La stampa estera: Bourgogne Aujourd’hui, n.1627 min read

Il cuore di questo numero, come sempre, è costituito dalle degustazioni della “Guide d’Achat”, questa volta focalizzate sugli Chablis e le altre denominazioni della Yonne, e sui vini della collina dei Corton.  A completare il quadro, un interessante incontro-intervista con quattro  vignerons emblematici dello Chablisien (Benoît Droin, Frédéric Soupé e i due fratelli Garnier, titolari rispettivamente dei Domaines che portano i loro nomi), un servizio   sulla Saint-Vincent Tournante 2021-2022, che ha avuto luogo nel gennaio scorso a Puligny-Montrachet, Blagny e Corpeau, nel cuore della Côte des Blancs , e il dossier dedicato ai Palmarès 2021 dei Borgognoni dell’anno. Infine c’è il “Cahier spécial” sui Crémant, che in precedenza veniva pubblicato in un fascicolo a parte allegato alla rivista, e ora sotto forma di inserto.

Non potendo descriverli tutti, mi concentrerò sulle degustazioni, limitandomi a qualche cenno sugli altri articoli. E’ interessante l’intervista ai  quattro vignerons di Chablis, espressione di realtà molto diverse (uno, Droin, di un Domaine con una storia consolidata, gli altri di cantine di origini più recenti o recentissime), che danno un’idea delle trasformazioni in atto in un ambiente finora restato relativamente ai margini della grande Borgogna. Mi limito a riferire la risposta di Droin alla domanda su quale sia l’identità dello chablisien e se esso faccia culturalmente parte o no della Borgogna. Per Droin Chablis possiede tutti i “fondamentali” della Borgogna- la valorizzazione dei climats, la classificazione gerarchica dei crus,  lo spirito della Borgogna, anche se con alcuni tratti della vicina Champagne,  ma ha anche una fisionomia a sé, diversa da quella borgognona, sia dal punto di vista geologico, sia per la sua configurazione, dominata da piccole vallate piuttosto che addossata a una Côte.

La Saint Vincent non è, per i borgognoni, solo una grande festa locale che celebra la nuova vendemmia, e l’articolo  di Jasper Morris e Christophe Tupinier ci aiuta a comprendere le ragioni del suo successo, mentre Frédéric Villain illustra, dal punto di vista storico, il legame particolare che lega Puligny e Blagny allo chardonnay, da cui originano i grandi bianchi della Côte.

Migliori produttori, migliori speranze e migliori bottiglie sono i trofei assegnati da “Bourgogne Aujourd’hui” per il 2021. Si aggiudica il trofeo di Domaine dell’anno gli  Châteaux de Marsannay e Meursault, ma sono stati premiati anche lo Château de Fleys nella Yonne e i  Domaines Nicolas Maillet nel Mâconnais, de Villaine a Bouzeron (Côte-Chalonnaise) e Anna et Hervé Sigaut a Chambolle- Musigny (Côte d’Or). Tra le “speranze” il primo premio è toccato al Domaine Truchetet di Prémeaux-Prissey (gli altri “laureati”: Domaine du Chardonnay; Château de Messey; Château de Rougeon e Domaine Jean Vaudoisey), mentre il punteggio più alto della degustazione  è stato assegnato al rosso La Digoine 2019, un Bourgogne-Côte Chalonnaise del Domaine De Villaine, seguito a un punto di distanza  dal Volnay Champans 2018 del Marquis D’Angerville e dal Nuits-Saint-Georges Les Chaignots 2019 delle sorelle Mugneret-Gibourg.

Prima di passare alle degustazioni, giusto un accenno alle pagine della gastronomia (sugli scudi Philippe Augé della Hostellerie de Levernois) e soprattutto alle “grandi manovre” in corso al Domaine des Lambrays, dove Jacques Desvauges, dal 2019 al timone del Domaine (attualmente in conversione al biologico), è tornato a vinificare separatamente le uve dei diversi micro-climats che caratterizzano i poco più di 8 ettari e mezzo di questo “quasi monopole”: qui  la vigna è piantata sull’asse nord-sud perpendicolarmente  al pendio di 60 metri che conduce dalla parte più alta a quella più bassa della proprietà. L’assemblaggio verrà dunque effettuato solo alla fine, a partire da dodici differenti cuvées, per le quali,  si utilizzeranno  nuove cuves  in legno da 15 a 45 ettolitri. La novità più ghiotta, però, sono le nuove acquisizioni in corso a Vosne-Romanée (Les Beaux Monts), Nuits-Saint-Georges (La Richemone, Les Murgers e Les Cras), e soprattutto le 52 are di Ruchottes-Chambertin, attualmente sfruttate da un altro vigneron, ma che saranno recuperate nel 2031, che andranno ad affiancarsi alle due parcelle di Puligny-Montrachet (Caiullerets e Folatières).

