Ho aspettato qualche giorno per entrare nella spesso pretestuosa e sterile discussione sul riconoscimento Unesco a, cito testualmente “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.
Ci sono state centinaia di prese di posizione pro o contro questo riconoscimento, che rende impossibile mettersi a rispondere o ad evidenziare pro e contro di ognuna. Cercherò quindi di presentare il caso nella maniera più semplice e schematica possibile.
Il primo punto e il primo errore generalizzato riguarda proprio a chi precisamente è stato dato il riconoscimento, cioè a “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.
Magari la famosa casalinga di Voghera non lo sa, ma quelli che un minimo bazzicano nel settore vino dovrebbero aver capito che non si tratta di tutto il mondo del Prosecco, ma solo di quello DOCG, che si produce in un territorio ristretto.
Quindi il riconoscimento, occorre precisarlo ancora, va ad un territorio collinare dove la viticoltura è difficile, non alle piane del Veneto e del Friuli che producono, volendo, anche 300-350 quintali per ettaro.
Purtroppo a monte di tutto il ragionamento c’è un vino DOC, il Prosecco, che con il suo mezzo miliardo e passa di bottiglie è riuscito a cannibalizzare , anche nell’immaginario di tutti, esperti o meno, la più grande DOCG italiana ( a braccio attorno ai 60 milioni di bottiglie), cioè appunto quella del Prosecco di Conegliano Veneto e Valdobbiadene.
Quindi quando si parla di Prosecco, in generale e in questo caso particolare, tutti facciamo l’errore non solo di scambiare due territori, ma due vini prodotti con rese e in condizioni completamente diverse.
Da una parte pianura, alte rese e meccanizzazioni, dall’altra rese molto più basse, colline anche impervie, lavorazioni giocoforza da fare a mano. Un po’, scusate la battuta e con il dovuto rispetto per le vincitrici, come scambiare Miss Padania per Miss Universo.
Questo è stato il primo errore grave che, specie chi si occupa di vino, non avrebbe dovuto commettere.
Un errore invece lo commisi diversi anni fa, quando, da toscanaccio impenitente mi sbellicai dalle risate alla frase detta dalla zia di mia moglie, veneta di Conegliano: “Le colline di Valdobbiadene sono molto più belle di qualsiasi collina toscana!”
Mi misi a ghignare e non le detti una risposta perché pensavo non ce ne fosse nemmeno bisogno.

Figuriamoci! Le iperblasonate colline del Chianti e o della Maremma di fronte a delle collinette venete… poi andai a Valdobbiadene e rimasi a bocca aperta. Sono colline di una bellezza incredibile, che non solo hanno meritato il riconoscimento, ma lo avrebbero meritato prima di tanti altri bellissimi luoghi italiani.
E per me Il fatto che vi si produca vino è solo una fortuna perché la viticoltura DI COLLINA rende le colline più belle e morbide, quasi sontuose per buona parte dell’anno.
“Ma vi si produce il Prosecco! Vino di poco pregio che ha bisogno di decine di trattamenti e avvelena le colline stesse!”
Questa motivazione viene considerata da molti come quella definitiva: dove si usano veleni non si possono dare riconoscimenti. Scusatemi, ma tutti questi signori dove erano quando lo stesso riconoscimento è stato dato ad un territorio che, pur producendo grandi vini, non ci va certo piano con i trattamenti?

Sto parlando delle colline di Langa, quelle del Barolo e del Barbaresco dove, tra l’altro, per trovare un bosco bisogna farne parecchia di strada. Però nel 2014 tutti a festeggiare, tutti a dire “Finalmente”, tutti felici.
L’Unesco però non valuta secondo la qualità dei vini, ma delle bellezze che quei territori mostrano, mentre tanti esperti o pseudo tali con la puzza sotto il naso pare che votino a favore o contro solo a seconda della qualità dei vini prodotti.
A proposito e con questo chiudo: il riconoscimento dato nel 2014 recita testualmente “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”.
Non è stato dato solo alla Langa, ma tutti da allora dicono così. Quindi è logico che adesso si usi il termine “Prosecco” per indicare quel territorio e credo anche sia positivo, perché nel tempo farà capire che esiste Prosecco e prosecco.

Infatti il bello di questi riconoscimenti è che attraggono moltissimi turisti (chiedere in Langa , dove grazie a questo non esistono più stagioni morte) che visiteranno quelle meravigliose colline, assaggeranno quel vino (e non quello di pianura) e saranno ambasciatori nel mondo del miglior Prosecco che ci sia.
Anzi, col tempo i produttori stessi capiranno che i panorami vanno curati sempre più e sempre meglio se vuoi che i turisti arrivino: quindi usare meno sostanze chimiche non farà bene solo alla natura, ma anche al loro portafoglio.
Il processo sarà lungo ma questo riconoscimento lo ha fatto “inesorabilmente” iniziare: grazie Unesco!