Le anteprime sono finite. Amen!2 min read

Con Montepulciano (giovedì) e Montalcino (venerdì e sabato) si è chiusa la settimana di degustazioni targata Toscana.
Un sunto? Troppo facile e quindi, per assurdo, difficile condensare le sensazioni di questi 6 giorni che possono essere letti in più modi.
Penso di essere stato uno dei pochi ad aver partecipato a tutte le edizioni delle varie anteprime da quando sono nate e non riesco ancora a capire se i segni di stanchezza sono in me o nella formula.
Non credo ci sia niente di sbagliato nel far venire centinaia di giornalisti e di broker (con un contorno non indifferente di ristoratori, enotecari ed appassionati) ad assaggiare le nuove annate di queste grandi denominazioni. Forse qualcosa di sbagliato c’è nel rapporto “costi-benefici”, specie se la stragrande maggioranza dei costi vengono spalmati sui produttori.
Questo può spiegare la lieve flessioni di aziende partecipanti in ognuna delle tre anteprime (Chianti Classico, nel 2009 143 aziende partecipanti quest’anno 138, Vino Nobile nel 2009 34 nel 2010 29, Brunello nel 2009 146 quest’anno 134) dovuta comunque anche ad una selezione maggiore degli eventi annuali, imposta dalla crisi attuale.
Penso però che questa formula delle anteprime vada rivista, cercando da una parte di privilegiare maggiormente le possibilità di degustazione per chi già conosce il territorio e dall’altra di ampliare il numero delle visite in cantina per chi deve ancora conoscerlo bene.
Quindi uno o due grandi punti di degustazione, (magari uno a Firenze ed uno a Siena) organizzati al meglio e tante possibilità di visita per chi preferisce l’incontro diretto con il produttore.
Questa per stampa e broker potrebbe essere una bella soluzione e magari porterebbe al coinvolgimento di enti importanti (Regione in primis) e ad una diminuzione dei costi.
I consorzi hanno un anno per parlarne, speriamo che le tre “montagne” non partoriscano un topolino.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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