La prima volta… con le aragoste4 min read

Ancora negli anni ’70 la Fiera di Milano era la più importante fiera d’Italia. Si chiamava “Fiera Campionaria” e c’era di tutto. Non era quindi una fiera specializzata come sono ormai tutte le più importanti, ma veramente potevi trovarci di tutto. Dalla meccanica all’alimentazione, dalla moda a alle biciclette, dalle nuove invenzioni e ritrovati ai miti dell’industria di casa nostra. Ma era anche spettacolo. Non solo perché ci fosse ancora al suo interno il famigerato “Teatro della Fiera di Milano” sede delle più importanti trasmissioni televisive, ma perché durante la manifestazione c’erano tutta una serie di iniziative e manifestazioni per divertire e stupire. Una volta ho potuto vedere dal vivo la tuta di Neil Armstrong, il primo uomo sulla luna, ed una manciatina dei primi sassi lunari riportati sulla terra. Era tutto sotto vetro corrazzato, ma era li a poche centimetri da me.

Fin dai primi anni ’50 mio babbo capo officina nella fattoria degli Acquisti veniva mandato sistematicamente ogni anno per aggiornarsi sulle scoperte ed i nuovi macchinari che potevano interessare in azienda.

Poi quando negli anni ’60 mise su una fabbrica di macchine ed attrezzi agricoli e per l’edilizia fece in tempo a fare qualche Fiera di Milano con la borsa di pelle piene di fotografie e schizzi di quello che aveva realizzato. Cioè riusciva a fare capannelli di gente e si metteva a spiegare le sue invenzioni così in mezzo alla gente. Io lo accompagnavo e mi domandavo se sarei mai stato in grado di fare quello che faceva lui. Sarei riuscito a fare l’espositore, ma non l’inventore e nemmeno i capannelli della gente.

Lui non fece in tempo a partecipare con un vero e proprio stand perché nel 1968 ci mancò e toccò a me questo onere/onore. Per i casi strani della vita proprio il primo anno di partecipazione assumemmo due giovani ragazze con l’intento di rendere più visibile e gradevole il nostro piccolo stand.

Queste erano le illuminate idee di Nazario Garavini, nostro agente a Milano, vero mago per queste cose. Una di queste ragazze faceva la hostess, mentre l’altra mi disse il Nazario “era di buona famiglia milanese”. Prendemmo in affitto anche un microscooter per poterle mandare in giro per la fiera con la nostra pubblicità. Il piccolo scooter che si ripiegava e poteva essere messo nel bagagliaio dell’auto, si chiamava Marcellino. La ragazza “di buona famiglia milanese” si chiamava Daniela Zuccoli e doveva diventare un paio di anni dopo la moglie di Mike Bongiorno!

Potendo entrare prima dell’apertura al pubblico sfruttavo questo tempo per visitare a mia volta la Fiera. Una delle prime cose da trovare era dove poter mangiare il giorno. Si cercava qualcosa di veloce e pratico e quell’anno lo trovammo nel vicino padiglione del continente americano.

In uno smisurato stand dell’Argentina veniva cucinato tutti  i giorni un pezzo di carne vaccina che sembrava mezza bestia. Poi a mezzogiorno, a cottura ultimata, iniziavano a fare le porzioni e queste venivano regalate ai visitatori. Ovvio che si formassero delle file incredibili. Non faceva quindi per noi.

Però questo determinò la mia fortuna perché guardando in giro trovai li vicino un piccolo stand di Cuba con una mercanzia che mi mandò letteralmente in orbita. Venivano vendute ad un prezzo più che popolare delle vaschette con mezza aragosta lessata e messa sotto gelatina. Non erano grosse, ma erano sublimi. Sempre nello stesso stand, ma un po più in là, scoprii un vino con una bottiglia lunga e con un nome promettente: vino della Mosella.

Lo servivano a bicchieri e io ne fui conquistato al momento. Chiesi se mi potevano vendere una intera bottiglia e mi dissero di si solo quando specificai che ero anch’io un espositore. Per cui da quel giorno, e per tutti i giorni della fiera il mio pranzo fu: aragosta in gelatina con piccola insalata verde e vino della Mosella. Io mangio molto lentamente e così mi fu facile far durare l’aragosta per il tempo di un intero pranzo, anche se, come effetto collaterale, la bottiglia (renana, mi dissero che così si chiamava) mi bastava pari pari per finire il pasto.

Non prendevo il caffè solo perché non volevo che altri sapori sciupassero la mia bocca fresca di aragosta e di vino della Mosella.

Il vino ne ordinai un po’ e me lo spedirono a casa. Di aragoste ne ho trovata qualcuna anche locale, grande  e squisita. Ma piccole, buone e a buon mercato come quelle, mai più.

 

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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