Da Panizzi degustazione di Vernaccia di San Gimignano in orizzontale e in verticale3 min read

Se tutte le degustazioni in azienda fossero così sono convinto che noi giornalisti impareremmo molte più cose, anche se alla fine ho avuto un problema…veramente insormontabile. Tuttora non riesco a dare una risposta alla domanda “Da Panizzi ho fatto una degustazione verticale o orizzontale?”

In realtà ho assaggiato varie annate, quindi è stata verticale, però anche le varie vernaccia prodotte nella stessa annata, quindi orizzontale… insomma non se ne esce.

L’unico modo di uscirne è dire che ho fatto una degustazione molto, ma molto interessante.

Tutto merito di Walter Sovran, arrivato  per dare continuità all’azienda dopo la morte del caro Gianni Panizzi, che mi ha presentato praticamente tutto quello che da allora è stato prodotto.

Non è facile spiegare l’assaggio perché non si è trattata di una degustazione “ufficiale” ma di una chiacchierata tra amici con davanti vari vini: questi vini sono stati assaggiati e riassaggiati e alla fine ho capito varie cose.

La prima è che L’annata 2014 è stata sicuramente difficilissima, a San Gimignano come praticamente in ogni luogo ma…

Se hai avuto  il coraggio di diminuire drasticamente le rese e portare in cantina solo uva buona, se hai lavorato in cantina in maniera semplice e lineare, alla fine ti ritrovi con una vernaccia che è una lama! Ha una freschezza incredibile, per niente amara o citrica, che sicuramente gli permetterà di dare grandi soddisfazioni per almeno 8-10 anni.

Questo per quanto riguarda la vernaccia “ base”, mentre la Santa Margherita, che fermenta parzialmente in legno non è così reattiva e  non ha la spinta della base: probabilmente la 2014 è stata una vendemmia da vini “nudi”, che poco gradiscono passaggi in legno, piccoli o grandi che siano.

La seconda  riguarda la giovinezza, quasi disarmante, della vendemmia  2015, annata completamente diversa e ancora inespressa: sia infatti la “base” che la Santa Margherita mostrano  una giovinezza incredibile, addirittura con un naso “aromaticamente elementare” senza cioè quelle complessità che ci aspetteremmo da un bianco di due anni.

A dare maggior peso alla giovinezza dei 2015 il confronto tra 2014 e 2015, dove sembrava  ci fossero almeno 4-5 anni tra i vini delle due annate e non una sola vendemmia. Da una parte sicuramente segno che la 2014 tende comunque a maturare in fretta, ma dall’altra occorre tenere presente una 2015 che, specialmente nel base, sembrava un vino appena imbottigliato. Insomma, Chi ha Panizzi 2015 in cantina aspetti a berlo.

Mentre invece, e questa è la terza cosa che ho capito, chi ha 2013 in cantina, sia “base” che Santa Margherita, può congratularsi con se stesso. La vendemmia 2013 da Panizzi è stata infatti di altissimo profilo e specialmente la Santa Margherita è buonissima adesso ma da conservare per almeno altri 10 anni senza problemi.

Se dovessi traslare i risultati dei vini di Panizzi su tutta San Gimignano mi verrebbe voglia di girare per le cantine e fare incetta di 2013.

Farei incetta anche di 2016, ma di questo vino non voglio parlare prima degli assaggi per la nostra guida: posso solo dire che se il buongiorno si vede dal mattino…

Veniamo invece alle riserve 2011, 2012 e 2013: come penso molti sappiano non amo moltissimo questo vino di casa Panizzi, ma le tre che abbiamo assaggiato mostrano un percorso  di tutto rispetto.

Importante è dire subito che in questi tre annate sono cambiate le vigne di provenienza e che con la 2013 si è arrivati a selezionare  un vigneto da cui fare solo Riserva. Purtroppo la 2013 è ancora molto imbalsamata dal legno per dare un giudizio, mentre personalmente ho molto apprezzato la 2012, sicuramente più dinamica e scattante della 2011.

In definitiva Walter mi ha presentato un PP, ovvero un Panorama Panizzi di assoluto rilievo, ma quello che mi è piaciuto particolarmente è stato il discutere senza peli sulla lingua, cercando di analizzare con grande attenzione  i perché sia dialcuni piccoli problemi sia delle caratteristiche  positive dei vini.

Insomma, una cosa da rifare, capito Walter??

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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