Sauvignonopoli friulana: caso chiuso con 41 patteggiamenti. Che vuol dire?4 min read

Rieccoci ai titoloni che si inseguono sull’ormai “famigerato Caso Sauvignon” e non solo quelli; anche svariati sms e mail che continuano a chiedere “Hai letto, Hai visto? Tizio e Caio hanno patteggiato quindi vuol dire che…”

Vuol dire cosa? In pratica molto poco, almeno alla luce delle accuse iniziali.

Noi di Winesurf ne avevamo già parlato in  precedenti articoli, l’ultimo lo scorso aprile, mettendo in evidenza un aspetto non di poco conto e oggi come allora non faremo i nomi delle aziende coinvolte, anche se i soloni, i gossippari pseudoenoistruiti magari avrebbero voluto un articolo che puntasse il dito, con nomi e cognomi, facendo sicuramente più audience.

Nei mesi scorsi avevamo anticipato la notizia che diverse aziende avrebbero scelto di patteggiare anziché continuare a difendere la propria innocenza, e prima di analizzare i fatti ci preme sottolineare cosa voglia dire esattamente il termine “patteggiamento”, giusto per far sì che il vocabolario della categoria pseudoenoistruita si arricchisca.

“Patteggiare in un processo penale non vuol dire ammettere la propria responsabilità. Questo chiarimento proviene da una recente sentenza della Cassazione (Cass. sent. n. 27071/13 del 3.12.2013).  La Suprema Corte ha ricordato anche che la sentenza con la quale il giudice applica all’imputato la pena da lui richiesta e concordata con il P.M. (ciò che, appunto, viene definito “patteggiamento”) non è qualificabile a una pronuncia di condanna, poiché essa trae origine essenzialmente da un accordo delle parti (l’imputato e il pubblico ministero, che si mettono d’accordo sulla pena da applicare). Da ciò consegue che la sentenza di patteggiamento non costituisce prova della ammissione di responsabilità da parte dell’imputato.

Qualunque processo, qualunque indagine, qualunque disputa processuale in cui si abbia a che fare con un ente statale o con lo Stato stesso, raramente si conclude in maniera indolore per l’imputato. Per cui si preferisce dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

Quindi se a una parte il Tribunale si rende conto di avere innescato un meccanismo lungo e complesso che non porterebbe con certezza a condanna, gli imputati sanno che andare in giudizio sarebbe per loro ancor più difficile e dispendioso, così preferiscono il male minore di pagare una multa.

Andare avanti vuol dire avere tempo, risorse economiche ed energia da vendere. Andare avanti vuol dire investire energie in qualcosa che distoglie le proprie attenzioni dalla propria azienda. Andare avanti vuol dire far arricchire le tasche di avvocati e tribunali.

Il danno d’immagine c’è stato, ma è anche vero che le aziende continuano comunque a credere in questa varietà che in regione riesce ad acquisire caratteristiche organolettiche non indifferenti. Non è stata abbandonata la produzione, anzi, da fonte CEVIQ, l’ente di certificazione regionale, anche il numero di certificazioni che vengono richieste sono aumentate, segno questo di un mercato interessato alla tipologia.

La difficoltà sta nel fatto che molte aziende hanno paura di investire nella promozione di  una cultivar che ha fatto discutere, per cui evitano di presentarsi ai concorsi, evitano di partecipare a manifestazioni enoiche con il sauvignon pur continuando a produrlo e a venderlo.

Chi lavora nel settore è consapevole che un grande vino non si fa in cantina, ma parte dalla vigna. Un grande vino non è il risultato di chissà quale “esaltatore di aromi”, un grande vino è il risultato di una serie di caratteristiche che solo unite posso definirlo tale. Un grande vino non lo senti solo al naso, non è la parte olfattiva a far la differenza, ma è questa associata alla parte gustativa, al suo spessore, alla sua personalità.

Oltre 10 anni fa, esattamente nel 2005, nasceva il Progetto Sauvignon grazie al lavoro meticoloso del Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo e la collaborazione dello studio associato di Giovanni Bigot. Entusiasmo, voglia di puntare su una cultivar che veniva riconosciuta a livello internazionale, come capace di poter regalare grandissimi vini che nulla hanno da invidiare al resto del mondo.

Esattamente nel 2015 il Concours Mondial du Sauvignon decreta in maniera indiscussa la qualità della produzione regionale. Poi il collasso, la distruzione d’immagine per molte aziende, gli avvocati del diavolo che si sono rincorsi sui social decretando sentenze a tutto spiano.  Secondo la fonte del Messaggero Veneto, a far scatenare il tutto un’intercettazione telefonica dell’indagato chiave che si sarebbe definito “mister bustina”, così come a detta sua, lo avrebbero chiamato in regione da almeno una decina d’anni.

Oggi siamo ai patteggiamenti (41) per la maggior parte delle aziende e persone coinvolte, archiviazione per altre e solo un’azienda che invece ha deciso di arrivare sino al processo.

Torre Rosazza, tenuta di Genagricola, non coinvolta nell’inchiesta.

Non siamo avvocati, non siamo schierati da una o dall’altra parte. Siamo solo professionisti che amano raccontare la storia e la cultura di un territorio quando queste sono dettate da tradizione e lavoro. La speranza è che quanto prima tutto questo venga superato, che i produttori comincino nuovamente ad avere fiducia in se stessi, tornando a puntare sul Sauvignon e a parlarne.

La speranza è che si torni a ripartire più forti di prima, con la consapevolezza di avere tra le mani un potenziale fatto di anni di ricerche, studi, sacrifici e tanto lavoro.

Simona Migliore

Siciliana DOC, nasce a Vittoria, patria del famoso Cerasuolo. La formazione umanistica viene arricchita dei profumi delle vendemmie siciliane grazie alla collaborazione con un’azienda vitivinicola siciliana. Non beveva ancora e non aveva assolutamente idea di cosa il meraviglioso mondo del vino e della gastronomia celassero!!!

La curiosità per il mondo del vino cresce al punto da spingerla a lasciare la Sicilia. Frequenta il mondo AIS, ma decide di sposare i principi e i metodi dell’Onav. Si diletta a “parlar scrivendo” bene o male dei posti in cui si ferma a mangiare e degustare. Esperta degustatrice, Donna del Vino, esperta di analisi sensoriale, collabora con enti, consorzi e aziende vitivinicole…da qualche anno è entrata nel mondo degli Artigiani Birrai del FVG.

Nel 2009 viene adottata da Winesurf, giornale per il quale, ispirazione permettendo, scrive e degusta senza smettere mai di imparare.


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