La stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 42, 20173 min read

Il titolo e la foto  grande di copertina di questo numero, nel quale i vini italiani sono protagonisti, sono per Marilisa Allegrini e l’impero di questa casa vinicola, diventata un brand veneto-toscano con le nuove proprietà di Poggio San Polo a Montalcino e Poggio al Tesoro a Bolgheri.

L’Italia è però in copertina anche per i vini del Piemonte (subito sotto). Poi c’è spazio anche per un menu di  festa a base di pesce e uno special report sulle migliori bottiglie americane da 15 dollari o meno.

Prima degli articoli veri e propri potremo leggere l’editoriale dei sempre sorridenti (e sempre con un bicchiere in mano) Shanken e Matthews, che anticipano i temi trattati nella rivista e  le consuete rubriche: la posta dei lettori, le notizie di GrapeVine (in evidenza le piogge-finalmente-in California e gli incendi in Cile), un’intervista breve a Piero Selvaggio, decano della cucina italiana  in America, la rubrica sui formaggi (si parla di feta), il perfect match (costolette di maiale e un rosso dell’Hérault), l’angolo delle aste (gli affari nel 2016 cedono il 2%, ma è incoraggiante la ripresa d’interesse per i grand cru di Bordeaux), lo shopper, e naturalmente le pagine degli editorialisti. Laube commenta l’aumento dei prezzi delle vigne in Napa Valley, dove ormai un acro costa 1 milione di dollari; Kramer parla della “bottiglia speciale” come momento di transizione da bevitore occasionale a wine lover.

Saint-Emilion

Più interessante questa volta la pagina di Molesworth su Saint-Émilion, ormai divenuto, con i suoi 13.000 acri,  il vero colosso di Bordeaux (3.600 a Margaux e appena 1.960 a Pomerol). Molesworth parla anche dell’epoca dei garagistes , del successo delle selezioni parcellari e della peculiarità degli appena 800 acri di vigna situati sul plateau di calcare di Saint-Émilion, dove lo strato superficiale si riduce sensibilmente, i cui vini appaiono oggi più interessanti di quelli provenienti dagli assai più diffusi e classici suoli ghiaioso-argillosi. Qualche nome? Canon, Fourtet e anche La Mondotte.

Ma eccoci alla saga della famiglia Allegrini, con Franco a rappresentare le ragioni della vigna e la sorella Marilisa quelle del marketing: un lungo servizio a colori che ripercorre la storia di questa casa vinicola dalle origini  alle sue avventure toscane.

Piemonte

Il servizio seguente è ancora per il vino italiano: questa volta si parla della “bella sorpresa” (è il titolo dell’articolo) rappresentata dalla vendemmia 2012 nelle Langhe e in Piemonte (94 i punti –si tratta di medie- assegnati all’annata da Wine Spectator, come per 2008 e 2004, uno in meno di 2006 e 2007 e tre dello straordinario 2010).

Ovviamente ci sono solo vini da Nebbiolo (Barolo e Barbaresco) nella lista dei vini top proposta da Sanderson, ma spicca l’apparizione di due Nebbiolo dell’Alto Piemonte (un Gattinara e un Carema).

Tra i top values (i migliori qualità/prezzo) si assiste alla rivincita dei Dolcetto (non solo Dogliani). A seguire c’è la lista, in ordine alfabetico, delle aziende piemontesi esaminate, con i punteggi dei loro migliori vini.

L’Italia è comunque ancora protagonista in un terzo articolo, dal titolo “Il racconto di due città” (Montefalco e Orvieto) , che parla dei vini umbri: prevalentemente Sagrantino, ma crescono Grechetto e Trebbiano spoletino.

Extreme values

Dopo questa ampia escursione in Italia, Wine Spectator torna  in America, dapprima con il menu di festa (di mare) della Nuova Inghilterra (seguono piatti, ricette e vini), poi con gli extreme values, i vini americani “buonissimi” da meno di 15 dollari, infine con i vini americani di stile rodaniano (California, e soprattutto, come è ovvio, Paso Robles).

Quest’ultimo servizio, come sempre corredato dalla lista dei vini raccomandati , si articola in tre sezioni (la roadmap regionale di Tim Fish,i vitigni a bacca bianca emergenti, a cura di MaryAnn Worobiec,  e i vini del  distretto di Willow Creek, AVA emergente di Paso Robles, a cura di Aaron Romano).

La rivista si chiude, come sempre, con la Buying Guide (questa volta  i vini italiani, soprattutto langaroli, inflazionano  le segnalazioni dei vini di maggior pregio, gli Highly recommended e i Collectibles) e la pagina del Dr. Vinny, dedicata questa volta al vino nel cinema.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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