La quarta stella! Ormai la Revue du Vin de France è di manica larga4 min read

Ho tra le mani Le guide des meilleurs vins de France 2023 della Revue du Vin de France (RVF) e la prima novità che salta agli occhi , pur nella relativa stabilità del formato (numero di pagine compreso), è la introduzione della quarta stella per la segnalazione dei Domaines di maggior prestigio.

Fino a quest’ultima edizione il massimo riconoscimento  consisteva infatti nel conferimento di tre stelle. Ora se ne aggiunge una quarta a scomporre il gruppo dei Domaines  tristellati, per indicare il raggiungimento di un ulteriore livello di qualità ancora più alto. Con questo la RVF si conforma a quella che è probabilmente la più antica guida ai vini del mondo -quella di Hugh Johnson-, che  ha sempre adottato una scala a quattro stelle.  Si tratta in definitiva del cambiamento più rilevante dopo la rivoluzione  dell’edizione del 2021, nella quale la Guida verde scelse  di abbandonare la scala di valutazione dei vini in ventesimi per passare a quella in centesimi, adottata dalla critica anglosassone.

 Se le tre stelle intendevano finora rappresentare l’élite dei vini di Francia, la quarta stella è da quest’anno assegnata a quei Domaines  eccezionali che uniscano un livello straordinario di qualità  con una  stabilità nei tempi lunghi. Quali sono? Naturalmente sono ancora Bordeaux e la Borgogna a fare la parte del leone, aggiudicandosi questo riconoscimento con ben 17 Domaines sui 22 totali: 12 Bordeaux, 5 la Borgogna. Poi: due ciascuno la Champagne e il Rodano settentrionale, 1 l’Alsazia. Conseguentemente alla promozione di 12 Chteaux bordolesi, il numero delle proprietà  con tre stelle di quel territorio cala da 28 a 18, mentre è meno significativa la riduzione di quelle della Borgogna, che scende da 27 a 23.

Ma quali sono i Domaines che da quest’anno  possono fregiarsi della quarta stella della RVF ? In Alsazia è il Domaine Zind Humbrecht, nella Champagne Selosse e Krug, nel Rodano settentrionale Jean-Louis Chave e Jamet, in Borgogna la coppia Leroy-Domaine de la Romanée-Conti, a cui si aggiungono Armand Rousseau e Jacques-Frédéric Mugnier, e, unico nella Côte-de-Beaune, il Domaine d’Auvenay, anch’esso facente capo a M.me Lalou Bize-Leroy. 

Più articolato risulta il quadro a Bordeaux, dove sono 5 gli Châteaux del Médoc (i tre Premiers crus di Pauillac e Margaux , a cui si aggiunge Léoville-Las-Cases, second cru di St.-Julien), due delle Graves (Haut-Brion e Yquem nel Sauternais) e i rimanenti 5 della Rive Droite : tre a Saint-Émilion (Ausone, Cheval Blanc e Figeac, appena promosso Premier Grand Cru A) e due a Pomerol (Lafleur e Pétrus).

Per quanto riguarda invece i Domaines a tre stelle, dopo Borgogna (23) e Bordeaux (18), il maggior numero di riconoscimenti tocca a Champagne e Loira, entrambe con otto aziende, seguiti dall’Alsazia con 7, dal Rodano sud e dal sorprendente Jura con 5, dalla Provenza con 4, mentre, a quota 3, sono il Rodano settentrionale (erano sei, ma due di essi sono passati alla  quarta stella) e il Languedoc, 2 ciascuna a Corsica e Roussillon.

Infine, le due cenerentole :  il Sud-Ouest e la Savoia con 1 solo Domaine, e , per quanto quest’ultima,  è la prima volta che ottiene questo riconoscimento. Esaminando i nomi dei Domaines premiati, ci sono certo delle novità sia pur contenute (sono complessivamente 12 i nuovi Domaines che hanno ottenuto la terza stella), ma i cambiamenti più clamorosi riguardano Bordeaux, dove Pavie e Angélus, già tre stelle e nuovi Premiers grands crus di St.-Emilion in seguito al classement del 2012, sono stati declassati a due sole stelle, certo anche in conseguenza del nuovo “terremoto” avvenuto a St.Emilion.

AAVV: Le Guide ds meilleurs vins de France 2023, € 29,95

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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