La prima degustazione di questo numero è dedicata alla vendemmia del 2019 (2020 per il Petit Chablis) nello Chablisien, frastornato dai due anni di “confinement” e dalla tormentata vendemmia 2021, che ha visto una sensibile riduzione dei volumi, col conseguente aumento vertiginoso dei prezzi alla feuillette da 132 litri per il négoce. Fortunatamente sembra che le annate calde, come lo è stata la 2019, siano state ben assorbite dal terroir di Chablis, che ha mantenuto gli attesi livelli di freschezza, pur in presenza di una maggiore maturità. Buoni e in molti casi ottimi i risultati nelle diverse denominazioni: i top scores sono stati rispettivamente 18/20 per lo Chablis Dessus la Carrière del Domaine Gilbert Picq et Fils tra i Villages, altrettanti per il Vaulorent di William Fèvre tra i Premiers Crus e 18,5/20 per il Les Clos, Grand Cru di Jean-Paul e Benoît Droin. Miglior risultato per i Petit-Chablis 2020 è stato quello del Domaine Billaud-Simon (17.5/20). In evidenza le batterie della Maison Joseph Drouhin, e dei Domaines Nathalie et Gilles Fèvre, con un ottimo “base” (17/20), Christian Moreau (17.5/20 per la cuvée Guy Moreau dello Chablis Premier Cru Vaillons), e Guillaume Vrignaud. Tra le altre denominazioni della Yonne, in un’annata complessivamente più favorevole ai bianchi, lo score più alto è toccato all’Irancy Les Mazelots del Domaine  Jean-Hughes et Guilhem Goisot , con 18.5/20 (molto bene tutta la loro gamma: tra i rossi spicca ancora il Bourgogne- Cotes d’Auxerre La Ronce, 18/20, e bene anche  la nuova cuvée d’Irancy , Le Voi de Crevant, 17/20). Tra i bianchi spiccano gli eccellenti Bourgogne-Chitry di Edmond Chalmeau et Fils (su tutti il Vieille Vigne d’Aimé, 17.5/20, per un vino in vendita a 9.80 euro), mentre continua la crescita della nuova AOC Vézelay, con il Domaine de la Croix Montjoie in evidenza, con belle prestazioni di tutti i vini della sua gamma, e con la cuvée La Voluptueuse decisamente riuscita (17.5/20).

Sono tre i comuni del triangolo dei Corton, di cui si occupa la seconda grande degustazione: Aloxe-Corton, Ladoix-Serrigny e Pernand-Vergelesses, con il loro corredo di Premiers Crus, e naturalmente con i Grand Crus Corton e Corton-Charlemagne. E’ andata abbastanza bene anche per i bianchi, che di solito soffrono maggiormente le annate molto calde, come lo sono state la 2019 e la 2018, con l’aggravante-per quest’ultima-  dei rendimenti più elevati di un millesimo particolarmente generoso che veniva da una serie piuttosto negativa per le quantità. Tra i rossi, a parte il Corton Grand Cru rouge Bressandes 2018 del Domaine Edmond Cornu et Fils , che, con 18.5/20, ottiene il punteggio più alto per tutte le denominazioni della zona, tra i vini  con “classement” inferiore, si distinguono il Ladoix rouge Les Madonnes Vieille Vigne 2019 del Domaine Cachat-Ocquidant, l’Aloxe-Corton rouge 2019 del Domaine Jean Fournier e il Pernand-Vergelesses rouge Premier Cru Île de Vergelesses 2019 del Domaine Rapet Père et Fils   (tutti con 17.5/20).

Per quanto riguarda i bianchi, svetta il Corton-Charlemagne grand cru 2018 del Domaine Jacques Prieur (17.5/20). Si fermano a 17/20 il Corton -Vergennes dello Château de Meursault e il Corton-Charlemagne  del Domaine Joseph Drouhin della stessa annata. Tra i vini bianchi  Villages o Premiers Cru, raggiunge i 17/20  il Pernand-Vergelesses Premier Cru Clos Berthet monopole 2019 del Domaine Dubreuil-Fontaine. Tra i Domaines emergenti o in crescita, Bourgogne Aujourd’hui segnala con appositi riquadri i Domaines Follin-Arbelet,  de la Galopière,  Gros Ch. Et Fils e Jean-Pierre Maldant .

Resta solo il Cahier dedicato ai Crémant: decisamente in crescita, qualitativa e di apprezzamento da parte dei consumatori, e sempre più decisa a staccarsi dall’ombra degli Champagnes, ma attualmente bloccata dalla sua richiesta di riconoscimento delle sue cuvées di terroir, da parte dell’INAO, che frena le ambizioni dell’UPECB (l’associazione dei produttori), facendo riferimento alla filosofia dell’assemblage di territori diversi. All’incontro-intervista a Julien Deliance, “artigiano al servizio del crémant”, denominato anche “Monsieur Crémant” , ma freddo verso le rivendicazioni di crémants parcellari, fa seguito la maxidegustazione di crémants, bianchi e rosé, da cui emerge il miglioramento costante del livello di questa appellation: ai nomi delle ditte leader (Picamelot, Bouillot, Bailly-Lapierre e Ambal) si aggiunge l’affermazione di nuovi produttori, tra i quali spicca il Domaine Bouhelier, grande valorizzatore del terroir chatillonnais.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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