Montalcino:se 10.000 hl. vi sembran pochi.3 min read

“Ettolitro: misura di capacità pari a cento litri.” Questo recita il dizionario Garzanti della lingua italiana. Pur non essendo un matematico arrivo anch’io a calcolare che da un ettolitro si possono ottenere 133 bottiglie di vino da 0.750 l. Se le 133 bottiglie ( o l’ettolitro) vengono moltiplicate per 10.000 si ottiene il consistente numero di 1.330.000 bottiglie di vino (o 10.000 ettolitri di vino “sfuso”). Questo quantitativo è stato sequestrato verso la metà di agosto in una, ripeto una, cantina di Montalcino!!! La notizia è caduta nel mezzo delle ferie e ancora pare che nessuno ne abbia capita la dirompente importanza. Vediamo di spiegarsi. A suo tempo il Consorzio dichiarò che “solo” 17 ettari di Brunello non erano a norma. Il disciplinare fissa in circa 60 ettolitri la resa in vino di un ettaro: 60 moltiplicato 17 fa 1020 ettolitri. Ne sono stati sequestrati 10 volte tanti in una sola azienda senza che il Consorzio, i produttori, la stessa magistratura abbiano sentito  minimamente il dovere di dare maggiori comunicazioni a riguardo. Per chiarezza pare  siano vini delle annate dal 2003 al 2007, ma anche così i 10.0000 ettolitri sono una quantitativo esorbitante, specie per Montalcino dove di Brunello attualmente se ne producono non più di 10-12 milioni di bottiglie.
Nonostante ciò il produttore dove, pare, sia avvenuto il sequestro (Fattoria dei Barbi) ha subito fatto sapere che il suo Brunello è regolarmente in vendita ed il Presidente del Consorzio, Patrizio Cencioni ha dichiarato che il Consorzio non era al corrente di niente, salvo comunicare che erano state distribuite 5 milioni di fascette, segno che le vendite non stavano calando. Insomma, da una parte prepari per la vendita 5 milioni di bottiglie, dall’altra te ne sequestrano per quasi i milione e mezzo ma tutto è tranquillo.
Gli unici problemi seri per i produttori sembrano siano rientrati dopo che gli Stati Uniti hanno “risdoganato”  il Brunello. Chi se ne frega se il Consorzio è stato esautorato della possibilità di certificare il Brunello, e questo compito è stato affidato al comitato dei tre saggi, che però non può ancora operare perché non esistono norme attuative ministeriali dopo la  nomina. Chi se ne frega se l’immagine del Brunello perde colpi giorno per giorno. Chi se ne frega se i produttori onesti (Molti? Pochi? Ah, saperlo!) di Montalcino risentono anche loro di questa grave crisi e non possono tirarsene fuori perché nella mefitica  palude del “si dice” non si riesce a trovare un pezzo i terra ferma per emergere.
Chi se ne frega se nella stessa palude dei “si dice” i produttori si trovano sempre più soli contro tutto e tutti e l’idea consortile (più che il Consorzio) sembra andare mestamente alla deriva.
A questo punto, per il bene di Montalcino occorrerebbe che si cominciasse, almeno dal punto di vista mediatico, a fare chiarezza. Non voglio che vengano fuori i nomi per schiaffare il mostro in prima pagina (alcuni comunque sono da mesi  sulla bocca di tutti) ma che la magistratura e magari anche il Consorzio comunichino ufficialmente il numero delle aziende inquisite a vario titolo e il corrispondente “peso” in ettari e bottiglie di Brunello. Vorremmo sapere in soldoni quante, sul totale di Montalcino, sono le aziende e di conseguenza gli ettari, gli ettolitri e le bottiglie, sotto inchiesta e quante quelle estranee ad ogni addebito.
Se questo non accadrà al più presto possibile la palude si allargherà sempre di più fino a fagocitare tutto e tutti. Un po’ come nella “Storia Infinita” quando il mondo di Fantasia sta per essere distrutto e solo una parola può salvarlo. La parola in questo caso è “Chiarezza!!!”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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