi a fare del suo territorio/suolo l’elemento di comunicazione più importante (oltre naturalmente alla qualità dei vini).

Da tempo le cantine più importanti scrivono sull’etichetta il nome della vigna o della zona da cui proviene il vino: Castelcerino, Roncà, Monte Tenda, Pressoni, Carbonare, Foscarino etc. sono nomi di zone, addirittura di piccoli vulcani.

Il Consorzio ha voluto andare in profondità e verificare l’importanza di questi nomi /territori con solide basi scientifiche.

Dopo un lungo studio geologico durato più di cinque anni  si è arrivati ad individuare 33 unità geografiche, ognuna con identità e caratteristiche proprie. Si chiamano, con scarsa fantasia, Menzioni Geografiche Aggiuntive e possono essere paragonate a dei veri e propri Cru di Borgogna. Alcune di queste sono abbastanza ampie, altre comprendono singole vigne in corpo unico. Tutte queste menzioni adesso potranno essere usate dai vignaioli che vi hanno vigneto.

Molte di queste sottozone sono storicamente acquisite, pertanto la zonazione non ha fatto che, in molti casi, sancire l’uso di un nome già usato ma che da oggi potrà essere difeso e regolamentato in modo più puntuale, con parametri certi e fruibili dall’agricoltore fino e soprattutto al consumatore. Adesso la piramide della qualità codificata dal disciplinare sarà (dal basso verso l’alto): 1-Soave-2 Soave Classico o Colli Scaligeri -3 Soave con nome di zona – 4 Soave con nome di Vigna.

Il tutto nasce dalla constatazione che esistono differenze importanti tra i suoli di Soave: a grandi linee il suolo calcareo e quello vulcanico sono quelli che si contendono il territorio; combinazioni di questi dovrebbero dare matrici diverse all’impianto organolettico di un vino. Geologicamente parlando la zona Est di Soave è principalmente costituita da colline calcaree e quella Ovest da colline vulcaniche

La degustazione

A rafforzare la giustificazione del  parametro geologico, quest’anno, la degustazione dell’annata 2017 è stata divisa per zone: colline calcaree, colline calcaree e vulcaniche, colline vulcaniche più antiche con inserimenti di tufo e calcare  e colline vulcaniche più giovani con basalti. Quattro zone che vanno da Ovest ad Est con  diverse esposizioni e altimetrie.

Indubbiamente vini ancora troppo giovani per leggerli compiutamente, ma ho cercato di capire se era possibile capire il suolo attraverso questa divisione in gruppi omogenei. Dunque evitando accuratamente di mettermi alla ricerca di questa o quella nota aromatica, mi sono concentrato più sulla struttura gustativa.

La divisione è apparsa fin da subito molto interessante perché i vini sono nella loro struttura legati in larga parte ad una matrice comune, qualunque fosse il loro stile di vinificazione.

  • In generale ho notato come i vini provenienti da colline calcaree abbiano un’aggressività maggiore , corpi più leggeri e spigolosi ma di grande piacevolezza. Necessitano di molto più tempo per maturare e concedere maggiori complessità
  • I vini provenienti dalla zona mista hanno in generale maggior grassezza ed untuosità, risultano più levigati e complessi.
  • I vini provenienti dalle colline vulcaniche sono apparsi eleganti e sempre molto ben bilanciati, meno pressione al palato ma più pronti in beva
  • I vini del quarto settore hanno una buona omogeneità anche aromatica con nasi minerali, pressioni al palato e complessità maggiori. Pronti

Di come sia stata la vendemmia 2017 ne avrete letto ormai ovunque: annata tra le peggiori sulla carta ma che sta dando anche qualche bella sorpresa, come qua a Soave, dove la media degli assaggi  mi è sembrata piuttosto alta.

Ma soprattutto vorrei ribadire che parlare di Soave in modo generico può portare ad errori  grossolani, in quanto le anime che compongono questo universo sono varie e molteplici.

Lo sforzo del Consorzio va in questa direzione, anche se l’approfondire troppo sulle Menzioni Aggiuntive rischia di portare ad difficoltà di comunicazione. Forse varrebbe la pena concentrarsi più sulle quattro macro aree presentate in degustazione, che permettono di dare una chiave di lettura quasi immediata ad un territorio comunque molto complesso.

 

 

 

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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