Perchè Nord a San Casciano, ma soprattuto perchè UGA e MGA3 min read

Perchè No…rd. All’inizio non ho capito l’associazione di Barolo e San Casciano riassunte nel titolo dell’iniziativa Perché Nord a Villa Le Corti il 19 maggio scorso a cura dell’associazione San Casciano Classico. Poi, rileggendolo come un perché no e soprattuttto dopo tutti i contenuti che ci ha passato Alessandro Masnaghetti (degustatore, giornalista, cartografo, mappatore, divulgatore), qualcosa è cambiato nella mia testa.

Se chiedete a un consumatore medio cosa sono UGA e MGA forse vi offenderà come nella vecchia barzelletta dei carabinieri: “Appuntato, faccia da contrappeso. Faccia da contrappeso a me?! Faccia da… UGA a lei!” Una cosa così.

Ma la verità è che due ore di studio a produttori e giornalisti credo non abbiano guastato e ho scritto studio perché lo è stato: proprio come degli alunni a scuola all’ultima ora si è sollevato un po’ di brusio durante le ultime slide dai corposi contenuti. Ma se noi non abbiamo chiaro cosa sono, e cosa servono, come facciamo a trasmetterle al consumatore? Sapete chi è l’unica persona che mi ha chiesto da quale UGA provenisse un vino? Nelson Pari. E con questo posso chiudere, o devo ricordarvi il metodo e la meticolosità del master sommelier che abbiamo in carica a Winesurf?

Dopo la lezione di Masnaghetti la nebbia si è un po’ diradata, perciò Nelson Pari interrogami pure! Scherzi a parte, partiamo dal principio.

Barolo, un territorio grande 1/8 del Chianti Classico con un totale di 170 MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) versus Chianti Classico con 11 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive).

La differenza del nome nonostante la sostanza sia la stessa, ovvero 170 cru vs 11 cru, nasce dalla traduzione dall’inglese di UGA adottata dall’Unione Europea (Unity Geographic Addicional): sono arrivate dopo le menzioni, pertanto hanno abbracciato l’espressione più moderna.

Perchè 11 vs 170? Perchè la zona è moooolto più vasta rispetto a Barolo e suddividerla con altrettanta minuzia sarebbe una follia: ma aumenteranno, questo lo abbiamo chiaro.

Cosa identifica ogni UGA? Un terroir diverso, inteso come insieme di fattori umani (cloni, porta innesto, tipo di allevamento, resa per ettaro, densità d’impianto, conoscenza condivisa) e fattori naturali (quota, clima, esposizione, suolo). Quello che Masnaghetti ci ha mostrato sono mappe su mappe a sottolineare dove rilievi, fiumi, suolo etc… per vedere ai raggi X le UGA e determinarne l’influenza sulle viti.

Le UGA del Chianti Classico sono 11 come dicevamo, quasi come i comuni, 8, al suo interno, ma senza dimenticare l’importanza di questi, non coincidono completamente: San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole Radda, Gaiole,  Castelnuovo Berardenga. E non sono definitive: Lamole, Montefioralle e Vagliagli hanno tre anni per decidere in quale UGA riconoscersi.

Abbiamo detto che tra i fattori umani che determinano le UGA c’è la conoscenza condivisa, pertanto queste microzone da cui nascono i cru hanno anche questo scopo: condividere la conoscenza di un territorio molto specifico, pertanto riunire le comunità del vino.

Qualcuno potrebbe obiettare che la Gran Selezione è nata con il medesimo fine, ma se nel Chianti Classico d’annata l’intervento dell’uomo è limitato, perciò capace di esprimere meglio i fattori naturali, nella Gran Selezione l’intervento per i metodi e il tempo di affinamento è palesemente più importante.

Da dove nasce la necessità di codificare ulteriori sottozone? Forse uno storytelling diversificato, l’esigenza degli appassionati più attenti di comprendere il prodotto vino sulla base del suo ambiente naturale, ma la certezza è che uno dei fulcri di questa idea è distinguersi.

Si perché da una parte c’è una conoscenza condivisa, dall’altra l’ambizione di mettere in risalto il lavoro del singolo produttore, declinato sulle caratteristiche della sua vigna e in ogni suo filare.

Una nota su cui Masnaghetti si è soffermato più volte: il consumatore prende le informazioni sui vini dai siti aziendali, perciò la minuzia d’informazioni è d’obbligo. Un esempio? Pochi scrivono che la propria vigna è rivolta a sud-est, semplificando con sud e stop, dettaglio che depaupera di elementi analitici per chi è curioso, chi vuole sapere, chi vuole conoscere cosa c’è dentro la bottiglia partendo dalla pianta.

UGA e MGA non sono a mio parere per tutti i consumatori, che rischiano di perdersi tra numerosi cru, ma visto che a qualcuno piace cru, perché non raccontarli?

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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