La rivolta (a fin di bene) delle schiave2 min read

Non stiamo parlando di un vecchio film storico ma di una nuova e sempre più emergente voglia di qualità dell’omonimo vitigno altoatesino. 

Come molti di voi sapranno lo amo molto e cerco di sostenerlo nella sua strada verso “la rottura delle catene” che lo inchiodano a produzioni di non alto livello. Sostengo infatti da anni che esistono grandi schiave e che il mercato nazionale sarebbe pronto per riceverle ed apprezzarle. Purtroppo spesso sono proprio gli stessi “schiavisti” (alias produttori di schiava) che non credono appieno nelle potenzialità di questo vitigno.

Una buona notizia, in controtendenza con quanto detto prima viene dal Lago di Caldaro, dove un gruppo di 19 produttori, sia grandi che piccoli(Castel Sallegg, Kellerei Kaltern, Baron di Pauli, Erste & Neue, Josef Brigl, Lieselehof, Ritterhof, Peter Sölva e figli, Kettmeir, Oberpreyhof, Manincor, Morandell Dominikus, Cantina Niklaserhof, Klosterhof, Andi Sölva, Steflhof, Prälatenhof, T. Unterhofer, T. Pichler), hanno sottoscritto un impegno  per produrre sul lago di Caldaro schiave di altissimo livello.

Una vera e propria “Charta” che dovranno seguire nella produzione dei loro Lago di Caldaro DOC.

Ecco i punti salienti su cui si basa l’accordo.

1) Dovranno essere utilizzati solo I migliori crù storici certificati e riconosciuti che circondano il Lago di Caldaro e salgono fino a 450 metri.
2) L’età media dei vigneti deve essere di almeno 30 anni.
3) La Vendemmia dovrà essere manuale e selettiva.
4) La resa dovrà essere Il 10% in meno di quella massima prevista dal disciplinare
A questo punto i vini dovranno essere valutati da una giuria tecnica, che procederà alla degustazione cieca dei campioni. Solo i vini con giudizio positivo potranno riportare la  dicitura particolare “Prodotto secondo le norme previste dalla Charta del Lago di Caldaro” e fregiarsi dell’apposito bollino.

Sicuramente una bella mossa, almeno sulla “Charta” (scusate il gioco di parole) per sdoganare definitivamente questo vitigno e far capire le sue enormi  potenzialità. Spero solo che le commissioni siano rigorose e soprattutto i produttori lavorino nella maniera seria e responsabile prevista dall’accordo sottoscritto.

Da parte nostra cercheremo di assaggiare tutti i vini che si fregeranno del marchio e vi garantiamo che saremmo severissimi (ma anche molto speranzosi di un buon risultato) negli assaggi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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